Medicina spaziale a Reggio, Tomao: «Entro 10 anni l’uomo abiterà la Luna» – VIDEO

«La cosa più importante che a livello scientifico tutto il mondo sta facendo è riuscire a portare l’uomo sulla luna. Non solo per andare e tornare ma per restarci.

L’uomo vivrà sulla Luna con tutte le problematiche che ci saranno di tipo logistico scientifico, ma la cosa più importante è quella della ricaduta di questo impegno scientifico a livello di medicina e sociale. Entro dieci anni saremo lì».

Settant’anni di Aimas

Così il presidente di Aimas generale ispettore Capo Enrico Tomao, nel chiudere i lavori del trentaduesimo congresso nazionale dell’Associazione italiana di medicina aeronautica e spaziale che dal 5 al 7 ottobre, al Teatro Cilea di Reggio Calabria.


Sei sessioni di studio, oltre 40 interventi e decine di casi che riguardano altrettanti aspetti medico-scientifici.

Un momento per riflettere anche sulle recenti ricerche effettuate da una equipe di studiosi sul fronte dell’orientamento spaziale.

Disorientamento topografico evolutivo

E, dalla città dello Stretto, è stato divulgato lo studio inerente il Disorientamento topografico evolutivo (DTE).

La ricerca è condotta da un gruppo di ricercatori italiani, guidati dall’Università di Sapienza..

Ne fanno parte anche specialisti dell’IRCCS San Raffaele di Roma, dell’Università dell’Aquila, del RMAS dell’Aeronautica Militare, dell’IRCCS Fondazione Santa Lucia, dell’Università di Catanzaro e di quella di Bologna, che ha posto al centro della ricerca l’orientamento spaziale prendendo in esame 1.698 persone.

La ricerca

Come chiarisce Paola Verde, segretario generale Aimas: «Questa ricerca si occupa soprattutto degli aspetti della navigazione ambientale.

Capire le persone che hanno pur essendo assolutamente sane hanno problemi a orientarsi e a navigare nell’ambiente.

Anche in caso di percorsi molto semplici: casa e ambiente che con gli anni non imparano. Dall’altro lato ci sono persone che sono straordinariamente capaci di navigare quali i piloti militari.

Studiare questi due estremi ci aiuta a capire come fa il cervello a navigare in un ambiente familiare o meno familiare.

È importantissimo per conoscere i meccanismi che vengono compromessi in malattie come l’Alzheimer. Aiutarci a capire cosa succede e contrastare prendendo spunto dall’addestramento di persone particolari come i piloti».

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