Reggio Calabria, visita di controllo annullata a paziente ematologica. «Di chi sono le responsabilità?»

«Nella mia vita, la frequentazione dell’ospedale è stata costante fin dall’adolescenza: dalla malattia di mia mamma al mio cancro al seno ed ultimamente una leucemia con un trapianto di midollo osseo, per cui ho vissuto abbastanza in ospedale, per non farmi qualche domanda e qualche riflessione sulla situazione odierna di emergenza a causa del Covid che ha compromesso le attività delle altre patologie». Inizia così la riflessione di Cinzia Sassi, cittadina reggina.

«Mi chiedo di chi sono le responsabilità di questi cambiamenti – si legge in una lettera aperta – che sicuramente non hanno messo al centro il paziente? La leucemia, patologia lunga da curare, l’ho vissuta pre-lockdown fino ad oggi e continuo ad andare avanti con i controlli. Ma l’andamento dell’organizzazione interna lentamente cambia e mi chiedo: di chi sono le responsabilità? Ricoverata in ematologia ed al centro trapianti, sono stata, non solo curata ma accudita; e con questo intendo dire che gli operati sanitari per noi pazienti hanno agito anche oltre i compiti che avevano professionalmente; ed è per questo che oggi mi chiedo: di chi è la responsabilità quando mi viene annullata “a data da destinarsi” una visita di controllo, e non mi viene data un’alternativa che “deve essere data” ; che non è un “deve” di prepotenza, ma di diritto del malato?».

«Anche questa è un’occasione per vedere che miei medici del CTMO mi seguono lo stesso perché la visita, oltre che per gli esami, mi è necessaria per farmi preparare un piano terapeutico mensile, e così invece li devo disturbare personalmente, sempre con esito positivo, pur non rientrando nei loro compiti; per questo ancora una volta mi chiedo: di chi sono le responsabilità di questi cambiamenti che così mi porterebbero ad una visita privata, che non posso permettermi, per avere un piano terapeutico fondamentale per vivere? Sono grata perché le mie cure stanno andando bene, ma la fatica per stare bene è tanta e questa non la dovrebbe vivere un malato, perché è già affaticato molto».

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