Reggio, all’Ic “Radice Alighieri” di Catona un convegno per celebrare la Giornata della memoria

Ieri, con un importante convegno tenutosi all’Istituto comprensivo Radice Alighieri di Catona, rappresentato dal suo dirigente scolastico Simona Sapone è stata celebrata la Giornata internazionale della memoria, in commemorazione delle vittime della Shoah. Hanno partecipato al convegno nella qualità di relatori: Eliana Carbone, presidente del Satellite dei Diritti Umani del Lions Club Carate Brianza Cavalieri e Vincenzo Guerrisi, presidente dell’associazione culturale Domenico Rocco Guerrisi. Era inoltre presente Fortunella Tramontana, referente area legalità per l’I.C. Radice Alighieri. 

Simona Sapone nei suoi saluti ha ricordato l’importanza della giornata del 27 gennaio, che l’Italia ha formalmente istituito come giornata commemorativa, con Legge 211 del 20/07/2000, perché il 27 gennaio del 1945 le truppe dell’Armata Rossa o della 60° armata del 1° Fronte Ucraino, guidate dal maresciallo Ivan Konev, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz, rivelando dalle testimonianze dei sopravvissuti e dagli strumenti di tortura ivi scoperti, l’orrore dell’annientamento degli indesiderabili, termine comprensivo oltre che degli ebrei, anche degli oppositori politici e gruppi etnici come i room, sinti, jenish, gruppi religiosi come i testimoni di Geova e pentecostali, gli omosessuali, i malati di mente e i portatori di handicap. 

Il dirigente scolastico dell’I.C. Radice Alighieri, sempre puntualizzando l’importanza dell’educazione scolastica nei confronti di argomenti e periodi storici così determinanti, ha passato la parola a Eliana Carbone, che relazionandosi con gli alunni ha ricordato loro che il Giorno della memoria è anche una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno per commemorare le vittime della Shoah come statuito con risoluzione 60/7 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 1 Novembre 2005. Carbone a questo punto ha riferito agli studenti degli avvenimenti più importanti della Shoah che nella sua accezione più ampia ricomprende non solo il piano di eliminazione sistematica degli Ebrei che vivevano sul suolo tedesco o su quello occupato dalla Germania, ma anche la legislazione antiebraica applicata in Germania nel 1935 con le Leggi di Norimberga e in Italia nel 1938 con le Leggi Razziali, essendo stato lo sterminio degli ebrei soltanto il punto di arrivo di un processo iniziato con la limitazione dei diritti e l’esclusione dalla vita pubblica.

«Con due distinti provvedimenti legislativi, la Legge della Cittadinanza del Reich e la Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, varate nella Germania Nazista nel Settembre del 1935 – ha spiegato Carbone agli allievi- si posero le basi giuridiche per la persecuzione sistematica degli ebrei in Germania. In particolare – ha continuato – secondo la legge si consideravano Ebrei coloro che avevano tre o più nonni nati nella comunità religiosa ebraica e gli Ebrei tedeschi non venivano più considerati cittadini ma “sudditi dello Stato”, mentre chi aveva soltanto uno o due nonni nati nella comunità religiosa ebraica era considerato di “razza mista”.  Non aveva alcuna importanza – ha precisato Carbone – se queste persone non avevano legami religiosi e culturali con la comunità ebraica perché magari si erano convertiti dal Giudaismo al Cristianesimo». Carbone concludendo la sua relazione ha fatto un excursus storico del periodo che va dagli anni precedenti la Seconda Guerra Mondiale fino alla liberazione dell’Italia il 25 aprile del 1945, alla resa della Germania dell’8 maggio del 1945 e quella del Giappone del 2 settembre del 1945, sottolineando come per diretta conseguenza della Shoah vi sono stati 15 milioni di morti di cui 6 milioni solo ebrei.

Vi è stato, infine, l’intervento di Vincenzo Guerrisi che ha relazionato agli studenti sugli avvenimenti che portarono alla morte di suo nonno Domenico Rocco Guerrisi per nazi-fascismo. Guerrisi ha riportato: «Sono passati 81 anni da quando il soldato Domenico si allontana dalla sua famiglia dalla sua città, gli aspettano 30 mesi d’inferno, viene deportato nei campi di concentramento di Dachau, Buchenwald, Ohrdruf e Buchenwald, numero di matricola 54230, 101.172 e 106.504. La Seconda guerra mondiale è stato il più grande conflitto armato della storia e costato all’umanità sei anni di sofferenze, distruzioni e massacri. Costituisce fatto notorio, del resto, che gli Imi (Internati militari italiani) – non a caso denominati “schiavi di Hitler” – erano coattivamente pestati dal Terzo Reich. Il soldato Domenico Rocco Guerrisi è deceduto a 23 anni, tra gennaio e aprile del 1945, con migliaia di deportati. Nei documenti di Dachau e Buchenwald il cognome è stato storpiato in Waris-Varis, Gvarisi-Guarisi, Guerresi.

È perciò probabile che nell’aprile 1945 Domenico sia stato costretto dai nazisti a lasciar il campo in una delle marce della morte a piedi o in treno e che in essa sarebbe finito eliminato. Gli sono state conferite la Medaglia Croce al merito di Guerra e la Medaglia d’Onore alla memoria con riferimento sia agli Internati Militari Italiani sia ai civili. La morte di mio nonno, durante la seconda guerra mondiale, così prematura – ha detto Vincenzo Guerrisi – ha lasciato un enorme vuoto nella nostra famiglia così come sarà successo in innumerevoli famiglie ed è per questo che bisogna sempre ricordare la catastrofe del genocidio perpetrato dai nazisti e dai fascisti affinché ci sia da monito per non ricadere negli stessi errori». Il convegno si è concluso vedendo una grande partecipazione ed un grande coinvolgimento da parte degli studenti delle terze medie dell’I.C. Radice -Alighieri di Catona.

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