Reggio, l’impegno della Caritas per l’Ucraina: «Accanto a chi ha bisogno con azioni sicure»

«I nostri interventi sono orientati alla sicurezza e alla concretezza. Abbiamo ritenuto che fosse più efficace attivarsi per un supporto economico spendibile lì dove le famiglie in fuga dalla guerra si stanno rifugiando. Per esempio sono state attivate delle card per l’acquisto direttamente lì di beni di prima necessità, come alimenti e farmaci, o per trasporti più sicuri, sempre lì, di generi alimentari e medicinali.

Un modo per essere anche certi che chi abbia bisogno possa contare su un aiuto per procurarsi in modo sicuro cosa effettivamente sia necessario in questo momento. Sono, pertanto disponibili una serie di Iban ai quali fare riferimento per effettuare una donazione oppure si può venire direttamente in sede Caritas», così la direttrice della Caritas Diocesana Reggio Calabria – Bova, Maria Angela Ambrogio, spiega la scelta di un intervento tramite raccolta fondi, piuttosto che tramite raccolta di beni da far arrivare da Reggio fino ai confini Ucraini. Un trasporto che avrebbe presentato una serie di difficoltà operative e logistiche, rischiando anche di compromettere l’efficacia dello stesso intervento in aiuto. In costante contatto con la Caritas Italiana, che con Caritas Spes e Caritas Ucraina direttamente sta seguendo l’emergenza umanitaria generata dalla guerra che ormai imperversa da oltre due settimane, l’articolazione diocesana reggina sta promuovendo anche a livello territoriale la raccolta fondi per sostenere in loco l’umanità più fragile, soprattutto madri con prole, in fuga dai bombardamenti e in sosta ai confini.

La Caritas diocesana reggina adesso, attivando ancora di più il volontariato, sta intensificando la sua attività di mappatura delle disponibilità di famiglie e parrocchie ad accogliere nuclei familiari provenienti dalle zone bombardate. Comunicata già alla Caritas Italiana l’operatività di 70 posti tra privati e comunità parrocchiali. Con apposito ufficio, aperto lunedì, martedì, giovedì e venerdì dalle 9 alle 12, contattabile anche tramite mail e telefono (0965385553 – 0965385550, caritasreggiocalabria@gmail.com), la Caritas diocesana di Reggio Calabria-Bova implementerà questa mappatura, al fine di dare l’opportunità di essere accolto a chi non ha mezzi propri o altri riferimenti a cui chiedere, preparandosi anche ad eventuali corridoi umanitari che dovessero essere istituiti.

«La Caritas reggina ha già una storia di accoglienza di migranti dall’Africa e dal Medioriente che la contraddistingue, anche loro provenienti da situazioni drammatiche, da altre guerre, da altre povertà. Questa migrazione ha però finalità differente. Queste persone intendono tornare nel loro paese e chiedono di essere supportate in questo frangente particolarmente drammatico. Noi ci siamo e c’è anche la comunità reggina che, anche in questa circostanza, ha manifestato grande generosità. Tuttavia è necessario orientare questa solidarietà nel solco della sicurezza. È necessario fare bene il Bene. La Caritas italiana è in missione per verificare la situazione al confine e capire chi, non avendo possibilità di arrivare in autonomia e contatti propri, voglia comunque anche se momentaneamente allontanarsi ed essere accolto. Si occuperà quindi, in maniera più diretta, di coloro che in stato di deprivazione, abbiano necessità di ogni forma di aiuto», ha sottolineato Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas Diocesana Reggio Calabria – Bova.

Solidarietà e Sicurezza

La Caritas di Reggio Calabria Bova, sempre per garantire massima sicurezza, resterà anche impegnata nell’orientamento dell’accoglienza spontanea già in atto anche nella città dello Stretto.

«L’accoglienza è prerogativa delle Prefetture e dei Comuni, tuttavia, sappiamo che vi sono nuclei familiari che, grazie alla disponibilità di mezzi economici propri e della presenza di parenti e amici che già risiedono a Reggio Calabria, hanno già raggiunto in autonomia la nostra Città. In questo caso il nostro ruolo è quello di sensibilizzare, orientare e accompagnare questi percorsi di accoglienza affinché avvenga in sicurezza tanto sanitaria quanto amministrativa.

È fondamentale, infatti, che sia monitorato, a maggior ragione in questo frangente pandemico, lo stato di salute di queste persone, attraverso la somministrazione dei tamponi, l’osservanza della quarantena preventiva e l’analisi complessiva delle loro condizioni. Queste persone sono, altresì, portatrici di diritti e dunque la loro presenza va segnalata alle Autorità affinché possano essere attivati tutti i meccanismi di tutela. Unitamente a questa attività di orientamento, ove necessario la Caritas può supportare le famiglie che accolgono con beni alimentari e di prima necessità», ha spiegato ancora Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas Diocesana Reggio Calabria – Bova.

Stringersi intorno a chi accoglie

L’appello resta quello dell’accoglienza diffusa che coinvolga tutta la comunità.

«D’accordo con le aggregazioni laicali, con il terzo settore tutto, siamo impegnati in percorsi di educazione alla Pace che passino anche per l’accoglienza sicura e per la corresponsabilità. È necessario unire le forze per non disperdere le energie e comprendere che, al di là dello slancio emotivo che spinge a fare qualcosa specie per le bambine e i bambini alla vista di quanto sta accadendo in Ucraina, è necessario garantire interventi coordinati ed efficaci, senza dimenticare che si tratta di persone traumatizzate e profondamente provate. Dunque non sia sola, in questa sua scelta, la famiglia che accoglie. Noi crediamo profondamente nell’accoglienza diffusa che responsabilizzi tutta la comunità e metta in rete tutte le istituzioni e le figure professionali coinvolte.

Minori, l’appello del centro comunitario Agape

Sul fronte dei minori, l’invito è ad un’azione nel solco delle procedure appositamente previste di concerto con tribunale per i Minorenni e agli altri organi competenti e a fare riferimento al centro comunitario Agape.

«I nuclei giunti finora sono composti da madri con prole. C’è anche qualche papà ma in genere gli uomini rimangono a combattere. Al momento, inoltre, non vi sono minori non accompagnati in arrivo a Reggio. La situazione potrà certamente mutare e, in questo caso, la cautela e il coinvolgimento delle autorità preposte dovranno essere massimi. Stesso dicasi nel caso in cui si riveli necessario eventualmente fugare dubbi sulla condizione di pericolo in cui lo stesso minore potrebbe trovarsi, appurata l’assenza di familiari. Quindi massima attenzione. Intanto proprio in questi giorni il Progetto Famiglia, che opera in tutto il Sud, e il Centro Comunitario Agape di Reggio Calabria, hanno lanciato un appello per garantire un’accoglienza in sicurezza anche nel nostro territorio», ha sottolineato Maria Angela Ambrogio, direttrice della Caritas Diocesana Reggio Calabria – Bova.

La nota stampa diffusa dal centro Agape indica anche dei riferimenti telefonici (3519311525/0965894706/3880561653) e due indirizzi mail (affido.agape@gmail.com, segr.agape@gmail.com) per le famiglie che fossero interessate o che volessero ulteriori chiarimenti, e orienta l’approccio all’accoglienza, specificando che, al momento, «trattasi per lo più di accoglienze di bambine e bambini con le madri e dunque con famiglia, pertanto, non adottabili. Anche nel caso in cui si trattasse di infanzia senza famiglia, sarebbe improbabile che l’adozione possa seguire ad un’accoglienza temporanea, seppure di durata al momento non definibile, come quella richiesta in questo momento. La prospettiva prevalente di questi minori è, dunque, quella del ricongiungimento ai familiari rimasti in Ucraina, con i quali è importante mantenere i contatti».

La nota si sofferma anche sulla estrema delicatezza delle condizioni emotive dei minori che «hanno subito traumi familiari, ai quali si aggiunge il dramma della fuga dalla guerra. È possibile che alcuni di essi esprimano i loro disagi interiori adottando comportamenti problematici. In questi casi, i ragazzi saranno ospitati nelle Comunità di accoglienza, dotate di operatori specializzati». Evidenziati anche alcuni fondamentali aspetti organizzativi.

«Il format di disponibilità promosso da Progetto Famiglia ed Agape chiede di indicare se si è disponibili per mamme con figli, per ragazzi (11-17 anni) o per bambini (0-10 anni). Ulteriori specifiche (ad esempio il sesso dei bambini, disabilità, etc.) potranno essere espresse durante i colloqui con l’équipe di Progetto Famiglia, in considerazione delle caratteristiche del nucleo familiare accogliente per favorire un corretto abbinamento con i minorenni ucraini.

Mamme e minori accolti hanno bisogno di almeno una camera da letto a loro disposizione. Meglio ancora se è possibile riservare anche un bagno. Le mamme con bambini possono essere ospitate anche in autonomia, in appartamenti liberi, purché seguiti con un contatto quotidiano da parte della persona/famiglia che mette a disposizione i locali», conclude la nota del centro comunitario Agape di Reggio Calabria.

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