Reggio, “Liberi di scegliere” ad un bivio, l’appello del giudice Di Bella: «Lo stato prenda in carico il progetto» – VIDEO

«È proprio il valore della Libertà e legare il progetto Liberi di Scegliere e con la serie Rai Mare fuori. La consapevolezza che sia possibile cambiare e riprendere in mano la propria vita. Conoscere il presidente Di Bella è stata pe me un’esperienza stupenda. La sua attività ha salvato molte vite».

Così in collegamento telefonico il giovane attore Domenico Cuomo, interprete del personaggio Gianni Cardiotrap della serie Rai Mare Fuori che, dopo tre stagioni, sta ancora riscuotendo uno straordinario successo. Lui ha aperto la cerimonia di consegna delle borse di studio finanziate dal Consiglio regionale della Calabria alle scuole vincitrici del concorso nazionale Liberi di Scegliere, promosso dall’associazione culturale Biesse bene sociale.

Essa ha avuto luogo nell’auditorium Cosimo Fazio della scuola allievi carabinieri Fava e Garofalo di Reggio Calabria, guidata dal colonnello Vittorio Carrara. Tante le scuole partecipanti, collegate da tutta Italia, e autorevole il parterre.

Presenti per l’occasione anche Wanda Ferro, sottosegretaria al ministero dell’Interno, Maurizio Vallone, direttore nazionale della Dia e già questore di Reggio Calabria, e Federico Cafiero De Raho, oggi deputato pentastellato e all’epoca dell’avvio dell’esperienza Liberi di Scegliere a Reggio a capo della procura di Reggio Calabria.

Tra le autorità anche Roberto Di Bella, oggi presidente del tribunale per i Minorenni di Catania, che oltre un decennio fa quando il tribunale che presiedeva era quello di Reggio Calabria, con dei coraggiosi provvedimenti di sospensione della responsabilità genitoriale, consentiva a giovani provenienti da contesti mafiosi di avere un’alternativa, dunque di essere liberi di scegliere.

Oltre 150 ragazzi tra Calabria e Sicilia

«La vera prevenzione antimafia è quella che si pratica parlando con i giovani. Esperienze come quella odierna, che grazie all’impegno di Biesse ci permettono di raggiungere tanti ragazzi, sono fondamentali per spiegare i rischi legati alla criminalità organizzata. L’attività giudiziaria ha un ambito troppo circoscritto. Così pratichiamo, invece, la prevenzione. Sono molto contento di quanto fatto fino a oggi.

I risultati del progetto ci sono. Oggi sono coinvolti oltre 150 ragazzi tra Calabria e Sicilia. Ma ci sono anche in Campania e Lombardia esperienze simili. C’è una diminuzione della recidiva e molte sono le famiglie che si rifatte una vita nella libertà e nella legalità.

Serve però una legge nazionale che garantisca finanziamenti stabili e una copertura normativa importante. Un segnale che serve anche alle famiglie. Oggi c’è un protocollo interistituzionale finanziato dalla Cei. Io credo che servirebbe più Stato. Mi auguro che in Parlamento si presti attenzione a questa esperienza e la si cristallizzi in una legge», ha sottolineato ancora il presidente Roberto Di Bella.

Scuole da tutta Italia

L’esperienza, intanto risuona e desta riflessioni. Il concorso nazionale ha, infatti, raggiunto scuole in tutta Italia.

«Davvero tantissime sono state le scuole che hanno partecipato al concorso nazionale. Tantissimi elaborati, scritti e video. I giovani di tutta Italia – ha spiegato Bruna Siviglia, presidente dell’associazione Biesse – si sono messi in gioco su un tema così attuale ma anche delicato. È stato davvero difficilissimo scegliere.

Due sono state le borse di studio di mille euro assegnate all’istituto Luigi Densa di Castellammare di Stabia a Napoli e, ex aequo, agli istituti scolastici Parodi Aqui Terme di Alessandria e l’istituto Ciampini Boccardo di Novi Ligure che hanno lavorato insieme.

Le altre quattro borse di studio di 500 euro sono state assegnate all’istituto scolastico Familiari di Melito Porto Salvo, all’istituto scolastico De Amicis -Bolani di Reggio Calabria, al Liceo Bisazza di Messina
e a Cristian Basile del Liceo Artistico De Nobili di Catanzaro. Le borse di studio sono intitolate a Lea Garofalo, Giovanni Falcone, Antonino Fava e Vincenzo Garofalo. Il Consiglio regionale ha erogato direttamente alle scuole i premi culturali. Siamo soddisfatti di questa edizione che ha rafforzato quel ponte di consapevolezze che stiamo costruendo tra nord e sud», ha concluso Bruna Siviglia, presidente dell’associazione Biesse Bene Sociale di Reggio Calabria.

I percorsi di Liberi di Scegliere costituiscono oggi pratica in molte procure d’Italia, dando speranza a molti giovani. Già oggetto di un protocollo interministeriale, adesso al centro dell’iter legislativo del Consiglio regionale della Calabria, Liberi di Scegliere si appresta ad essere anche materia di una legge nazionale.

Verso una legge regionale

«Approderà presto in commissione Sanità, attività sociali, culturali e formative la proposta di legge “Riconoscimento e sostegno del Progetto giustizia e umanità liberi di scegliere”. Il Consiglio e il suo presidente Filippo Mancuso credono in questo progetto», ha sottolineato ancora Salvatore Cirillo, segretario questore del Consiglio Regionale della Calabria.

Ferro: «C’è l’intenzione di lavorare per una legge nazionale»

«C’è già un protocollo interministeriale ma l’obiettivo è proprio quello di arrivare a un atto normativo. Sarà un gioco di squadra a consentirci di conseguirlo per dare stabilità all’esperienza. Servono risorse e maggiori risorse e strumenti e che guardare a tutte le regioni visto. Il fenomeno mafioso ormai si annida e prolifera oltre la Calabria, la Sicilia e la Campania. Lo Stato c’è e non arretra», ha rimarcato la sottosegretaria al ministero dell’Interno, Wanda Ferro.

Un progetto da sostenere

«Si tratta di un progetto straordinario, nato in una realtà molto difficile come quella di Reggio Calabria. Liberi di scegliere offre una prospettiva ragazzi che vivono in contesti familiari mafiosi. È giusto riconoscere che solo in quale caso l’esito è pienamente positivo ma anche per quei pochi varrà sempre la pena di impegnarsi e rafforzare questo percorso. Noi siamo stati e resteremo accanto al giudice Di Bella che ha saputo compiere delle scelte umane e giuridiche molto coraggiose e difficili. È stato molto criticato, accusato di strappare i figli ai genitori. In realtà costruiva alternative a contesti impregnati di logiche criminali», ha evidenziato il direttore nazionale della Dia, Maurizio Vallone.

«Fin dalle indagini, al momento di individuare bambini e giovani coinvolti, l’interlocuzione con il presidente Di Bella è stata sempre fattiva e concreta. La sua lungimiranza e anche la sua capacità di coinvolgimento rendeva la nostra sinergia assolutamente positiva. Liberi di scegliere rappresenta un’esperienza da sostenere, capace di alimentare il cambiamento», ha raccontato il deputato Federico Cafiero De Raho, procuratore capo della Repubblica a Reggio mentre Roberto Di Bella presiedeva il tribunale reggino per i Minorenni.

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