Medici cubani, De Lorenzo (Idm): «Attuare il Decreto Calabria»

«Da tanti anni, direi decenni, la sanità calabrese vive una realtà caratterizzata da una Sanità Commissariata con incarichi Dirigenziali espletati con il solo ed esclusivo fine di ridurre il debito sanitario, non interessata minimamente ad una programmazione efficiente che nel contempo razionalizzi le spese, eliminando sprechi attivandosi per un’edilizia sanitaria adeguata».

Così, Rita De Lorenzo, vice segretaria regionale di Italia del Meridione, secondo cui questa politica nel tempo ha prodotto una sanità poco apprezzata dai calabresi spingendo molti verso la ricerca di una cura medica fuori dalla Calabria, generando così una spesa media annuale di oltre 200 milioni di euro; «somma che potrebbe essere invece investita per una programmazione sanitaria efficiente con la creazione centri di eccellenza soprattutto presso gli ospedali hub».

Le considerazioni della De Lorenzo prendono le mosse dalla vicenda dei medici cubani annunciata dal presidente della regione Roberto Occhiuto. Per lei gli sprechi ancora oggi rappresentano il vero problema, «oltre ovviamente al fatto che il cittadino per avere servizi importanti in tempi accettabili, si trova costretto a rivolgersi a più efficienti strutture private convenzionate».

Ma il vero disastro della sanità è quello di «proporre incarichi spesso a tempo determinato e affidare incarichi di direzione a professionisti legati al doppio filo con la politica, poco attrattivi verso i giovani che preferiscono lavorare al nord dove vengono proposti incarichi a tempo indeterminato, strutture efficienti e possibilità di crescita professionale».

Alla luce di queste considerazioni, la soluzione proposta da Occhiuto di risolvere la carenza di medici, peraltro fortemente criticata sia dagli ordini professionali che da sigle sindacali, a parere del vice segretario regionale di Idm, non elimina il problema, anzi, rappresenta un potenziale rischio di collasso per la sanità calabrese.

«Pertanto – argomenta De Lorenzo – oltre all’ampliamento dei posti a medicina o meglio l’eliminazione del numero chiuso, è necessario nel contempo l’attuazione del decreto Calabria che consente agli specializzandi di svolgere attività ospedaliera a partire dal terzo anno di specializzazione. Va detto che i medici specialisti purtroppo, preferiscono lavorare al nord o all’estero proprio perché in Calabria si lavora male, con strumentazione sanitaria carente e in strutture vetuste e insufficienti».

«Sono convinta – conclude – che sia necessaria una forte ristrutturazione dell’edilizia sanitaria e uno straordinario investimento sulla strumentazione e le attrezzature sanitarie, affidando nel contempo gli incarichi di direttori di struttura e di dipartimento a professionisti capaci di fare scuola e quindi in grado di richiamare i giovani specialisti».

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