Dopo le proteste, a Bagaladi le campane della chiesa di San Teodoro non suonano più

Le campane a Bagaladi non suonano più. Così succede che per la protesta di una persona, tutto il Paese non possa beneficiare del suono “amico”.

Perché il rintocco delle campane di una chiesa è un suono distintivo, di antica memoria. Rompe il silenzio che caratterizza i piccoli borghi, o riporta armonia nelle città in cui il frastuono dei veicoli ammorba la psiche. Il tono, la cadenza, la frequenza, l’acustica, sono un fortissimo segno di riconoscimento di un luogo, di un borgo. E come ogni segno identitario, caratterizzante, spesso se ne avverte l’assenza solo quando non si manifesta più.

Così a Bagaladi, piccolo centro aspromontano lungo la Valle del Tuccio, le cui abitazioni, costruite tutte attorno all’unica Chiesa, dedicata al patrono San Teodoro Martire, non sono più raggiunte da qualche mese dai rintocchi delle campane che indicavano le celebrazioni liturgiche, il saluto a Maria e gli altri orari di preghiera.

Una presenza sonora costante nella vita dei bagaladesi, almeno fino a quando, qualche mese fa, in seguito a ripetute segnalazioni, a quanto pare inoltrate da parte di un residente saltuario, la Curia avrebbe deciso di “silenziare” le due campane bronzee del campanile di San Teodoro.

I fedeli ma non solo, in generale i cittadini di Bagaladi, hanno mal digerito questa decisione e chiedono di ripristinare i rintocchi che storicamente, hanno scandito le loro giornate, dal mattino fino a sera.

«È inaccettabile – protestano – già siamo senza prete da mesi, e dobbiamo ringraziare di volta in volta chi viene a dire messa. Adesso per la protesta di un singolo dovremmo accettare di non sentire più il suono delle nostre campane? Non ci stiamo, ed infatti abbiamo lanciato una petizione che sottoporremo alla Curia».

Più diplomatico invece il vicesindaco, Antonino Marrapodi, che il suo punto di vista sulla vicenda lo riporta in un post su Facebook. «Le campane suonano per ciascuno di noi e per la comunità nel suo insieme. Le campane suonano per il singolo che ha il diritto di esprimere un possibile fastidio da esse arrecato e suonano per gran parte della comunità, cui adesso manca quella melodia mattutina che ci ricorda l’immancabile presenza divina e scandisce l’inizio della giornata, riempiendo i cuori.

Suonano per chi ha deciso di sospendere momentaneamente questo suono, nell’attesa di valutare il merito della questione ma che maggior precauzione avrebbe dovuto assumere nell’affidare celermente alla nostra comunità una guida spirituale. Suonano per chi sta supplendo in questo ruolo e si è attivato per approfondire quanto avvenuto. Suonano per chi amministra questa comunità e, pur non dovendo entrare a gamba tesa in questa vicenda, reputa debbano essere contemperati le richieste del singolo e i bisogni spirituali della comunità: esistono possibili soluzioni che vanno in questa direzione e dovranno essere ponderate nelle sedi opportune.

Suonano per rammentarci che ognuno è libero di esprimere la propria opinione, ciascuno la propria indignazione ma che questioni come questa di ordine tecnico-amministrativo e spirituale-morale devono essere risolte seguendo norme e buon senso, non in base al numero di chi sostiene una posizione piuttosto che un’altra. Le campane suonano per dirci che bisogna essere comunità sempre e comunque. Questo è il suono da seguire».

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