Coronavirus, gli artigiani reggini: «Riapri Calabria? Bando penalizzante e discriminatorio»

Con riferimento all’annunciato bando “Riapri Calabria” presentato in pompa magna dalla Regione Calabria e attualmente in pre-informazione (nonostante la dichiarazione di avvio a partire da venerdì 7 maggio della procedura “semplificata” di invio della domanda) la Lara-Claai (Confederazione delle Libere Associazioni Artigiane Italiane) Locri – Reggio Calabria  segnala che nell’Avviso presente sul sito istituzionale Calabria Europa «vi sono evidenti aspetti di aggravio di spese e di procedure per le imprese calabresi già stremate dalla crisi in corso».

«Appaiono – si legge in una nota del coordinatore Antonio Guerrieri – a nostro avviso ingiustificatamente gravosi: l’obbligo di essere assistiti da un professionista abilitato, invece di prevedere una semplice autodichiarazione, per certificare che “l’aiuto non eccede il fabbisogno di liquidità determinatosi per effetto dell’emergenza COVID19, per il periodo di sospensione delle attività”; l’obbligo di firma digitale della domanda (ulteriore costo o di necessario intervento da parte di un professionista), invece che un inoltro di una scansione o autenticazione via sms, in deroga per come già previsto per l’accesso al fondo di garanzia sui prestiti alle piccole e medie imprese; la previsione del pagamento di un’imposta di bollo per l’invio della domanda; la compilazione di un formulario e, la sopracitata certificazione obbligatoria di un professionista abilitato; la previsione di un’istruttoria, di graduatorie, di tempistiche aleatorie; l’obbligo di trovarsi in regola con gli obblighi relativi al pagamento dei contributi previdenziali ed assistenziali, ipotesi che contrasta palesemente con l’intento dichiaratamente assistenziale (e provvidenziale) per le imprese calabresi in difficoltà; la discriminazione basata sul fatturato, minimo e massimo, che non tiene conto delle ipotesi di avvio di attività in corso d’anno, o di crisi temporanea pregressa e addirittura delle neoimprese avviate poco prima della crisi e maggiormente vulnerabili poiché in fase di avvio delle attività; la previsione di adempimenti accessori chiaramente copiati da altri bandi di tutt’altra natura».

«Obblighi che appaiono pretestuosi e che sembrano celare la finalità di ridurre la platea dei possibili beneficiari, impedendone o ritardandone la possibilità d’accesso e che, dove previsti da norme superiori, avrebbero meritato un impegno da parte dell’Istituzione regionale presso le autorità competenti per ottenere una provvidenziale deroga emergenziale, mentre ci si è concentrati in temerarie sfide con il Governo nazionale fini a sé stesse e dannose per gli operatori interessati».

«Un bando che oltre alle gravi criticità evidenziate, dalla Claai e da quasi tutto il settore socioeconomico calabrese, arriva tardi, soprattutto rispetto agli annunci, ai ritardi nel disbrigo delle pratiche di Cigd, alla mancata convocazione della task force per l’economia, al susseguirsi di ordinanze improvvise, improvvisate, lacunose e che hanno reso ancora più esasperate le vite dei piccoli imprenditori calabresi e delle loro famiglie, molti dei quali teoricamente e legalmente in condizione di aprire da tempo, ma la cui attività è stata di fatto impedita e scoraggiata dalle mille interpretazioni arbitrarie e restrittive a livello territoriale da parte degli organi dello Stato e degli enti locali, per nulla coordinati, anzi fuorviati dalla Regione Calabria».

«Oggi non c’è più tempo né spazio per la confusione e l’inadeguatezza, finora riscontrata persino nella scorretta terminologia utilizzata in alcune ordinanze ed oltre a rivedere le misure, semplificando al massimo le procedure d’accesso e di erogazione, è necessario concertare tempestivamente il percorso di ripresa, per evitare altra colpevole confusione e l’aggravarsi del dramma socio-economico nella regione più fragile d’Italia».

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