Quando le cortigiane di Reggio decisero di smettere con la “vita”: storia e aneddoti su “Via delle convertite”

A pochi passi dal centralissimo Corso Garibaldi, in una stradina stretta che unisce via Fata Morgana e via Osanna, sul fianco di palazzo San Giorgio, c’è una via dal nome curioso, “via delle Convertite”. L’appellativo singolare fa subito venire in mente donne ebree o musulmane che in un passato lontano abbracciarono la fede cristiana, ma non esistendo tracce storiche sul punto, siamo andati ad indagare, con l’ausilio dello storico Franco Arillotta e abbiamo scoperto che in realtà il nome potrebbe derivare dalle “cortigiane” che, a un certo punto della loro esistenza, stanche della “vita”, avevano deciso di tornare sulla retta via…

Il Conservatorio delle Donne Pentite

In effetti, dalle fonti storiche apprendiamo che nel 1727 esisteva a Reggio una pia istituzione, probabilmente creata ad opera di un gesuita, padre Santorelli, chiamata appunto “Conservatorio delle donne pentite”, in quanto destinata ad accogliere quelle che, “dedite alla vita”, avessero deciso di riavvicinarsi alla religione e alla “morale”.

Tale conservatorio era intitolato alla madonna di Portosalvo e ospitato nell’antico Monastero di S. Matteo, collocato “a sinistra di chi scendesse verso Porta Amalfitana, e fu sempre molto frequentato” dice Arillotta.

Ma dopo il terremoto del 1783, “le esigenze di raggruppare, visto che i palazzi erano pressochè scomparsi, e l’aumento considerevole del numero delle orfane – portarono alla decisione – di usare parte dell’edificio delle “pentite” per ospitare anche le “verginelle”.

Verginelle e pentite insieme…

In effetti, spiega lo storico Arillotta, «la decisione scatenò le polemiche. E dunque, si decise opportunamente di destinare l’intero monastero di S. Matteo alle orfane che da allora si chiamò Conservatorio delle Verginelle».

Per cui le pentite dovettero trovare un’altra allocazione.

E dove andarono a finire?

«Nessun libro lo dice espressamente, tuttavia oltre un secolo prima – ricorda Arillotta – era stato creato in un palazzo di proprietà del benefattore reggino Emanuele Morello, un “Educantato per donne povere”, nell’area occupata oggi da Palazzo San Giorgio».

In questo conservatorio delle “donzelle”, prosegue lo storico, ci «fu una specie di convergenza di donne che avevano dei problemi “morali”, perché a quei tempi se una donna sbagliava veniva subito allontanata dalla casa familiare, e il Morello decise di destinare questo palazzo come pubblica istituzione per accogliere queste donne in difficoltà».

Nell’istituto, «le donne trovavano soprattutto vitto e alloggio ma venivano anche educate al ricamo, al cucito, insomma era un concetto di recupero».

Via delle Convertite

L’ipotesi più valida è dunque «che il Conservatorio delle Donne Pentite sia stato ospitato fino al 1866 nel Palazzo Morello, dopo di che venne soppresso per diventare sede della banca Nazionale».

Evidentemente le donne ospitate avevano completato il loro percorso di redenzione.

Il palazzo poi in seguito al terremoto del 1908 venne demolito per far posto al Municipio e “si decise di ricordare l’istituzione con l’intitolazione della strada” che è sopravvissuta fino ai giorni nostri.

Rimane il dubbio del perché le donne pentite furono trasformate in “Convertite”, ma forse – conclude Arillotta – fu semplicemente «una questione di forma e di gusto».

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