Papa Francesco a “Che tempo che fa”: «Perché soffrono i bambini? Non trovo una spiegazione»

«Perché soffrono i bambini? Non c’è una risposta, non trovo una spiegazione». Così si è espresso Papa Francesco nel corso della trasmissione “Che tempo che fa”, condotta da Fabio Fazio su RaiTre. Il Santo Padre ha deciso di rispondere alle domande del conduttore televisivo che gli ha domandato innanzitutto di esprimersi sul tema dei migranti.

«Migranti, tutti i paesi devono collaborare»

«Ogni paese deve dire quanti migranti può accogliere», ha spiegato Papa Francesco. «E gli altri? C’è l’Unione europea, bisogna mettersi d’accordo, equilibrio e comunione. Ora, vengono in Spagna e Italia. Non li ricevono altrove. Il migrante va sempre accolto, accompagnato, va promosso e integrato. Accolto perché c’è la difficoltà, integrarlo è molto importante. Ci sono paesi che, con il calo demografico che vivono, hanno bisogno di gente. E un migrante integrato aiuta quel paese. Dobbiamo pensare intelligentemente la politica migratoria, una politica continentale. Il fatto che il Mediterraneo sia oggi il cimitero più grande d’Europa, ci deve far pensare». Papa Francesco si è poi soffermato sul concetto di carità ed elemosina: «Noi vediamo bambini che muoiono, migranti che annegano. C’è la tentazione di guardare dall’altra parte. Con i media noi vediamo tutto, ma poi prendiamo le distanze. Ci lamentiamo un po’, ma è come se nulla fosse accaduto. Non basta vedere.  È necessario sentire, toccare. Entra quella psicologia dell’indifferenza. Vedo, ma non mi coinvolgo. Non tocco e vado avanti. Quando Gesù ci parla di come comportarci col prossimo, ci parla della parabola del buon Samaritano. Occorre toccare, farsi carico dell’altro. Se noi guardiamo senza toccare con le nostre mani cosa è il dolore della gente, mai potremo trovare una soluzione a questo. È la cultura dell’indifferenza».

La visita nel negozio di dischi

Fazio ha chiesto a Papa Francesco che dischi abbia comprato nella sua visita romana di qualche tempo fa: «Che dischi ha comprato? Non sono andato a comprare. Sono amici miei da anni, hanno risistemato il negozio e sono andato a benedirlo. Gli voglio bene, siamo amici. Era di notte, mi hanno detto “non c’è nessuno”. Ma lì c’era per caso un giornalista e per questo la cosa è uscita. Ascolto musica, mi piacciono i classici ed anche il tango mi piace tanto».

Tra egoismo e aggressività: basta al chiacchiericcio

«Il problema dell’aggressività sociale – ha proseguito Papa Francesco – è stato studiato da sociologi e psicologi molto bene. Sottolineo com’è cresciuto il numero dei suicidi giovanili. Cosa significa? C’è un’aggressività che scoppia. È un problema sociale, non solo il fatto di una persona malata. Questa aggressività va educata. Perché essa è aggressività distruttiva. E comincia con la lingua, il chiacchiericcio. Nelle famiglie, nei quartieri. Il chiacchiericcio distrugge l’identità. Non è una cosa che si dà tra i governanti, ma nelle famiglie. Mi permetto di consigliare, per non distruggerci, no al chiacchiericcio. Se hai una cosa contro qualcuno, o te la tieni dentro o la vai a dire in faccia. Nel chiacchiericcio cominciano le guerre e le divisioni».

Vicinanza tra genitori e figli: serve complicità

«Cosa direbbe ai genitori?», ha chiesto Fazio a Papa Francesco. «Il rapporto tra genitori e figli ha una parola chiave: vicinanza. Quando si confessano coppie giovani o quando parlo con loro, faccio sempre una domanda: “Tu giochi con i tuoi figli?»”, ha detto il Pontefice. «A volte sento risposte dolorose. Una società crudele si stacca dai figli. La gratuità è stare con loro, non spaventarsi delle cose che dicono oppure, quando un figlio è più grande ed ha qualche scivolata, essere vicino a parlare come madre e padre. I genitori devono essere quasi complici con i figli, ma quella complicità che fa crescere insieme padri e figli».

Il perdono e la misericordia di Dio e degli uomini

«Un uomo può guardare un altro uomo dall’alto in basso, solo quando lo aiuta a rialzarsi», ha rimarcato Papa Francesco. «Tante volte guardiamo gli altri dall’alto in basso per dominarli, sottometterli e non per aiutarli a rialzarsi. Pensa a quelle impiegate che devono parlare con il loro corpo per la stabilità lavorativa, per il capo che le guarda dall’alto in basso. Invece deve essere solo un gesto nobile: “Alzati, fratello”».

C’è qualcuno che non merita il perdono e la misericordia di Dio? «Dio ci ha fatto buoni ma liberi. La capacità di essere perdonato è un diritto umano. Tutti abbiamo il diritto di essere perdonati, se lo chiediamo. Nasce dalla natura di Dio ed è stato dato in eredità agli uomini».

Perché soffrono i bambini? «Non trovo spiegazione»

«Perché soffrono i bambini?». La domanda di Fazio è stata a bruciapelo. «Non trovo spiegazione a questo», ha confessato il Papa. «Io ho fede e cerco di amare Dio che è mio padre. E non c’è risposta. Lui è forte e onnipotente nell’Amore. L’odio e la distruzione è nelle mani di un altro che ha seminato per invidia il male nel mondo. Ma il Signore accompagna sempre. Ed ha lasciato che il suo Figlio morisse così. Nel rapporto di Dio Padre col Figlio potremo vedere cosa c’è nel cuore di Dio. Lui è onnipotente nell’Amore. Col male non si parla. Dialogare col male è pericoloso. Tanta gente cerca di vedere perché, ricercare un dialogo col male. Gesù mai ha dialogato col diavolo. E quando ha dovuto rispondere nel deserto, ha risposto con la Parola di Dio. Il dialogo con il male non va. Ciò vale per le tentazioni. Perché soffrono i bambini? Io trovo solo una strada: soffrire con loro».

La Chiesa del futuro

«Immagino la Chiesa del futuro come Paolo VI dopo il Concilio. Una Chiesa in pellegrinaggio. Oggi il male più grande della Chiesa è la mondanità spirituale. Una Chiesa mondana. La mondanità nella Chiesa fa crescere il clericalismo, che è una perversione della Chiesa. Ciò genera rigidità e sotto c’è putredine, sempre. Senza la carne di Cristo non c’è Chiesa possibile, non c’è redenzione possibile. In questo scandalo della Croce c’è il futuro della Chiesa», ha rimarcato il Pontefice.

Cosa significa pregare?

«È quello che fa il bambino quando si sente illimitato, impotente» ha detto Papa Francesco. «Ma se tu non credi che hai un papà o una mamma, non sai gridare, non sai chiedere. Pregare significa guardare i propri limiti, i nostri bisogni, i nostri peccati. Pregare è entrare con la forza. Per noi cristiani, pregare è incontrare il padre. Se tu pensi che Dio è quello che ti annienterà nell’inferno, la tua religione sarà superstizione. Pregare significa guardare come fanno i bambini. E loro passano nella loro età dei “perché”. Se noi guardiamo bene, il bambino non aspetta la risposta del papà e fa un’altra domanda. Quello che vuole il bambino è che lo sguardo del papà sia su di lui, perché quello dà sicurezza».

«Ho pochi amici ma veri»

«Sì, ho degli amici che mi aiutano e conoscono la mia vita», ha riferito Papa Francesco. «A me piace stare con gli amici, raccontare cose mie, ascoltare le loro. Io ho bisogno degli amici, questo è uno dei motivi per cui non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio. I papi di pima erano santi, io non me la cavo così bene. Le amicizie mi danno forza. Sono pochi gli amici, ma veri».

«Volevo fare il macellaio…»

Papa Francesco ha poi rivelato una curiosità: «La prima cosa che volevo fare era il macellaio, perché quando andavo con la nonna o con la mamma, vedevo che il macellaio aveva una busta davanti e metteva i soldi dentro. Ciò si capisce per la radice genovese. Stavo preparando l’ingresso in medicina, ma poi è arrivata la vocazione. Lo studio della chimica mi ha sedotto molto, ma poi è arrivata la medicina». Poi la conclusione: «Il senso dell’umorismo è una medicina che ti fa relativizzare le cose e ti rende gioioso».

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