sabato,Aprile 27 2024

Giornata delle memoria e dell’impegno, gli studenti di Gioia Tauro e San Luca “alla scoperta del volto di Polsi”

Gli Istituti comprensivi "Pentimalli" e San Luca-Bovalino, hanno avviato un progetto comune atto a capire e sconfiggere il fenomeno criminale

Giornata delle memoria e dell’impegno, gli studenti di Gioia Tauro e San Luca “alla scoperta del volto di Polsi”

Anche l’Istituto comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” di Gioia Tauro é stato attivamente presente – il 21 marzo a Roma – alla tanto attesa “Giornata della memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Un appuntamento, questo, che parte dal lontano 1996, mentre nel 2017 lo Stato Italiano ha riconosciuto – e di conseguenza istituzionalizzato – con la Legge n. 20 dell’8 marzo, quale segno di apprezzamento dell’alto valore morale del grande progetto avviato da “Libera”: l’operosa associazione di promozione sociale audacemente intenta, da tempo, a realizzare e diffondere – su tutta la realtà nazionale – significativi percorsi educativi e formativi sui temi concernenti il potere delle mafie.

La manifestazione di quest’anno – giunta, precisamente, alla sua ventinovesima edizione – si è rivelata come una rinnovata e feconda occasione, che ha consentito di condividere l’intensa esperienza insieme alla più ampia e diversificata rete delle realtà associazionistiche e – in modo particolare – delle istituzioni scolastiche italiane appartenenti a ogni ordine e grado. Il lungo corteo è stato dunque arricchito anche dalle allieve e dagli allievi della Scuola “Pentimalli”, la cui vivace rappresentanza ha attraversato le principali strade della capitale, da piazza dell’Esquilino al Circo Massimo, al fianco del dirigente scolastico, Domenico Pirrotta, e delle docenti di riferimento, Daniela Agresta e Gloria Caruso.

Visivamente eloquenti sono stati i messaggi, veicolati dagli studenti attraverso l’utilizzo degli approntati e distintivi striscioni: “I. C. Pentimalli, Gioia Tauro. Roma città libera. No alla mafia. III G – B”. E’ importante e del tutto indicativo mettere in evidenza che, la presenza all’importante evento ha contemporaneamente coinciso con un’altra prevista manifestazione, vale a dire quella tenutasi a San Luca. Nel contesto di essa una diversa rappresentanza della stessa Istituzione scolastica “Pentimalli”, invitata dall’associazione organizzatrice denominata “Connessi in divisa”, ha fatto risuonare alto e tonante – insieme agli allievi dell’Istituto comprensivo “San Luca/Bovalino” – l’audace grido contro la criminalità organizzata: “Liberi per costruire il futuro”.

Le altezze e la profondità dell’incontro è possibile individuarle e riassumerle nelle succinte e significative parole riferite dalla docente Francesca Moricca, intervenuta per sottolineare la connotazione distintamente educativa dell’iniziativa, volta a incoraggiare la popolazione studentesca a esplorare e avviare percorsi di consapevolezza delle radici identitarie, capaci di ricondurre – attraverso il recupero e la riqualificazione del patrimonio storico e letterario calabrese – alla grande e centrale sfida dell’impegno critico contro la criminalità organizzata: «Ed infatti gli studenti hanno fatto rumore con la cultura e quindi cambiando aspetto delle mafie; ricordando e narrando lo scrittore Corrado Alvaro e tracciando un percorso di costruzione di un futuro diverso, e ponendo fine al silenzio che uccide e priva di libertà. Parole dell’autore san luchese, tratte dall’avventura Quasi una vita, citazioni di frasi, di Gente in Aspromonte, canti dedicati alla Madonna di Polsi e tradotti dal dialetto all’italiano e in inglese, visione di cortometraggi come quello della biblioteca dedicata al brigadiere Carmine Tripodi narrato dagli alunni della scuola primaria di San Luca».

A ben riflettere la concomitanza dei due summenzionati incontri – vale a dire quelli svoltisi, nello stesso tempo, a Roma e a San Luca – non appare per niente causale, dal momento che si contestualizza all’interno dell’ampio e strutturato progetto scolastico significativamente denominato “Alla scoperta del Volto di Polsi”, che ha visto impegnati in una pratica di conoscitiva cooperazione e feconda collaborazione l’Istituto Comprensivo 1 “Francesco Pentimalli” e l’Istituto comprensivo “San Luca/Bovalino”. Ciò che ci si propone di raggiungere trova la sua ragione di essere nell’organizzazione e nella diffusione del più grande processo di decostruzione pregiudiziale concernente il quadro socio/ambientale della stessa realtà polsiana. La finalità di fondo è più propriamente quella di ingenerare una nuova prospettiva di approccio osservativo alle situazioni, liberandole dall’annoso e complesso fenomeno della costruzione sociale dello stigma ‘ndranghetista – spesso intenzionalmente rafforzato – per narrarle sotto una nuova luce, capace di restituire dignità storica e socio/antropologica agli eventi del passato e del presente, a partire dal recupero della più profonda spiritualità mariana, da sempre intesa e autenticamente vissuta anche come possibile via di speranza e di riscatto.

Si tratta più propriamente di un imponente tentativo di ricomprendere la realtà sociale e culturale, custodendo e valorizzando la memoria di riti e di consuetudini di una religiosità popolare – di cui la pietà mariana costituisce, appunto, la parte indubbiamente prevalente – che si rivela essere una non comune forma d’inculturazione del cristianesimo, ancora oggi attendente di essere valorizzata nella sua indubbia carica liberatrice e socio/trasformatrice. Del resto è in questa direzione di senso che vanno le convincenti considerazioni che il dirigente scolastico, Domenico Pirrotta, ha inteso formulare e consegnare alla giornalista Annachiara Valle, di Famiglia Cristiana: «Noi vogliamo liberare Polsi dalle mafie e scoprire il volto, di fede, storico, paesaggistico, di libertà. Vogliamo occupare Polsi con i ragazzi».

E’ altresì opportuno mettere in evidenza che la questione del rapporto sussistente tra la percezione delle più specifiche realtà – a partire da San Luca – e la loro diffusa e travisata rappresentazione narrativa, costituisce uno degli aspetti nodali dell’impegno intellettuale di Corrado Alvaro, che appunto per questo si è sentito sollecitato ad affrontare una vera e propria sfida anche sul fronte della comunicazione, nel tentativo d’indicare che certe usanze e finanche superstizioni lasciano cogliere tratti molto più profondi dell’esistenza: «Ho dovuto accennare a queste cose, perché è in esse il senso più riposto della chiusa Calabria; con la conoscenza di esse, come con un formulario, ci si rende conto dei caratteri a prima vista poco salienti, si penetra il senso della vita di questa regione in contatto continuo con la natura e i misteri».

Tenendo conto di questa consistente prospettiva di senso, l’impegno che il progetto “Alla scoperta del Volto di Polsi” ha in definitiva inteso portare avanti, attraverso la realizzazione di diversi e qualificati incontri/dibattiti tenutisi tra San Luca e Gioia Tauro, ha come suo intento – oltre a quello, ovviamente, di non perdere mai di vista l’uso di un atteggiamento critico contro le perverse forme della stessa criminalità – quello di proporre una vera e propria alternativa alla consuetudine di richiamare l’attenzione pressoché esclusivamente sul male che talune situazioni particolari restituiscono, mentre propone uno sguardo di visione interpretativa rinnovata e globale sui saperi del Santuario mariano, come pure della Calabria e della più ampia civiltà del Mezzogiorno. E’ appunto per questo indicata la necessità di presentare un nuovo quadro, fatto di definizioni e d’interventi, fondati sul rispetto della storia, dell’antropologia e della spiritualità, dunque sulla ricerca a servizio di un’unitaria e più coerente verità.

Si tratta di una responsabilità chiaramente indicata dalle parole della docente Francesca Moricca, fondamentale figura di riferimento che ha pensato e fortemente voluto il suindicato progetto, nei confronti del quale ha profuso un impegno incessantemente operoso, strutturando il complesso delle attività organizzative e i correlati ed essenziali aspetti di natura didattico/culturale, grazie alla notevole sensibilità intellettuale e a una fede pensata e coerentemente testimoniata: «Il progetto si è sviluppato già in tre incontri, auspicando ed augurando con le parole dell’autore calabrese la libertà di costruire il proprio futuro, con la schiena diritta, reclamando per primi un cambio radicale dei codici di lettura dei bisogni del territorio, dando prova che la Calabria è in grado di costruire il suo futuro nella normalità, sconfiggendo definitivamente i condizionamenti della ‘ndrangheta e le suggestioni del populismo e del sovranismo. Solo in questo modo avremo finito di aumentare la lista delle vittime per mafie».

In ultima analisi è da considerare importante mettere in evidenza che, l’adesione a tutti gli importanti eventi partecipativi, rientrano in un fondamentale punto di approdo di molteplici metodologie – di natura didattica e culturale – attraverso le quali l’Istituto Comprensivo 1 “Pentimalli” ha inteso avviare e consolidare un vero e proprio stile di apprendimento, volto tra l’altro a esplorare criticamente le ragioni e le forme del fenomeno criminale come un indispensabile esercizio disciplinare. Il proposito si lascia cogliere nella possibilità di favorire il contrasto a ogni forma di violenza, attraverso una più corresponsabile e più attiva partecipazione a tutte quelle propositive iniziative che possano da una parte consentire di acquisire conoscenze per una lettura critica del territorio, dall’altra di assumere una logica comportamentale formante cittadini liberi e socialmente coinvolti – oltre che eticamente responsabili – per la costruzione di una società civile migliore.

Un notevole ed esperienziale percorso, questo, che trova la sua matrice ispirativa nella visuale pedagogica strutturata e indicata dal dirigente Pirrotta, costantemente impegnato a consolidare la consapevolezza che l’educazione costituisca un’esperienza di permanente formazione, attraverso il suo incessante perpetuarsi e rinnovarsi, nel segno della democrazia e della giustizia, da intendere come premessa di convivenza civile, non perdendo in questo modo mai di vista la funzione sociale e il fecondo sistema di trasmissione della cultura, sfrondata da ogni nucleo cognitivo del pregiudizio e dello stereotipo.

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