Locride, non solo carenza di pediatri: adesso in sofferenza anche i consultori

Non solo carenza di pediatri. Nella Locride anche sui consultori aleggia lo spettro di un massiccio ridimensionamento. A lanciare l’allarme sono i cittadini di Bivongi, comune della vallata dello Stilaro, che per oggi pomeriggio hanno promosso un sit-in davanti alla struttura simbolo della lotta di “Riprendiamoci i Consultori”, che rischia nuovamente l’oblio dopo il pensionamento dell’ostetrica, ultima operatrice rimasta in servizio dopo il sistematico svuotamento dell’equipe consultoriale. «A quanto pare nessuno vuole venire a lavorare “quassù” – spiega sconsolata una residente del posto – Lo perderemo perché abbiamo smesso di parlare di consultori salvo poi lamentarcene quando non ci sono più. Riproveremo a salvarlo, ma dobbiamo farlo insieme».

Ad appoggiare la mobilitazione è anche l’associazione 5D, per la tutela dei diritti delle donne. «Occorre aprire una mobilitazione diffusa per dimostrare che investire nei Consultori non solo è possibile ma è interesse di tutti – si legge in una nota – È necessario esigere la presenza di un consultorio ogni 20mila abitanti come previsto dalla legge (oggi ne abbiamo metà di quelli necessari); di sostenere piani mirati di assunzioni, da parte delle singole Regioni, e piani formativi da parte delle Università: riferiti alle figure professionali necessarie per affrontare tutti i temi legati alla salute sessuale e riproduttiva, in una ottica di inclusione delle diverse identità di genere e dei diversi orientamenti sessuali, delle donne migranti, delle persone disabili. Va quindi realizzata l’applicazione del decreto sui nuovi Livelli essenziali di assistenza, Lea, riferito all’assistenza sociosanitaria ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie e quindi ai consultori, con standard e indicatori nazionali per verificare il rispetto dei Lea da parte delle singole regioni; la definizione dei corrispondenti Livelli essenziali delle prestazioni sociali, senza i quali non esiste vera integrazione. E chiedere il pieno rispetto della legge 194».

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