Rimborsopoli: prescrizione per Peppe Bova, Tripodi patteggia. Stangata per Adamo

Peppe Bova non dovrà nulla allo Stato: i fatti sono prescritti. Pasquale Maria Tripodi, invece, decide di patteggiare il 50% della somma dovuta. Finisce così il giudizio davanti alla Corte dei Conti per due politici reggini finiti nel calderone dell’inchiesta “Rimborsopoli”.

235mila euro. È questa la cifra che, invece, l’ex vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo dovrà pagare «a titolo di risarcimento del danno nei confronti della Regione Calabria». È quanto deciso dalla Corte dei conti nell’ambito di uno dei filoni di inchiesta denominato Rimborsopoli.

Dovrà pagare circa 7mila euro anche Ferdinando Aiello, ex parlamentare e consigliere regionali. Nessuna somma da versare, invece, per Giuseppe Bova e Vincenzo Ciconte per i quali è stata dichiarata la prescrizione. Per loro la Procura aveva chiesto la condanna al pagamento di 106mila euro e 9mila euro. Era stato citato in giudizio anche l’ex consigliere regionale Pasquale Maria Tripodi che ha chiesto di definire il giudizio patteggiando un pagamento di 10mila euro, il 50% della somma contestata.

Per quanto riguarda Nicola Adamo il danno erariale si sarebbe configurato «nell’utilizzo di somme per pagare un contratto di servizio stipulato con l’associazione L’idea e per spese fatturate all’associazione ovvero per erogazioni a favori di componenti della stessa». Il contratto sarebbe stato firmato da Adamo e un dipendente del consiglio regionale.

Per la Corte dei conti non esiste «nessuna documentazione che attesti l’inerenza delle spese sostenute dall’associazione L’Idea e rimborsate dal consigliere Adamo ai compiti del gruppo consiliare Misto».

All’ex consigliere Aiello vengono invece contestate le spese riguardanti carburante, l’acquisto di uno scaldino, ristorazione, secondo i magistrati contabili «spese non inerenti o non giustificate in modo idoneo».

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