Pil basso a Reggio e dintorni. Ecco tutti i dati divulgati dall’Istat

di Francesco Bolognese – Italia a due velocità, praticamente dall’Unita’. Su tanti, troppi, comparti. Quello economico sempre e comunque!

«Il valore aggiunto pro capite di agricoltura e industria della Città Metropolitana è – secondo i dati divulgati in questi giorni dall’Istat – pari a settecento euro». Ancora più giù per le costruzioni, il cui valore pro capite è collocato a «seicento euro».

Il quadro migliora con «commercio, pubblici esercizi, trasporti e telecomunicazioni, il cui valore pro capite di Reggio Calabria è cinquemila euro». L’indagine sui conti economici territoriali 2016- 2018 dell’istituto di statistica nazionale evidenzia valori pro capite per «i servizi finanziari, immobiliari e professionali, pari a tremila e trecento euro(3,3)” e per il comparto denominato “altri servizi” attestato a cinquemila euro (5,0)».

Tutto ciò determina un valore aggiunto pro capite per la Città dei Bronzi pari a 15mila e trecento euro (15,3). Non ci sono sostanziali differenze con le alte consorelle calabresi, fatta eccezione per il capoluogo regionale attestato a 17,9.

Ad avere il fiato corto è tutto il Mezzogiorno, che stenta a recuperare l’atavico divario col resto del Paese, la cui media nazionale per valore aggiunto per abitante è 25,7 mila euro (Milano detiene il primato con 48,7mila euro). Su questo delicato e dirimente versante i governanti, non solo nazionali, si giocano una partita difficile, dai contorni complicati, ma che possono e debbono provare a vincere.

Il Paese intero riparte se i divari territoriali economici vengono drasticamente accorciati. La via maestra passa dalla valorizzazione delle peculiarità e originalità locali, di cui la punta dello Stivale abbonda.

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