“Reggio bene comune”: «Surace è solo la punta di un iceberg “nero” che in città opera impunito da anni»

«Teoricamente nessuna persona che si dica di “destra” può accettare impunità; il rigore è un elemento storicamente caratterizzante di questa ideologia. Eppure quando si tratta di amici, militanti dello stesso partito o movimento o figure politicamente affini succede un miracolo degno della “fluidificazione del sangue” ad opera di San Gennaro: i duri e puri diventano garantisti o compassionevoli sociologi». Esordisce così il movimento “Reggio bene comune”, commentando alcune reazioni al video offensivo pubblicato su Youtube, con ignara protagonista una coppia gay intenta a baciarsi sul lungomare cittadino.  

«In sostanza Luciano Surace – continua il movimento – ben noto al mondo dell’attivismo politico di destra da vari anni, diventa “un bravo ragazzo impegnato nelle battaglie di quartiere”; sarebbe bastato, tuttavia, consultare qualsiasi sua attività sul web (anche andando molto a ritroso) per trovarci contenuti intrisi di “apologia del fascismo”, “ istigazione alla violenza”, “istigazione all’odio razziale” ed un abuso sistematico finanche di ruoli di non propria pertinenza (vedi l’essersi improvvisato “pubblico ufficiale” o, al meglio, “messo comunale” con poteri di verifica formale sulle utenze Tari ad esempio). Fummo noi, come movimento, a rendere nota la sua figura al Prefetto (come quella di altri candidati) per farne rigettare la candidatura in quanto incompatibile con gli aspetti elementari e fondamentali della Costituzione stessa.

Surace tuttavia, è solo la punta di un iceberg “nero” che in città opera impunito da troppi anni senza che vi sia intervento o provvedimento alcuno da parte di Digos ed organi preposti. Non siamo noi a dover fare indagini o a rendere note “le attività” (ampiamente pubblicizzate) di gruppi organizzati di chiara ed espressa ispirazione neo-fascista o, addirittura, neo-nazista. Non si tratta solo di ostentazione di simbologie iconografiche (cosa già di per sé grave) ma di vere e proprie “azioni” volte ad impressionare l’opinione pubblica, condizionarla, su tematiche di espressa connotazione “nostalgica”. Non si contano più i “messaggi” a vernice spray, rigorosamente nera, del gruppo NFP che imbrattano muri cittadini, periferici e finanche gli angoli del nostro amato Aspromonte. Non vengono risparmiate scuole, uffici pubblici, autostrada e luoghi fortemente simbolici. A Reggio si è celebrato l’anniversario del centenario del fascismo in un Club (The Garrison) in pieno Centro senza che nessuno si sia degnato di proibire questa manifestazione».

Per il movimento, «il video del Surace (creato, come afferma, 4 anni fa ma ripubblicato in questi giorni come chiaramente indicato sotto lo stesso) è il frutto di un’attività indisturbata durata nel tempo rispetto alla quale inutili sono state le segnalazioni puntuali del nostro movimento oltre che di qualche attento giornalista. Reggio è, ad oggi, un’isola felice di vecchi boia chi molla e di nostalgici del ventennio con sfumature diverse: da quelle dell’esoterismo nazista a quelle del “Mussolini amico del Popolo e della Nazione”. La realtà è che, malgrado le opportune denunce, non ci sono mai state conseguenze legali: né per i singoli né per i gruppi. Nello stesso giorno dell’inaugurazione della panchina con la citazione di Gramsci e dei Murales in onore della Resistenza abbiamo dovuto registrare commenti inquietanti sotto gli articoli che ne riportavano la notizia: c’era Chi, come poi successo, ne stava già organizzando pubblicamente (incurante quindi di qualsiasi conseguenza penale) il danneggiamento.

La cosa sconcertante e curiosa è che i soggetti in questione, guarda caso, sono sempre gli stessi; ormai lo ripetiamo da svariati anni. Impossibile, quindi, non averne contezza; non sapere Chi siano e come operino. Da alcune frange di ultrà a neo-avanguardisti; in mezzo ci sono un sacco di piccole sigle tra cui i giovanissimi neofiti ben formati dai militanti storici. Lo scenario che descriviamo ha connotazioni spesso eversive che si collocano assolutamente al di fuori della legge oltre che di ogni regola civile e democratica. La vicenda del video del Surace non è una “ragazzata”; è il frutto di una ordinaria e consolidata attività politica di chiaro stampo neofascista. Come può risultare normale ed accettabile che il soggetto in questione alleni bambini vestiti con casacche nere ed appellati “giovani aquile” (aquila simbolo fascista per antonomasia che compare anche come logo della squadra) facendo post su Facebook con foto degli stessi con frasi del tipo “le giovani aquile sciolgono le fila”; parafrasando linguaggi ovviamente militari? Come si fa ad accettare un affronto così oltraggioso rispetto all’infanzia, ai Codici ed alla legge etica di ogni persona di buon senso?».

Secondo il movimento, «chi cerca di sminuire l’accaduto lo fa perché sa benissimo che si tratta di qualcosa assolutamente illegale e grave sotto ogni punto di vista; non servono artefici per ingannare l’opinione pubblica con la retorica del bravo ragazzo; i bravi ragazzi non violano la legge violando la privacy di comuni cittadini né mettono alla gogna abitudini o scelte personali e legittime su modi di sentire o vivere la propria sessualità. Chi fa ciò non è un bravo ragazzo ma un potenziale delinquente; quelli che ogni “duro e puro” di destra vorrebbe vedere marcire nelle patrie galere senza alcuna pietà. Eppure noi non chiediamo ciò, con il piglio malato giustizialista della vendetta, ma solo giustizia; Surace non deve poter agire impunemente contro i principi costituzionali e contro la legge. Le nostre libertà si misurano in rapporto al rispetto dell’altro; non esiste “libertà di offendere” o “libertà di denigrare”.

Chi interpreta, travisandolo, un concetto così elementare come il “diritto a fare quello che si vuole” lo sta mistificando alterandone il senso ovvio per crearsi un alibi ad operare in modo, diciamolo ancora, impunito. D’altronde ci aspetteremmo che in città si sviluppasse una sana e costruttiva dialettica democratica con una contrapposizione proficua sui temi al servizio sempre e soltanto del bene comune. Dobbiamo registrare invece, una condizione permanente di strafottenza oltraggiosa che spinge a spostare sempre ogni tentativo di confronto nel campo della conflittualità dove, sappiamo tutti, non vincono i principi del “buon padre di famiglia” ma quelli del più forte: come tra le bestie. Lavoriamo per una Reggio che divenga teatro di civiltà e non un’arena in cui vince e trova gloria la peggiore belva. Confidiamo, ancora una volta, nei dovuti provvedimenti da parte delle autorità preposte».

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