martedì,Maggio 14 2024

Comune Reggio, Calabrò: «Dissesto possibile senza l’intervento del legislatore»

L'assessore al Bilancio fa il punto della situazione dopo lasentenza della Corte Costituzionale e in vista dell'approvazione del bilancio di previsione fissata al 31 marzo. Si spera adesso nella mediazione dell'Anci

Comune Reggio, Calabrò: «Dissesto possibile senza l’intervento del legislatore»

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale che stabilisce il modo corretto di utilizzare le anticipazioni di tesoreria, interviene l’assessore al Bilancio del Comune di Reggio Calabria Irene Calabrò che fa il punto della situazione e spiega quali rischi concreti corra l’Ente, anche in vista dei termini in scadenza a fine marzo.

Qual è la reale portata della sentenza della Corte Costituzionale sulle anticipazioni di tesoreria)

«L’anticipazione di liquidità, ovvero risorse finanziarie richieste in epoca commissariale per il pagamento di debiti certi, liquidi ed esigibili, vale circa 180 mln di euro. La normativa vigente consentiva di finanziare il Fondo crediti di dubbia esigibilità; oggi con la declaratoria di incostituzionalità la Corte definisce la natura dell’anticipazione come debito. I comuni interessati, oltre Napoli e Reggio Calabria, sono quasi 300».

A fine marzo cosa succederà?

«Attendiamo che la Corte dei Conti sezione controllo Regione Calabria prenda atto della pronuncia della Corte costituzionale atteso che la deliberazione 30/2019 sospendeva il giudizio sui correttivi adottati dal Comune sul bilancio in attesa della pronuncia. Vedremo in che termini la Corte dei Conti indicherà i correttivi da applicare».

Praticamente dall’insediamento dell’Amministrazione di Falcomatà si parla di rischio dissesto. Stavolta il pericolo è concreto?

«Dall’insediamento dell’Amministrazione sono stati tante le difficoltà finanziarie che abbiamo attraversato; i problemi che un Ente in predissesto deve affrontare dal punto di vista contabile non sono semplici da spiegare ma si traducono palesemente nei disagi quotidiani che viviamo quotidianamente. In questi anni due pronunce di incostituzionalità di norme destinate ai comuni in predissesto dichiarate illegittime hanno comportato due rimodulazioni del piano di riequilibrio ed oggi una possibile declaratoria di dissesto senza l’immediato intervento del Legislatore che possa colmare il vuoto normativo lasciato dalla norma espunta».

Vi siete pentiti di non averlo dichiarato subito?

«Il dissesto non è scelta, ma uno stato acclarato di impossibilità di proseguire. Nel senso che un amministratore prende atto delle condizioni finanziarie attestate da un tecnico che certifichi l’impossibilità di proseguire o di una pronuncia della Corte dei Conti che avvii la procedura. Ripeto non è una scelta politica ma uno stato di fatto di cui si prende atto. Nel momento in cui gli uffici o la Corte dei Conti solleveranno la questione valuteremo il da farsi, ma fino a quel momento cercheremo di fare il possibile per evitare alla Città questa conseguenza».

Che interlocuzione con il governo nazionale avvierete per provare a risolvere il problema?

«Dopo la pronuncia della Corte costituzionale che ha interessato Napoli, abbiamo investito della questione Anci in persona del presidente De Caro affinché si intervenga nell’immediato anche in vista dell’imminente scadenza di approvazione del bilancio di previsione 2020/2022 al 31 marzo».

Quanto sta incidendo la situazione dei conti nella gestione dei servizi ordinari in città?

«La sofferenza finanziaria dei conti di un Comune in predissesto di 180.000 abitanti si traduce naturalmente e plasticamente in disagi per i cittadini. Il bilancio comunale attuale deve coprire tutti i debiti fuori bilancio maturati, la quota di disavanzo prevista dal piano di riequilibrio, le transazioni milionarie per debiti risalenti in ambito rifiuti, idropotabile, energia elettrica … la restante parte copre i servizi e le manutenzioni, che per forze maggiori sono ridotti all’osso ed insufficienti. Quello che mi auguro vivamente è che a livello centrale si inizi ad affrontare il problema dei comuni in difficoltà finanziare in maniera organica e definitiva. C è bisogno di certezza per programmare e spendere, non è più il tempo di mettere toppe a situazioni strutturalmente deficitarie, bisogna assumersi la responsabilità di decidere una volta per tutte se allo Stato conviene che i Comuni falliscano o se possiamo ancora pensare di fare politica, quella vera che da risposte alla gente e interviene dove c è bisogno».

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