Da Santo Stefano in Aspromonte, nel giorno della Festa della Repubblica: un richiamo all’unità nazionale


Nei giorni di polemiche su superiorità o inferiorità territoriale, dal paese protagonista del risorgimento italiano che ha visto sventolare, per mano di Domenico Romeo, per la prima volta la bandiera tricolore – come simbolo di unità nazionale e al grido di “viva l’Italia il 29 agosto 1847, giunge un messaggio che richiama alla memoria storica ed al sacrificio degli eroi che fecero l’ italia una e indivisibile.
Echi di storia patriottica” è il titolo dell’opera pittorica inaugurata in occasione della Festa della bandiera il 29 agosto 2017 menzionata nel “Gran Premio Unità D’italia 2020 verso i 160 anni” conferito all’artista di Santo Stefano in Aspromonte, Daniela Autunno dalla New Accademia Internazionale dei Dioscuri. L’artista è stata premiata a Roma a Palazzo Maffei –Marescotti del Vaticano Galleria La Pigna su proposta, approvata all’unanimità da tutti i membri del senato accademico, del presidente dell’accademia Prof Salvatore Russo di Taranto.

L’accademia, dopo aver festeggiato il 150° anniversario dell’unità d’Italia, in occasione dei 160 anni che culmineranno nel 2021 ha voluto così omaggiare l’artista per la composizione pittorica che ripercorre i momenti salienti della storia dei nostri concittadini (Domenico, Giannandrea, Pietro, Stefano Romeo e Domenico Morabito) patrioti valorosi, precursori del Risorgimento italiano. Nell’opera attraverso le velature trasparenti e le penombre sfumate si vedono affiorare gli elementi figurativi di eroica memoria, le entità simboliche dell’opera ed i personaggi sono presenze vive e rinnovano, in senso atemporale, il significato della gesta eroiche del nostro popolo valoroso.

Così anche il commento all’opera della Prof.ssa Aurora Malara in “Meraviglie e suggestioni dinanzi all’opera della prof.ssa Daniela Autunno”: «Il contributo dell’artista al racconto di accadimenti lontani è nella potenza evocativa delle immagini e qui esse scorrono e parlano agli occhi ed allo spirito, alternando toni gravi (uomini armati o caduti) e toni lievi (un lume acceso, una figura femminile). Tanto altro balena, poi, da forme e colori: la fede, gli ideali politici, l’umile costume contadino… un ultima considerazione: la ragione di un monumento sta nel dovere di tramandare ciò che è stato, ma un’opera d’arte consegna agli uomini un passaggio verso un tempo infinito».


L’amministrazione comunale e la popolazione tutta plaude a questa opera con la quale, in tempi di camicie verdi e inni al secessionismo, l’artista ha provato a fare emergere l’ignorata faccia di un territorio culla di civiltà e c entro di una parte gloriosa della storia dell’unità Italia. L’opera è stata fortemente voluta dal sindaco Francesco Malara e dall’amministrazione comunale insieme a tante altre commissionate con l’intento di contribuire a sfatare i vecchi pregiudizi secondo i quali la nostra è terra selvaggia e culla di illegalità, convinti che il recupero e la valorizzazione della storia e della cultura locale sono strumenti importanti e fattori determinanti di crescita e strumenti di attrazione e sviluppo comunitario, consapevoli che «nessuno sforzo è inutile se è indirizzato al recupero, alla valorizzazione e alla tutela del patrimonio spirituale e culturale da cui proveniamo. Nessuna fatica è vana se è orientata a farci prendere coscienza delle nostre origini». Dalla storia inoltre traiamo il perenne insegnamento che, specie in momenti di crisi, l’unità è risorsa preziosa.

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