venerdì,Aprile 26 2024

Elezioni Reggio Calabria, l’appello di Morosini: «La città appronta un momento cruciale»

L'arcivescovo metropolita: «Questa è la prima urgenza che sento di dover condividere con voi: bisogna arginare la piaga dell’emarginazione e dell'esclusione sociale»

Elezioni Reggio Calabria, l’appello di Morosini: «La città appronta un momento cruciale»

«Carissimi reggini, carissime reggine, rivolgo questo mio messaggio principalmente a quanti, in forza della loro fede, si professano credenti e parte della Comunità della Chiesa Cattolica; estendo, tuttavia, con rispetto e fiducia, le mie parole a tutti voi, cari concittadini, a prescindere dalla confessione religiosa professata, in nome del comune amore alla Città e della condivisa responsabilità per la costruzione di una civiltà profondamente umana, prima ancora che cristiana». Così inizia il messaggio dell’arcivescovo metropolita monsignor Giuseppe Fiorini Morosini alla città ed ai candidati per le elezioni comunali a Reggio Calabria.

«Nei prossimi giorni la nostra città affronterà un momento cruciale per la sua vita sociale e civile: l’elezione del sindaco, e il rinnovo del Consiglio comunale. Sento, quindi, la responsabilità di rivolgermi a voi, porzione di Chiesa che mi è stata affidata, per condividere alcuni spunti e alcune riflessioni in vista dell’appuntamento elettorale. Anche la Chiesa, infatti, è polise non è possibile per un cattolico, astenersi dalla partecipazione attiva alla vita della città in cui abita: sarebbe un tradimento del Vangelo che, espressamente ci invita ad essere Cittadini degni anche alla luce della fede che professiamo e dei valori che costituiscono l’ossatura dell’essere cristiani. Tali valori rimangono la prospettiva entro la quale si deve muovere la nuova aggregazione politica alla quale i cattolici dovrebbe guardare e realizzare.

La prospettiva di fondo che deve guidare le nostre scelte e il nostro agire all’interno della comunità è quella del bene comune, ossia l’insieme di quelle condizioni della vita sociale che permettono sia alla collettività sia ai singoli membri di raggiungere la propria perfezione più pienamente e più celermente; implica responsabilità ed impegno, ed è realizzabile solamente se si intende come una meta che supera il bene egoistico ed individualistico.

In una sola parola: o siamo insieme, o non siamo. Finché a Reggio ci sarà chi resta indietro, chi è dimenticato, chi vive all’ombra dei diritti, allora la nostra polis non potrà dirsi completa, ma il suo volto sarà trasfigurato dalle disuguaglianze.

Questa è la prima urgenza che sento di dover condividere con voi: bisogna arginare la piaga dell’emarginazione e dell’esclusione sociale. Non è accettabile che in città esistano ancora dei ghetti in cui le persone vivono in condizioni degradate: Ciccarello, Rione Marconi, Arghillà Nord. Così come non è ammissibile che ancora oggi si debba fare i conti con tante povertà “recluse” nella solitudine delle proprie case, nei ghetti domestici, per carenza di servizi ed opportunità. Dovremo misurare la bontà della nuova amministrazione a partire dalla capacità di integrare chi è messo ai margini: saremo sentinelle attente affinché nessuno resti escluso dai diritti essenziali che ogni contesto sociale e civile deve garantire.

Una sfida fondamentale, questa, che dovrà impegnare la Giunta in un percorso capace di coinvolgere l’intera Città, a partire dalla programmazione di una nuova stagione per le politiche sociali e familiari attraverso la definizione del cosiddetto Piano di Zona. Una sfida da vincere con passione e competenza, senza relegare le politiche sociali e familiari al ruolo secondario troppo spesso assegnatogli in passato, ma ponendo al centro del progetto integrato di Città proprio i cittadini più deboli e fragili.  

Anche lo sviluppo, gli investimenti, l’economia, i beni culturali e il turismo sono macro aree alla luce delle quali è necessario maturare la nostra scelta elettorale: Reggio ha bisogno di una visione, di una progettualità che attraversi trasversalmente tutti i settori della vita cittadina. Chi progetta non può farlo a compartimenti stagni, ma deve disegnare un modello integrato e complessivo, che tenga conto di tutte le persone nelle loro svariate condizioni e di tutti gli ambiti del vivere civile. Le singole realizzazioni scollegate da un progetto finalizzato a promuovere e garantire il Bene comune non aiutano a crescere, magari creano consenso, suscitano clamore, ma, a lungo andare, si rivelano inefficaci.

Credo che per garantire una visione ampia serva puntare sull’identità del nostro territorio. Affinché questo avvenga è necessario che ciascuno di noi ami la propria città, coltivandone con passione i pregi e cercando di limitarne i difetti che – ricordiamolo – sono sempre frutto dei nostri cattivi comportamenti e della piaga malavitosa della ‘ndrangheta, che è giunto il momento di contrastare in modo capillare e diffuso, a partire dalla mentalità.

Non possiamo sempre delegare la cura della polis soltanto alla politica: ciascuno di noi è chiamato a prendersi cura del proprio spazio e di quello comune, favorendo la legalità e il Bene comune. Certamente, ai nostri amministratori chiederemo investimenti e progettualità, anche in considerazione del nostro status privilegiato di Città Metropolitana. Quindi riteniamo meritevoli di apprezzamento e condivisione gli intendimenti di coloro che, già in programma elettorale, dimostrano competenze e prevedono un ampio e realistico uso del Pon Metro e delle Risorse comunitarie disponibili alla progettualità ed alla visione in ambito metropolitano, nonché un piano di rientro dal debito che sia attuabile e ben quantificato: la nostra città deve rialzarsi, anche economicamente, e abbiamo le risorse per farlo. Troppo spesso, però, i fondi europei restano inutilizzati: questo spreco deve finire. Lo dobbiamo soprattutto ai giovani, che grazie a quei fondi potrebbero trovare un impiego, dopo essersi formati nelle nostre straordinarie facoltà universitarie, che meritano di essere considerate più e meglio di quanto lo sono state fino ad oggi. L’ambito accademico è una fucina di idee che può contribuire a dare una visione alla città, oltre a giocare un ruolo chiave nella formazione delle necessarie competenze.

La realizzazione di queste progettualità passa dal nostro voto. Per questo è necessario effettuare una scelta consapevole, estranea a logiche di convenienza. Ai candidati chiedo:

Perché ti sei candidato? La tua è una vera passione per la città e per la res pubblica o sei sceso in campo solo per riempire una lista, soddisfare un impegno che avevi preso, fare un favore a qualche amico o sdebitarti per un favore ricevuto?

Per chi ti sei candidato? Quale idea, quale progetto, cosa c’è alla base della tua scelta? Quale contributo puoi dare alla città e al suo sviluppo? Verso quale fascia della popolazione pensi di poter indirizzare il tuo contributo amministrativo?

Noi che votiamo chiediamoci:

Perché andiamo a votare? Solo per dovere, per prassi, per adempiere a un diritto-dovere e rimanere a posto con la nostra coscienza, oppure perché crediamo davvero che il nostro voto conti, ed è un contributo essenziale alla linea di indirizzo politico della polis?

Per chi andiamo a votare? Pensiamo al compare o all’amico che domani potrà farci un favore, affidandoci un incarico o un appalto? Scegliamo la competenza o piuttosto lo scambio di favori, magari maturato all’interno di contesti di dubbia o sporca appartenenza? Scegliamo chi riteniamo migliore o chi ci ha promesso un tornaconto personale?

Care reggine e cari reggini, adesso, con il nostro voto, possiamo attuare davvero il cambiamento della nostra città. Non sprechiamo questa occasione, non scegliamo in modo superficiale: approfondiamo prima di votare…ci sono rimasti i giorni giusti per capire, discernere e poi scegliere. Individuiamo, tra i candidati, le competenze giuste da premiare con la nostra preferenza.

Dalle scelte delle persone che eleggeremo dipenderà il futuro della nostra Reggio e noi, in qualche modo, ne saremo corresponsabili in virtù della scelta che faremo domenica e lunedì prossimi. Augurandovi un buon tempo di discernimento e un buon voto, paternamente vi benedico, assicurando per tutti la mia preghiera».

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