Carenza di personale al Centro dialisi di Taurianova, protestano gli infermieri

«Al Centro dialisi di Taurianova è in corso la protesta degli infermieri per carenza di personale. Gli operatori sanitari sono sul piede di guerra e minacciano di incrociare le braccia. Ormai la misura è colma!». A lanciare l’allarme è Giacomo Alviano, portavoce degli infermieri del Centro dialisi di Taurianova. Il personale infermieristico minaccia di scendere in strada per richiamare l’attenzione dei vertici aziendali dell’Asp di Reggio Calabria, circa la difficile situazione che vivono da mesi e che rischia di pregiudicare il mantenimento dei livelli minimi di assistenza.

«Vogliamo garantire ai nostri ammalati un’assistenza di qualità – afferma Alviano – e per fare questo abbiamo bisogno di carichi di lavoro meno pesanti, di una regolare rotazione dei turni di servizio e delle reperibilità e, soprattutto, un corretto rapporto infermiere/pazienti, consapevoli del fatto che migliorare le nostre condizioni di lavoro significherebbe garantire sicurezza agli utenti e agli operatori stessi». Al momento, il Centro dialisi ha in trattamento dialitico 55 pazienti affetti da insufficienza renale cronica e almeno altri 10 pazienti, in procinto di avviarsi a tale trattamento, a fronte di 14 posti letto, più 2 di emergenza ed un ridotto organico composto da 10 infermieri, dei quali alcuni presentano limitazioni e altri sono in possesso dei benefici concessi ai sensi della legge 104. Tali condizioni contrastano gravemente con le linee guida suggerite dalla Sin (Società italiana di nefrologia).

A ciò si aggiunge, oltre all’ulteriore carico di lavoro, visto che molto spesso bisogna rispondere alle chiamate d’urgenza che provengono dal nuovo servizio Pind (Pronto intervento nefro-dialitico) avviato da poco all’Ospedale di Polistena, anche, i numerosi interventi per trattamenti dialitici a pazienti risultati positivi al Covid, che vengono effettuati in sede fuori turno e in reperibilità. «Pertanto – continua Alviano – per l’ingravescente ed insostenibile condizione in cui siamo costretti a lavorare, motivo per cui hanno prevalso sentimenti di frustrazione e di sfiducia, i sempre crescenti carichi di lavoro e di orari cui siamo sottoposti e che non sarebbero adeguati alla nostra delicata mansione; un clima interno fortemente demotivato e frustrante, nonché, sfiduciato visto che, trova sempre più spazio un “modus operandi” caratterizzato da atteggiamenti riluttanti a recepire le nostre legittime rivendicazioni, quando opponiamo resistenza alla richiesta di maggiori sacrifici  per l’arruolamento di ulteriori pazienti nefropatici oltre il limite consentito, siamo giunti alla ferma convinzione che, se si vogliono offrire risposte positive in termini di prestazioni sanitarie di “qualità e non di quantità”, è necessario integrare il personale che manca. Non ci sono altre soluzioni per uscire dal buio del tunnel in cui, nostro malgrado, siamo finiti.

Si è persa la pazienza, e giunti alla determinazione di dire basta. Vogliano condizioni di lavoro rassicuranti non solo per noi operatori, ma soprattutto per la dignità dei malati utenti; vogliamo uscire, mediante un continuo e proficuo aggiornamento professionale, da una fase di oscurantismo, visto che da anni immemori nessuno di noi infermieri ha potuto partecipare a congressi, corsi di aggiornamento, e quant’altro considerato il poco tempo disponibile a causa di estenuanti e indefiniti turni di lavoro.

Per di più – sottolinea – la difficoltà o addirittura l’impossibilità ad usufruire degli istituti contrattuali, quali: ferie – molti di noi hanno accumulato, per esigenze di servizio, più di 70 giorni – recuperi, permessi, congedi, necessari per il ripristino di un normale stato psico-fisico, sfociate tutte, purtroppo, anche con gravi conseguenze sulla sfera personale di alcuni di noi, con conclamate situazioni di Burn-out, rende ancora più incomprensibile la mancanza  di azioni correttive da parte della direzione aziendale. Siamo diventati infermieri senza speranza, senza fiducia nel futuro e soprattutto abbiamo perso quel “senso di appartenenza”, vero leitmotiv, che ha portato, negli ultimi decenni, il Centro dialisi di Taurianova a diventare punto di riferimento nefro-dialitico dell’intero comprensorio pianigiano, oggi lasciato solo, emarginato, nonché agonizzante».    

Detto questo, Alviano diffida il responsabile gestionale del Centro dialisi di Taurianova, Vincenzo Bruzzese, «ad “arruolare” altri pazienti fino a quando l’organico non verrà adeguatamente integrato, e il commissario straordinario dell’Asp, ad intervenire nell’immediato, al fine di ripristinare la dotazione di personale sufficiente, secondo normativa, a garanzia del mantenimento sia del rapporto di 3,3 pazienti per ogni unità infermieristica e sia per l’adeguarsi ai Lea (Livelli essenziali di assistenza).

Le criticità del Centro dialisi di Taurianova, così ampiamente rappresentate e sfociate nella nostra proclamazione dello stato di agitazione, sono meritevoli di essere affrontate e risolte in via definitiva e nel breve tempo possibile. In caso contrario, ci riserviamo il diritto di agire nei modi e nei termini ritenuti più opportuni a salvaguardia e tutela della dignità e della salute degli operatori e degli utenti, anche con azioni di pubblica denuncia, riguardo al comportamento irresponsabile tenuto dall’Asp».

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