sabato,Aprile 27 2024

Guerra in Medioriente, il Coordinamento Pro Palestina di Reggio: «Fermiamo il genocidio»

Il giornalista Bassam Saleh: «Migliaia di persone che lasciano le case per le bombe, vanno verso il sud e vengono bombardate dall'aviazione di Israele. Non vengono rispettate neanche le leggi della guerra».

Guerra in Medioriente, il Coordinamento Pro Palestina di Reggio: «Fermiamo il genocidio»

In strada a Reggio Calabria per rinnovare il sostegno al popolo palestinese, per ricordare che «ci sono un aggressore e un aggredito da 75 anni – per testimoniare – la disapprovazione contro il comportamento complice del governo verso Israele». “Fermiamo il genocidio del popolo palestinese” è il titolo del partecipato presidio solidale, ieri pomeriggio, davanti alle scale del teatro Cilea, organizzato dal coordinamento Pro Palestina di Reggio Calabria.

«Non potevamo rimanere in silenzio davanti alla nostra vergognosa connivenza del nostro apparato istituzionale – ha chiarito il coordinatore Simone Alecci – Basterebbe fare due passi verso il consiglio regionale: dopo il fatti del 7 ottobre è stata appesa una bandiera di Israele. Su iniziativa del presidente Mancuso. Dunque le istituzioni hanno approfittato di avvenimenti che rappresentano più una controffensiva (visto ciò che è successo negli ultimi 75 anni: dal 1948, per non parlare del 1967 e dell’occupazione militare) per difendere, ancora una volta, non lo stato di Israele, ma il sionismo che è cosa ben diversa, è un’ideologia criminale in tutte le se eccezioni, un’ideologia che si afferma attraverso le occupazioni, per presupposti religiosi e suprematisti, di un territorio che a Israele non è mai appartenuto se guardiamo attentamente alla storia. Israele è il principale nemico della questione palestinese.


Tutto ciò non finirà se non si riconosce la sovranità del popolo palestinese, se non si riconoscono i diritti negati. Oggi non è che un genocidio che si manifesta non solo attraverso la cancellazione culturale di un popolo, ma attraverso azioni criminali che restano incensurate, anche da parte dei media che un tempo cercavano di filtrare informazioni che oggi sono evidenti, le conosciamo e le vediamo tutti». Ricorda la vicenda di persone come «Patrick Zaki che adesso viene abbandonato da chi ne ha fatto un vessillo di libertà e di resistenza alle dittature, e oggi non può presentarsi al solone del libro, come altre non possono presentarsi a manifestazioni di interesse nazionale perchè rischierebbero di scaldare il clima, anche una scrittrice palestinese non può essere premiata per le condizioni geopolitiche in Oriente al salone di Francoforte.

È importante essere qui per non cedere a quella forma di ricatto che è il passaporto della condanna a terrorismo. Scusa che viene usata per indebolire la causa palestinese. L’Italia non deve mandare aiuti militari in Israele, né finanziare questa guerra perché questo vorrebbe dire essere complici. Ci sono già 11mila morti e più di 30mila sfollati a Gaza, un milione e mezzo spostati da Gaza. Sono più di 4.000 i bambini uccisi, ogni bambino aveva una vita, non sono numeri. Noi non ci fermeremo, ma quello che stanno facendo non è difesa ma è lo stermino di un popolo».

I massacri

È uno scenario apocalittico quello dipinto dai giornalista palestinese Bassam Saleh, collegato online: «Missili americani che tagliano le terre: è questo il massacro dell’esercito di Israele contro i palestinesi di Gaza che non ha nessun motivo di essere. Davanti al silenzio mondiale dell’Onu, del consiglio di sicurezza, nè l’Europa, né l’Occidente riescono a fermale un criminale come Netanyau che fa questo contro i cittadini di Gaza. Migliaia di persone che lasciano le case per le bombe, vanno verso il sud e vengono bombardate dall’aviazione di Israele. Non vengono rispettate neanche le leggi della guerra. Ci sono 2 milioni e mezze di persone a Gaza senza cibo, senza elettricità, senza ambulanze e ospedali in attesa che qualche bomba cada sulle loro teste. La responsabilità è americana, prima di tutto e israeliana poiché loro sono i veri massacratori del popolo palestinesi. Tocca a tutto il mondo muoversi, a tutte le donne e gli uomini liberi alzare la voce, anche nei confronti dei governi locali per dire basta allo sterminio di un popolo sotto gli occhi di tutti. Le richieste sono cessare il fuoco subito per salvare ciò che si può salvare e mandare subito gli aiuti umanitari e chiedere a Israele il ritiro dai territori occupati nel 1967. Questo è il cancro che ha causato tutte le disgrazie: sì a uno stato palestinese riconosciuto come tutti gli altri stati del mondo».

La testimonianza

E poi la vivida testimonianza di Kharim, un ragazzo calabro palestinese, la madre è di Santa Caterina, al confine tra Reggio e Catanzaro, il papà di un paesino della Cisgiordania: «La Palestina è molto simile alla Calabria, la ricchezza più grande sono gli alberi di ulivo, il terreno, la famiglia, la famiglia numerosa. Come in Calabria quando si stava bene, non economicamente ma da altri punti di vista. Qui in Calabria il colonialismo è arrivato in modo più subdolo, almeno in Palestina abbiamo la possibilità di combattere, quello che è arrivato qui e in tutto il Sud dell’Europa ha una forma peggiore: qui comanda l’economia.

Sono arrivato ad Hamman dove viveva una parte della mia famiglia e siamo scesi in Palestina, pensavo di essere tornato in Calabria, uno stile di vita molto semplice, lontano da esagerazioni di tipo economico, si viveva con quel poco terreno che era rimasto. Le persone erano tranquille, ma nonostante tutto già nel 2015 non c’era pace. Io stesso mi sono visto puntare contro un fucile perchè la terra di mio padre in parte è occupata, soprattutto la parte che affaccia sul mare. Tel Aviv sta a pochi chilometri dal paesino di papà. Immaginate se abitando in un piccolo paese dovessero venire, prendervi la terra, entrare a casa vostra a qualsiasi ora, supportati dall’esercito perchè questo succedeva nel 2015 e anche prima e sta succedendo adesso».

Le iniziative del Csoa Cartella

Rosalba Marotta, del Csoa Cartella annuncia per oggi la proiezione al centro sociale il film di un palestinese che si chiama “Amore, furti e altri guai”, alle 18.30. Il prossimo 23 novembre ci sarà un filmaker che è anche uno scrittore Marco Pirrello che presenterà il libro “Inquadrando Palestina”, un diario di viaggio a Gaza fatto nel 2022. E il 7 dicembre la fumettista monzese che viene a presentare il fumetto “Tracciato Palestina” e il 16 dicembre la presidente onoraria della Mezzaluna rossa palestinese Patrizia Cecconi.

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