Diporto libero, gli operatori si preparano al turismo post Coronavirus

Di Agostino Pantano – La diportistica lentamente può ripartire, dopo la contraddittoria ordinanza della presidente Santelli, e gli imprenditori del settore raggiungono le barche per le prime manutenzioni.  
Infatti, nel suo hotel di San Ferdinando, l’imprenditore Roberto Pirrello vive nell’incastro di emozioni contrastanti.
Da un lato la meraviglia che per l’emergenza non ha potuto far vedere, l’impareggiabile quadrante calabro-siculo del tirreno reggino, dall’altro la desolazione per la struttura rimasta chiusa. Ma lui ha approfittato dello spiraglio aperto, e raggiungendo la darsena turistica di Gioia Tauro ha spiegato quel che si deve fare ora. «Dopo due mesi – afferma – la riattivazione dei motori e delle eliche e la prima cosa. Io spero di poter continuare a offrire i charter verso le Eolie, anzi credo che questo tipo di offerta in sicurezza possa essere la chiave del turismo possibile nella prossima stagione».  
Anche lui bollette da pagare per l’albergo, due mesi passati e quelli a venire senza prenotazioni nel ristorante e informazioni su quello che potrà fare, ma quest’albergatore preferisce guardare avanti.
«Il sostegno deve essere a ogni livello – prosegue Pirrello – dal governo al comune». Gli fa eco il figlio Riccardo, studente universitario a Roma che in questi giorni gli dà una mano nella manutenzione del San Josè, un cabinato da 700 cavalli che solca i mari offrendo escursioni. «Bisogna ripartire dal fatto che la Calabria ha ridotto il contagio – sostiene il ragazzo – e individuare da adesso protocolli di sicurezza da seguire, per un turismo di prossimità che ugualmente può offrire emozioni vendendo il territorio come occasione».  
Formula di un turismo forse più praticabile, rispetto all’incognita dei tavoli all’aperto con un distanziamento che il governo ancora non ha precisato nei tempi, né quantificato. 

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