Reggio, 28 anni fa la morte del capitano De Grazia. Barillà: «Chi sa parli»

Era la notte tra il 12 e 13 dicembre 1995 quando, in circostanze mai pienamente chiarite, morì il capitano di Fregata Natale De Grazia, elemento di punta del pool ecomafie della Procura di Reggio Calabria, collaboratore del sostituto procuratore Franco Neri, che stava indagando scrupolosamente sulle presunte navi dei veleni affondate anche nei mari calabresi. Il suo decesso avvenne mentre si stava recando dalla Calabria alla Liguria per attività investigative legate proprio a quelle indagini. Al caso è stato dedicato un “reading concert” a cura di Andrea Carnì, ricercatore e docente universitario, introdotto da Nuccio Barillà, esponente storico di Legambiente, il quale (in rappresentanza dell’associazione) consegnò alla Procura di Reggio Calabria l’esposto che diede il via alle indagini sulle “navi a perdere”.

«E’ importante a distanza di anni mantenere la memoria e ricordare chi è caduto in difesa del mare e della legalità – ha ribadito l’ambientalista reggino – Vogliamo che si faccia chiarezza rispetto alla sua morte e vogliamo che si tolga dalla mente dei cittadini che abitano in Calabria l’idea che nel proprio mare ci possano essere dei rifiuti. Oggi c’è bisogno che chi sa dica qualcosa, che lo Stato faccia delle cose serie per dare tranquillità alla gente e impegnare i cittadini a difendere il mare, che può essere bellezza e ricchezza su cui puntare per un’economia diversa».  

Sulla vicenda delle presunte “navi a perdere” le novità sono poche ma interessanti, come ha ricordato il ricercatore Carnì. «Abbiamo le divisioni dei servizi che seguono in modo diverso il tema e vanno su direzioni diverse – ha espresso – Questo è un elemento interessante che emerge da documenti declassificati ma non del tutto. E’ necessario continuare a declassificare la documentazione in questione».

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