domenica,Giugno 16 2024

Primo maggio: Pasquino, il vino e i garofani rossi

Undici anni dopo si ricorda la tradizione che a Bova Marina era tanto cara al meridionalista

Primo maggio: Pasquino, il vino e i garofani rossi

Sono passati undici anni dall’ultimo primo maggio senza Pasquino Crupi. Una festa importante forse come nessun’altra per il professore e meridionalista di Bova Marina che amava il popolo e lo difendeva. Il primo maggio bovese era una tradizione per tutta la comunità e specialmente per la popolazione contadina che vedeva in quella  festa una data da aspettare tutto l’anno.

«Per un giorno – racconta Rina Larizza, che quei tempi li ha vissuti, su facebook – potevano lasciare la terra, i campi e gli impegni, per ritrovarsi insieme incontrando amici e compagni, informarsi delle novità, ascoltare i comizi, cantare e divertirsi». Testimonianza di un altro tempo, lontano. Il tempo di Chicca e Peppino, di Leo e Mimmo. Ma anche il tempo di un Pasquino bambino che a quei cortei – assieme agli altri giovani – portava le bandiere.

E fu sicuramente un episodio, avvenuto nei primi anni cinquanta – quando di anni ne aveva una decina – a legarlo inesorabilmente al primo maggio ed al popolo dei lavoratori. Al tempo era ministro dell’interno Scelba, famoso non solo per l’omonima legge che vieta la rifondazione del partito fascista, ma anche per la durissima azione repressiva attuata contro i cortei e le proteste organizzate dei lavoratori.

Quell’anno capitò che il corteo, partito dalla vicina frazione di San Pasquale, fu bloccato dai Carabinieri sul ponte vicino alla stazione: la paura era che la manifestazione potesse sfociare in atti di violenza contro gli “gnuri” che si riunivano per giocare a carte e parlare d’affari nella “casina” poche decine di metri più avanti. Le proteste dei contadini, contro il blocco, furono fortissime, ma mai violente: la vera nobiltà infatti non era nella “casina degli gnuri” ma dentro l’anima dei lavoratori e dei più semplici. Il corteo proseguì senza intoppi né violenze.

Fu un evento, questo, che segnò tutti i ragazzi presenti, ed in particolare Pasquino che vide in quella lotta contro le ingiustizie una stella luminosa. Pochi anni dopo la fine dello scelbismo, il “matrimonio” tra Pasquino e la festa dei lavoratori è avvenuto a 18 anni, con il primo comizio nella vicina piazza di Pietrapennata di Palizzi. Da lì è stato subito evidente come quel giovane promettente riuscisse a parlare non alla pancia ma al cuore dei cittadini e dei lavoratori, infiammando le piazze, i cortei, i convegni e gli incontri con una dialettica ricca di passione ed amore per la propria terra e per la libertà, contro le disuguaglianze sociali ed il classismo.

Un amore per la gente e per la difesa dei diritti dei lavoratori che lo ha portato, negli anni successivi, ad organizzarlo insieme alla Camera del Lavoro prima ed ai Partiti – Comunista e Socialista – poi, rendendolo sempre più protagonista. Fino agli ultimi anni, anzi: fino a tre mesi prima della sua morte. Era il primo maggio 2013 e, nonostante le fatiche della malattia, Pasquino Crupi partecipò a tutto il corteo. Lasciandosi andare, alla fine, bicchiere di vino in mano, al suo ultimo ed indimenticabile comizio.

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