Reggio, costruire un futuro diverso in carcere: nasce il terzo polo universitario penitenziario della Calabria – VIDEO

«Negli ultimi due anni abbiamo intensificato le collaborazioni con le università. Oggi sono trenta poli penitenziari in Italia. Quest’anno si sono iscritti circa 1300 persone detenute in circa 170 corsi universitari. In Calabria abbiamo già attivi due poli a Cosenza e a Rossano».

Così Gianfranco De Gesu spiega che il nascente polo universitario penitenziario di Reggio sarà il terzo in Calabria. Il capo della direzione nazionale Detenuti e trattamento è sceso da Roma in riva allo Stretto. Lo ha fatto per intervenire in occasione della cerimonia di sottoscrizione del protocollo che ne contempla l’istituzione.

Il protocollo d’intesa è stato sottoscritto, in un gremito salone dei Lampadari Italo Falcomatà di palazzo San Giorgio, sede del Comune di Reggio Calabria. Per la direzione dell’istituto penitenziario Giuseppe Panzera, plessi San Pietro e Arghillà, Giuseppe Carrà, per l’università Mediterranea il rettore Giuseppe Zimbalatti e per l’Amministrazione comunale la garante dei diritti delle persone private della libertà personale, Giovanna Russo.

Istruzione e sicurezza

Si avvia così un percorso concreto, ispirato al dettato costituzionale della pena rieducativa e orientato a costruire opportunità per prevenire le recidive e garantire sicurezza durante e dopo la detenzione.

«Investire sull’istruzione è strategico per assicurare alle persone che abbiano trascorso un periodo di detenzione di non cadere nuovamente nel crimine. La strategia adesso garantire alla comunità la restituzione di un uomo nuovo», ha sottolineato il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani.

Cultura e formazione

«L’uomo non è il suo errore seppur per quell’errore si trova in una condizione di restrizione della propria libertà personale. Questo progetto si propone di delineare, per gli oltre 600 detenuti dei plessi dell’istituto penitenziario Panzera di Reggio, prospettive oltre quell’errore. Esso si articola in iniziative di formazione professionale e professionalizzante e attività culturali che vanno ad affiancare quelle scolastiche già attivate con l’istituto Alberghiero.

Dunque, opportunità per acquisizione di saperi e competenze. Esperienze che qualificheranno la detenzione in termini di prospettive, concorrendo in modo fattivo all’edificazione di un futuro fuori dal carcere. Al centro della nostra attività sempre l’uomo e la possibilità di una scelta». Lo ha sottolineato il direttore della direzione dell’istituto penitenziario Giuseppe Panzera, plessi San Pietro e Arghillà, Giuseppe Carrà.

Opportunità per il reinserimento sociale

«La firma di oggi sigilla un iter avviato già nel 2021 con l’allora direttore del carcere reggino Calogero Tessitore. Cultura e formazione professionalizzante tendente al reinserimento sociale e lavorativo sono le direttrici del protocollo. Su esse hanno trovato convergenza le energie di tutte le istituzioni coinvolte: ufficio comunale del Garante, Amministrazione penitenziaria e università Mediterranea. Un lavoro di squadra che oggi culmina in questa sottoscrizione per aprire adesso all’attuazione di quanto previsto». Lo ha spiegato Giovanna Russo, garante comunale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Gli obiettivi del protocollo

Ecco le altre quattro azioni contemplate nel protocollo. Una clinica legale del Dipartimento di Giurisprudenza Economia e Scienze Umane della Mediterranea in materia di Diritto penitenziario, per favorire il contatto tra studenti e diritto vivente. Presenti infatti il direttore del dipartimento Daniele Cananzi e il professore associato Arturo Capone. Attività di coinvolgimento dei detenuti presso le strutture bibliotecarie dell’Ateneo.

Ecco le altre quattro finalità del protocollo. Collaborazioni didattiche e scientifiche in ambito agrario, giuridico ed economico connessa all’utilizzazione dell’azienda agricola e dei dieci ettari di terreno dell’Istituto Panzera, in località Arghillà. Svolgimento di attività scientifica e di ricerca sperimentale per le aree di giurisprudenza ed economia. Percorsi formativi e acquisizione di titoli spendibili dopo la fine della detenzione per un effettivo reinserimento sociale.

La terza missione dell’università

«Sarà per la Mediterranea un’occasione per valorizzare la sua terza missione, per trasferire i prodotti della didattica e della ricerca sul territorio. Il protocollo costituisce per la popolazione studentesca e per quella detenuta, ove possibile, un’occasione di scambio e crescita.

Strategica la disponibilità dei terreni in dotazione al plesso di Arghillà. Promuoveremo dei campi di sperimentazione e ricerca, attività scientifiche e didattico – formative per approfondire tecniche agronomiche. Le persone detenute potrebbero professionalizzarsi», ha concluso il rettore della Mediterranea, Giuseppe Zimbalatti.

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