Reggio, il Kiwanis Club Juppiter dona oltre 200 libri alla biblioteca del carcere minorile di Catanzaro

Sono oltre duecento i volumi che il Kiwanis Club Juppiter Reggio Calabria ha donato, attraverso una raccolta sul territorio, alla biblioteca del carcere minorile di Catanzaro. Un obiettivo, quello che si era prefissato il club presieduto dall’avvocato Giuseppe Gentile ad avvio di anno sociale, raggiunto grazie alla collaborazione dei soci e alla sensibilità delle tante persone che hanno risposto positivamente e concretamente all’iniziativa.

«Siamo fieri di contribuire, nel nostro piccolo, con questa donazione al cambiamento rieducativo di tanti giovani ospitati dall’Ipm – afferma il presidente Gentile -. Cambiamento che, siamo convinti, solo la cultura può aiutare a raggiungere. Ringraziamo tutti coloro che hanno dimostrato grande coinvolgimento e sensibilità non solo sul territorio locale ma anche e soprattutto nelle regioni del Nord Italia. Con questo gesto andremo a potenziare la biblioteca dell’Istituto Penale per i Minorenni di Catanzaro, unica struttura nella nostra regione. Ringrazio inoltre per l’ottima riuscita dell’iniziativa – spiega ancora il presidente Gentile – il dott. Santo Versace che ha donato tra l’altro anche alcune biografie sulla storia della propria famiglia, dimostrando ancora una volta grande sensibilità, e i sacerdoti delle parrocchie di Reggio Calabria che hanno contribuito a diffondere la notizia di questa raccolta tra i fedeli».

Il direttore dell’Istituto Penale per i Minorenni di Catanzaro Francesco Pellegrino esprime la sua «gratitudine nei confronti del Kiwanis Club Juppiter Reggio Calabria per l’attenzione rivolta ai giovani della struttura. La Biblioteca in carcere, prevista dall’ordinamento penitenziario, rappresenta un importante strumento di apprendimento, di riflessione, di scambio relazionale, di elaborazione e sviluppo della creatività soggettiva e di gruppo, di proiezione verso il mondo esterno. Grazie alla lettura, attraverso la sua funzione autoriflessiva e metacognitiva, il detenuto compie un processo interpretativo e riflessivo di alto valore formativo, diventando uno strumento di evasione, di arricchimento e cura di sé». 

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