Oppido, Mazzeo: «L’Ospedale di comunità offre meno della Lungodegenza»

«L’Ospedale di comunità fondamentalmente, da quello che ne ho potuto leggere, è meno di quello che c’è oggi, cioè la Lungodegenza. Perché, se oggi la Lungodegenza è un reparto, con tanto di medici, l’Ospedale di comunità verrà gestito da infermieri. Ci sarà un solo medico responsabile della struttura, una sorta di direttore sanitario che gestirà il presidio, ma fondamentalmente sarà tutto a prevalenza infermieristica. Pertanto, va da sé che persone che hanno bisogno di assistenza medica con ricovero, non potranno averla, mentre la Lungodegenza, anche se non ci sono sale operatorie e la Rianimazione, comunque rimane un reparto vero e proprio». Con queste parole, Margherita Mazzeo, portavoce del Comitato 19 febbraio in difesa dell’ospedale Maria Pia di Savoia di Oppido Mamertina, interpellata da Ilreggino.it, commenta quanto stabilito per il nosocomio dal Piano di potenziamento e valorizzazione presentato nei giorni scorsi dal consigliere regionale Domenico Giannetta.


«Intanto non ci sono i fondi – ha continuato Mazzeo – quindi, viene prevista la creazione di queste cattedrali nel deserto, però poi di fatto non è messo in conto come verranno gestite: con quali fondi, con quale personale e quant’altro. L’ospedale di zona disagiata invece, ci avrebbe permesso di avere un presidio di gestione dell’emergenza/urgenza, quindi un Pronto soccorso di base, per gestire appunto le emergenze. Ciò significa che, le persone venivano portate nel nostro ospedale con l’ambulanza o vi si recavano da sole, e venivano quanto meno stabilizzate, per poi decidere dove trasferirle. Per far riconoscere l’ospedale di Oppido quale presidio di zona disagiata – ha continuato la portavoce del Comitato – ci sono tutti i requisiti tecnici, dal momento che non bisogna considerare solo il perimetro dall’ospedale allo spoke di riferimento, ma tutto il territorio servito. Se prendiamo ad esempio paesi vicini, quali Delianuova o la stessa frazione montana di Oppido, Piminoro, parliamo di oltre 60 minuti per raggiungere l’ospedale spoke di Polistena e sfido chiunque a farlo in meno tempo, magari d’inverno, in una giornata particolarmente piovosa e con le nostre strade dissestate».


Margherita Mazzeo si è poi concentrata sull’utilità, in questo contesto, dell’elisoccorso. «Poteva essere complementare all’ospedale di zona disagiata – ha spiegato – ma da solo a che cosa serve? A nulla. Perché non è che mi reco sulla pista dell’elisoccorso e dico che ho un infarto in corso chiedendo di venire portata in ospedale per essere operata. L’Ospedale di comunità, peraltro, non è stato previsto ora. A suo tempo è stata fatta una mappatura e la scelta è ricaduta su Oppido, perché si tratta di vecchi ospedali, o dismessi completamente o che comunque possono essere recuperati con minor prezzo, quindi, non hanno previsto proprio niente adesso. Oltre a questo, non è nemmeno una conseguenza del fatto che non è stato trasformato in ospedale di montagna o di zona disagiata, perché i fondi sono stati previsti molto prima di febbraio».


Margherita Mazzeo fa riferimento alla deliberazione dell’allora commissario straordinario dell’Asp di Reggio Calabria Gianluigi Scaffidi, avente a oggetto “Programmazione e approvazione interventi per l’Asp di Reggio Calabria del Piano nazionale di resilienza e resistenza previsti dalla Missione 6 Componenti 1 quali opere per l’integrazione dell’assistenza socio-sanitaria” del 3 marzo 2022, che aveva individuato, nell’ospedale di Oppido Mamertina, il presidio ottimale per realizzare un’Ospedale di comunità, prevedendo un finanziamento di 2.321.734 euro.

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