Accoglienza ai migranti e sviluppo turistico, il paradosso di Roccella diventato modello

Da un lato i volti stremati dei migranti piantonati al porto dopo giorni di navigazione in mare aperto. Dall’altro migliaia di turisti in arrivo, attratti dal mare cristallino. L’emergenza sbarchi delle ultime settimane non ha per nulla scalfito l’identità che Roccella Jonica è riuscita a costruirsi negli anni, quella di una cittadina fortemente vocata al turismo e che, nonostante il periodo complicato, continua a fare la propria parte in materia di accoglienza. «E’ cambiato molto nell’approccio anche in tema di responsabilità – ha rimarcato il sindaco Vittorio Zito a margine dell’incontro di ieri voluto dalla Cgil sui temi della pace e della solidarietà tra i popoli – Roccella in tutto questo è un unicum, siamo l’unico posto in Italia dove un ente locale deve farsi carico di cose che normalmente sono a carico del Viminale».

Il comune della Locride infatti non è riconosciuto come hotspot, sebbene i numeri del 2022 aggiornati ai primi di luglio, con circa 7.000 profughi soccorsi, rappresentino un campanello d’allarme. Tuttavia grazie ad un approccio al problema scevro da ideologie, l’amministrazione comunale sta riuscendo a gestire in modo pragmatico la situazione, il cui impatto non ha influito sui flussi turistici nella cittadina rivierasca, con alberghi e B&b avviati verso il sold out nel mese di agosto. «Non mi piace parlare di modello, ma stiamo dimostrando con i fatti che non sono due cose incompatibili – ha rimarcato il primo cittadino – lo abbiamo dimostrato nel 2020 accogliendo il primo sbarco in piena pandemia con 40 minori accolti in una struttura in pieno centro senza alcun problema di ordine pubblico e flessione turistica. L’accoglienza è un tema che ci sta molto a cuore, ma soprattutto quello dell’accoglienza di chi fugge dalle guerre. Chi scappa lo fa per salvarsi e di fronte a questo credo che non ci possa essere alcuna discussione di merito se accoglierli o no».

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