Torna a splendere il duomo di Stilo, la chiesa riaperta al culto dopo 27 anni

Dopo una lunga attesa durata 27 anni, è stato riaperto al culto il duomo di Stilo. La chiusura dell’edificio, nel cuore del centro storico della città del sole, risale al 1997, quando nel corso di alcuni interventi di restauro, affiorarono lungo le pareti tracce di affreschi che richiesero la sospensione dei lavori e un nuovo progetto di restauro. Da allora tutta una serie di problemi e di imprevisti, nonché la mancanza dei finanziamenti necessari hanno impedito il completamento dei lavori e la chiesa di Stilo continuò a rimanere chiusa.

Monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, per fare uscire la situazione dalla fase di stallo in cui si era venuta a trovare, attraverso l’Ufficio Tecnico diocesano, ha dato corso alla richiesta dei fondi necessari per il completamento dei lavori di restauro; è stata quindi interessata la Conferenza Episcopale Italiana che, attraverso i fondi dell’8 per mille alla Chiesa Cattolica, ha concesso un contributo di circa 160mila euro pari al 70% della spesa prevista. Poco più di quattro mesi di lavori, ad opera dell’Impresa Carrà Domenico di San Costantino Calabro, e la chiesa, finalmente è ritornata al suo antico splendore e alla sua funzione liturgica.

La riapertura della chiesa, i cui preparativi in fase di organizzazione sono stati curati dal parroco don Giovanni Coniglio e dagli organismi parrocchiali, ha registrato la presenza del sindaco di Stilo Giorgio Antonio Tropeano, del direttore dell’Ufficio dei Beni culturali diocesani Giuseppe Mantella, del Direttore del Segretariato regionale del Ministero della Cultura Maria Mallemace, delle funzionarie della Soprintendenza alle Belle Arti di Reggio Calabria Rita Cicero e Daniela Vinci, dei tecnici e delle maestranze che hanno eseguito le lavorazioni in tempi record.

Tuttavia, in considerazione dei lavori che hanno riguardato intonaci, pitturazione e pavimenti, la Soprintendenza di Reggio Calabria ha richiesto la necessità di garantire i valori termoigrometrici prima di trasferire nel Duomo di Stilo le statue destinate al culto e alla devozione. Stesso problema si pone per la grande pala d’altare di “Santa Maria d’Ognissanti”, opera del pittore Battistello Caracciolo, che potrà ritornare sulla parete absidale «solo se esiste – ha precisato la Soprintendenza – documentazione sulle condizioni della temperatura, nel breve e medio termine», per garantire la conservazione e l’integrità della pregevole e monumentale opera d’arte.

Condividi
Impostazioni privacy
Privacy e termini di Google