Chiusura Ppi Oppido Mamertina, monta la protesta: avviata una raccolta firme e pronto un esposto

Cittadini, comitati, associazioni e Amministrazione comunale al completo, sono scesi in strada ieri pomeriggio per protestare contro il provvedimento dell’Asp di Reggio Calabria, che vede la chiusura del Presidio di primo intervento di Oppido Mamertina, insieme a quelli di Scilla e Palmi. Con un sit-in pacifico ma di forte impatto sociale, hanno manifestato tutto il loro disappunto per la decisione, definita «scellerata», assunta dall’Azienda sanitaria reggina. Il presidio, attivo solo nelle ore diurne – dal momento che già da tempo era stata disposta la chiusura in quelle notturne – ora lo vede definitivamente “soppresso”, al fine di arginare l’emergenza dettata dalla carenza di personale dell’ospedale di Polistena.

I cittadini di Oppido però non hanno alcuna intenzione di rassegnarsi e dopo la protesta di ieri pomeriggio, per domani hanno organizzato un Consiglio comunale aperto, al quale hanno invitato il commissario straordinario dell’Asp Lucia Di Furia. Inoltre, il comitato “Ci siamo rotti” ha avviato una raccolta firme e approntato un esposto da presentare in Procura contro l’Asp, non solo per questo ultimo provvedimento, ma anche per abuso edilizio, relativamente al fabbricato mai completato e abbandonato da circa 50 anni, che sorge vicino al nosocomio cittadino, che avrebbe dovuto diventare un policlinico.

Mazzullo: «Decisione incomprensibile»

«Ancora una volta siamo stati costretti a scendere in strada per protestare – ha dichiarato Mariano Mazzullo, presidente del comitato “Ci siamo rotti” – contro le decisioni che puntualmente vengono prese dall’Asp a danno del nostro territorio. Quella di chiudere anche nelle ore diurne il Presidio di pronto intervento è una scelta incomprensibile oltre che scellerata. Siamo in una zona strategica, in un comprensorio composto da tanti comuni dell’area preaspromontana che conta più di 20.000 abitanti che si ritrovano senza un presidio ospedaliero. Ci avevano assicurato che a breve sarebbe sorta proprio qui la Casa della salute o Ospedale di comunità, e invece ci è giunta questa notizia che vede Oppido spogliato di qualsivoglia struttura sanitaria. Come comitato spontaneo, civico, popolare “Ci siamo rotti”, abbiamo scelto di denunciare gli organi competenti per vedere se si configurano le ipotesi di reato».

Sindaco Barillaro: «Rivendichiamo ciò che è nostro»

«Ancora una volta siamo privati del minimo indispensabile dell’offerta sanitaria – ha dichiarato il sindaco Bruno Barillaro -. Ci aspettavamo la riapertura del Punto di primo intervento nelle ore notturne e invece ci ritroviamo con l’amara sorpresa di una chiusura totale. Questo è il frutto di una pessima gestione commissariale che da oltre 10 anni sta distruggendo tutto il sistema sanitario. Noi rivendichiamo ciò che è nostro e condividiamo le proteste partite anche da Scilla e Palmi. Il nostro disagio è dettato dalla posizione in cui ci troviamo, nella fascia preaspromontana, da dove per raggiungere il presidio più vicino, nonché l’unico esistente, ossia quello di Polistena, ci impieghiamo 50 minuti/un’ora. Ed è chiaro che un paziente non può attendere così tanto tempo per avere una prestazione immediata.

Ci ritroviamo così ad essere privati di tre punti di pronto intervento e tutti andremo a confluire su Polistena che è già soffocata e di conseguenza si creerà un ingorgo. Pertanto è indispensabile trovare una soluzione per mantenere questi tre presidi, perché farebbero anche da filtro allo stesso ospedale polistenese. Mi auguro che questa situazione sia provvisoria e si arrivi al ripristino dei Ppi. Intanto aspettiamo l’assemblea dei sindaci di sabato, per stabilire come comportarci in merito. I cittadini giustamente non si rassegnano, perché dacché l’ospedale di Oppido era un fiore all’occhiello della sanità, oggi ci siamo ridotti a non avere nemmeno una guardia medica e quindi è giusto protestare per avere la legittimità e il minimo indispensabile per un territorio vasto come quello preaspromontano».

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