STILI & TENDENZE| “Mollo tutto e vado a vivere in camper” la storia di Daniela De Girolamo

Chi di noi non ha avuto almeno una volta nella vita la tentazione di “mollare tutto”. Ma “ci vuole tanto, troppo coraggio” cantava De Andrè. Eppure a volte capita di incontrare qualcuno che ci ha provato e che, a dispetto di tutto, ha deciso di mollare casa, lavoro e famiglia per andare a vivere in camper. È il caso di Daniela De Girolamo, classe ’84, reggina doc, che un bel giorno ha deciso di cambiare la sua vita. E dal 2018 in compagnia del fedele “Spritz”, ha mollato il lavoro da ballerina e insegnante di danza per vivere all’insegna della libertà più assoluta, senza vincoli, né schemi o mutui da pagare! Anzi lei la casa l’ha affittata partendo dal presupposto «perché vivere per mantenere la casa e non il contrario»?

La abbiamo incontrata al Free Spirit, per la sua passione per il kitesurf e in “pausa” dai viaggi per la presentazione del suo primo libro che, neanche a dirlo, si intitola, “La felicità è una conquista”.

Daniela, parlaci di te e della molla che ha fatto scattare questa scelta…

«Mi chiamo Daniela De Girolamo, sono di Reggio Calabria, ho quasi 39 anni e nella mia vita “precedente” ero una maestra di ballo qui a Reggio. Avevo tutto quello che una ragazza della mia età poteva desiderare, il lavoro che amavo perché comunque il ballo è sempre stato la mia vita, amici, casa, macchina, camper, cane, tutto. Però c’era l’”insana” passione per i viaggi… fin da piccola avevo sviluppato l’amore per il campeggio con i nonni, il plein air, a 18 viaggiavo zaino in spalla. A questo si è unito l’amore per gli sport all’aria aperta.
Così nel 2016 ho acquistato il mio primo camper, perché mi permetteva di andare in giro col cane, di portarmi dietro l’attrezzatura sportiva, per kite, snowboard … E il primo viaggio è stato “amore”. Un mese intero. Poi ho aumentato sempre di più la “dose” e ogni volta che tornavo mi rendevo conto
che lo facevo con la voglia di ripartire. Allora ho avuto l’illuminazione! Ho messo casa in affitto, ho venduto la macchina, e da lì è iniziato tutto … era il 21 settembre del 2018 alle ore 18».

Quindi non c’era qualcosa che ti andava stretto?

«Io amo Reggio, certo mi stava un po’ stretta, non tanto e solo per i limiti notori, ma anche per lo sviluppo della città in sé. Non so se è stata la mia sfortuna o la mia fortuna, il fatto che a livello geografico era posizionata malissimo per viaggiare … troppo lontana per andare in giro in camper, troppo cara per andare in aereo … se fossi stata in Piemonte o in Francia magari all’epoca non avrei fatto la stessa scelta… ma è stata una delle spinte fondamentali! Certo ormai mi sono innamorata dell’estero, dove c’è maggiore precisione, i servizi funzionano, però non posso dire che a Reggio non stavo bene, altrimenti non ci tornerei ogni volta a passare un po’ di tempo. Oggi torno più contenta, perché ho fatto un percorso di crescita personale e ho acquisito una consapevolezza e un’autostima tali che mi consentono di approcciarmi diversamente e guardare gli aspetti positivi».


La famiglia come ha preso la tua scelta?


«La mia famiglia è composta essenzialmente da mia madre e da mia nonna che oggi non c’è più. Lei mi ha sempre appoggiato in tutto mi ha sempre detto “fai quello che vuoi”, “se sei contenta tu”, anche perché si era rassegnata al fatto che non mi sarei sposata, ogni tanto mi chiamava per sapere se stavo bene e io le rispondevo sempre di sì.
La mamma, invece, all’inizio ci ha provato, soprattutto conoscendo tutti i sacrifici che avevo fatto per il ballo, e all’epoca stavo anche studiando per la specialistica per poter insegnare a scuola lo spagnolo. Ma poi si è rassegnata e mi ha detto le testuali parole: “Vai, tanto qualunque cosa tu ti metti in testa la fai… però per qualsiasi problema torna, non fare la forte!”».


Dove ti portano i tuoi viaggi?


«La prima volta avevo intenzione di andare subito all’estero, poi però sono rimasta in Italia sia per fare un po’ di pratica, sia perchè volevo rientrare a Natale in famiglia. Già il 26 dicembre però ripartivo, mi imbarcavo a Civitavecchia e sbarcavo a Barcellona… in quell’anno ho fatto 100 tappe mi spostavo ogni due giorni, ho fatto in senso orario tutta la Spagna e poi ho conosciuto dei ragazzi che andavano in Marocco e sono andata con loro. Dopo, è arrivato il Covid e sono rimasta “confinata” in Spagna, in Andalusia, dove sono stata ferma su un lago, tra pecore e cavalli. Dopo un mese però iniziava a scarseggiare l’acqua, il GPL, allora mi sono detta Daniela non fare l’eroina e ho trovato ospitalità in una fattoria in cambio di aiuto. Mi hanno accolto Diego e Inma a Benalup, in provincia di Cadiz, con cui ho instaurato un rapporto bellissimo. Ancora oggi siamo amici e il 14 luglio verranno a trovarmi.
Appena è stato possibile sono rientrata in Italia, l’inverno del 2020 ho girato tutta la Sicilia. Quindi, sono ripartita e ho girato Francia, Portogallo, Svizzera, Austria, Croazia, in totale 15 paesi europei più il Marocco».


Ora la domanda che in molti si fanno: come vivi?


«Di base c’era l’affitto della casa che però non è una sicurezza e mi consentiva di sopravvivere, non potevo permettermi neanche un caffè al bar. Quando sono stata proprio in difficoltà ho lavorato come animatrice nei villaggi. Un bel giorno, ho deciso di tenere una sorta di diario di viaggio, per condividere la mia esperienza con gli amici e con chi aveva la mia stessa passione, allora ho aperto una pagina Facebook. Da lì in un anno avevo 10mila followers. Poi sono arrivati Instagram, YouTube e, spinta dai miei fans, il blog, “Mollo tutto e vado a vivere in camper” in cui do consigli e racconto curiosità
della vita in camper, aiuto chi vuole viaggiare risparmiando tempo, soldi ed evitando brutte soprese, faccio consulenze personalizzate e testo i prodotti delle aziende del settore, scrivendo pubbliredazionali e recensioni. Ho ideato anche una card che dà diritto ad una serie infinita di sconti ai miei followers».

Sei diventata un fenomeno social …


«Mi definisco più una “nomade digitale”. Certamente non sono diventata miliardaria, ho maggiori entrate ma anche maggiori uscite perché il blog va curato, costa, landing page, upgrade, plug in, ecc.
È un lavoro che amo ma che mi occupa tantissimo tempo, spero in futuro di rendere tutto il business scalabile e automatizzato, per recuperare la mia libertà, perché ho mollato tutto proprio per la libertà, quando ho deciso che non dovevo più vivere per lavorare ma il contrario…».

Ti senti mai sola?

«Non sono sola, ho Spritz! Se devo essere onesta all’inizio ero un po’ nella fase in cui la solitudine mi
pesava a volte, cercavo di trovare un appiglio, compagnia durante i viaggi ma giusto un pizzico. Adesso non più. Per me il divertimento è viaggiare, lo scrivo anche nel sottotitolo del mio libro
“Un viaggio in solitarietà”, una licenza poetica che mi sono presa per raccontare come vivevo prima la solitudine e di come ho stravolto questo concetto oggi».

Cosa racconti nel tuo libro e quando la presentazione?


«Il libro è uscito il 21 giugno. È una sorta di autobiografia ma non tradizionale, dove racconto una giornata in camper da quando mi sveglio a quando vado a dormire. In ogni momento della giornata succede qualcosa, un aneddoto, un flashback che mi consente di parlare di uno degli aspetti della vita che io ho stravolto grazie al mio percorso. Così mi ritrovo a parlare della solitudine, della paura del giudizio degli altri, del futuro, dell’amore, della famiglia. È un libro col quale voglio trasmettere a più persone possibili le esperienze che hanno stravolto la mia vita in positivo, affinchè possa servire da stimolo, offrire degli spunti per riflettere sul proprio modo di vivere, sulla propria felicità. Il titolo è infatti “La felicità è una conquista”, non la felicità è vivere in camper, perché ognuno deve perseguire la propria felicità e la deve perseguire ad ogni costo. Il mio sogno è avere un mondo pieno di persone felici, e non è un’utopia perché se lo sono diventata io lo possono diventare tutti. La prima presentazione ufficiale sarà alla libreria Ave-Ubik il 6 luglio alle 18:30, poi il 9 qui al Free Spirit e il 24 da Malavenda Cafè».


Ti sei mai pentita?


«Mai. Sapevo che sarebbe stata difficile, ma non sapevo quanto, perché è tosta! Affrontare le vicissitudini mie, del mio camper e del mio cane in giro per il mondo, quando non hai un posto, un riferimento fisso e ogni giorno è tutto nuovo, avevo sottovalutato quanto potesse essere dura, soprattutto per come viaggio io “in libera” e non in modo stanziale. Adesso ho la forza fisica e mentale per affrontare tutto magari tra dieci anni non lo so. Se mi chiedi se lo farò per sempre non ti so rispondere, perché il mio motto è vivere nel “qui e ora” come mi ha insegnato la filosofia buddista che mi ha cambiato la vita».

Consiglieresti di intraprendere il tuo percorso? O non è per tutti?


«Non è per tutti. Questo stile di vita in camper non è per tutti, mollare tutto non è per tutti, cambiare città non è per tutti. Chi vuole comprare un camper magari può fare una consulenza con me (ndr risate) così vediamo insieme quali sono le attitudini, le necessità, i desideri … Ma battute a parte, consiglio a
chiunque di fermarsi, di prendersi del tempo per farsi delle domande, di ascoltarsi veramente perché il cuore non sbaglia mai e capire qual è la propria strada per la felicità».

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