domenica,Aprile 28 2024

STILI & TENDENZE | Archeotrekking: un viaggio emozionante nella storia di Reggio

La passeggiata archeologica immerge i partecipanti nella cultura millenaria della città. Ne parliamo con Domenico Guarna de Il Giardino di Morgana

STILI & TENDENZE | Archeotrekking: un viaggio emozionante nella storia di Reggio

C’è un nuovo modo di vivere la città, conoscerne la storia, gli aspetti culturali più nascosti, immergendosi direttamente nei suoi tesori attraverso una camminata dolce e una guida competente che sazi la sete di sapere di cittadini e turisti, vivendo al contempo un’esperienza di benessere mentale e fisico. È l’archeotrekking, formula turistica, evoluzione dell’escursionismo e del trekking urbano, che ha preso piede anche da noi, mostrando con itinerari suggestivi ed emozionanti a piedi le bellezze di Reggio, spesso sconosciute agli stessi reggini, grazie all’attività dell’associazione Il Giardino di Morgana e del suo presidente Domenico Guarna.

Quando nasce l’Archeotrekking a Reggio Calabria?

«Il progetto di archeotrekking è quello che ha fatto nascere Il Giardino di Morgana nel 2016. L’idea era quella di proporre percorsi di trekking urbano, in città, nei borghi o alla scoperta di paesi fantasma, che si concentrassero sugli elementi archeologici o storici senza tralasciare l’elemento paesaggistico e il mito. L’associazione culturale, poi, negli anni è diventata un’attività lavorativa vera e propria, in cui ho cercato di coniugare passioni e competenze, essendo uno storico e guida escursionistica associata ad Aigae, con il fine di promuovere quanto di bello abbiamo a Reggio Calabria».

Quali percorsi vengono effettuati?

«Il progetto in città prevede un percorso che inizia nella parte alta di via Giulia, scende verso il parco Griso-Laboccetta, si collega con tutti gli altri siti del Lungomare Falcomatà, approfondendo anche questo affaccio meraviglioso sullo Stretto, i miti, le leggende e la natura stessa del nostro lungomare, per poi concludersi al Castello Aragonese. Sulla base di questo progetto, erano nate anche collaborazioni con il museo archeologico per realizzare un trait d’union tra le collezioni del museo e i reperti che si trovano all’esterno, come, ad esempio, la tomba ellenistica, ritrovata proprio nell’area dove oggi sorge palazzo Piacentini. I percorsi di archeotrekking vengono svolti anche nei borghi, come Pentedattilo, La Pietrosa, l’Amendolea e di recente abbiamo riproposto “Torre Cavallo al Tramonto”, un cammino in natura sospeso tra cielo e mare, realizzato con le suggestioni del tramonto sullo Stretto».

Sono diversi dai “Cammini in natura”?

«Ho cercato di diversificare i due filoni, da una parte l’archeotrekking che in genere prevede delle camminate più brevi, dall’altra i cammini in natura realizzati prettamente in contesti naturali di pregio. Si tratta di escursioni con vari livelli di difficoltà che richiedono un abbigliamento e un equipaggiamento adatto, come ad esempio, Roghudi Vecchia, Le Rocche di Prastarà, Oppido Vecchia. Ma la differenza è spesso sottile e legata all’elemento chilometrico. Perché anche l’archeotrekking, come i “Cammini in natura” coniuga l’elemento storico, paesaggistico e naturalistico nella medesima escursione. Spesso collaboriamo con Alessandra Muscatello che è una guida turistica abilitata con la quale cerchiamo di fare questi scambi, mescolando l’elemento naturalistico con quello museale, o, anche con altre associazioni come Calabria Dietro le Quinte e Calabria Experience. Il fine è sempre quello di non offrire un solo pezzetto del racconto ma un racconto a più voci».

Le prossime escursioni?

«Oltre al percorso in città e alla riproposizione del percorso di “Torre Cavallo al tramonto”, a breve riprenderemo anche con le escursioni nell’area grecanica. In particolare, nei borghi di Gallicianò, Amendolea e Roghudi, sia con l’archeotrekking che con i Cammini in natura.
I mesi autunnali infatti sono il periodo migliore per organizzare queste attività. Chi è interessato può trovare tutte le info sui percorsi direttamente sul sito de I giardini di Morgana e sulla pagina Facebook».

Un modo per riscoprire Reggio anche per i reggini?

«La finalità ultima dell’archeotrekking è quella ovviamente di trasmettere non solo quel minimo di conoscenza che una guida può trasmettere ma la curiosità. Ho sempre pensato che è la curiosità la molla che fa coltivare la voglia di conoscere. E anche quando l’escursione è finita, è la stessa curiosità che fa scattare la voglia di divulgazione. A noi reggini spesso è mancata proprio la voglia di conoscere e farci conoscere, vittime del racconto triste “a Reggio non c’è niente”. Invece poi ci accorgiamo che c’è tantissimo. C’è un buon riscontro, tra i giovani, ad esempio, nelle attività con le scuole. È affascinante osservare le loro reazioni quando attraverso i racconti dei miti dello Stretto, come Colapesce che è quella che li fa rimanere incantati, scoprono la città, si incuriosiscono e fanno domande. Il fine è sempre quello: destare curiosità, stimolarla, e in uno step successivo, grazie alla conoscenza e alla divulgazione della conoscenza, dai più piccoli ai più grandi, incentivare per questa via il necessario orgoglio di appartenenza alla nostra terra».

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