martedì,Aprile 30 2024

Covid, i test rapidi usati in Calabria non sono attendibili: è caos screening

I tamponi antigenici a marchio Biocredit sono i più economici. Il commissario nazionale Arcuri ne ha acquistato 13 milioni dal Sud Corea e li ha consegnati anche alla Protezione civile calabrese che li usa ormai da più di un mese. Sono gli stessi distribuiti anche nelle scuole. Oggi si scopre l'alto rischio di falsi negativi

Covid, i test rapidi usati in Calabria non sono attendibili: è caos screening
di Elisa Barresi e Luana CostaIl dubbio sulla reale attendibilità dei test rapidi acquistati in gran numero dal commissario nazionale per l’emergenza Covid, Domenico Arcuri, era già insorto ad agosto, quando da uno studio pubblicato dalla rivista scientifica, Journal of Clinical Virology, si era desunta una sensibilità del test tra l’11,1% e il 45,7%. Una circostanza che non ha però impedito una distribuzione massiva su tutto il territorio nazionale del kit prodotto in Sud Corea. Invitalia a novembre ne aveva già in pancia una quantità notevole e pagata con un fiume di denaro pubblico: 13 milioni di kit alla considerevole somma di 32 milioni di euro (come riportato da Sky Tg 24).

Il test Biocredit

Si tratta, nello specifico, del tampone antigenico a marchio Biocredit che ha un prezzo di mercato del valore di 3,50 euro a kit. Nulla a che vedere con il competitor molto più costoso ma anche più attendibile commercializzato con marchio Abbott: 93,3% di sensibilità. Il valore di mercato di quest’ultimo kit ha subìto nel corso dell’emergenza diverse fluttuazioni. Nei primi mesi della pandemia era possibile acquistare il prodotto direttamente dalla casa produttrice per circa 7 euro a kit, ma quando la richiesta è cresciuta, è lievitato anche il prezzo che ha raggiunto anche 12,50 euro a kit, ma oggi assestato a 8,30 euro a pezzo. Più del doppio del primo.

Scoppia il caso a Reggio

E la Calabria, ovviamente, non è rimasta immune dalla distribuzione massiva operata dalla Protezione Civile in tutta Italia. Il caso dei tamponi antigenici a marchio Biocredit è scoppiato nei giorni scorsi a Reggio Calabria dove la task force anti covid, e in particolare il virologo clinico Fabio Foti, coordinatore dell’attività di “testing e tracing”, ha posto dei dubbi strutturando una vera e propria verifica dell’attendibilità grazie a uno screening analizzato in sinergia con il policlinico di Catanzaro. I dati emersi sono quelli che si temevano. I kit arrivati proprio per effettuare lo screening di massa sulla popolazione non sono adeguati. Così il comune di Reggio Calabria, che diversamente da altri enti che hanno subito distribuito i test impiegandoli, li ha preventivamente bloccati e dei 70mila ricevuti solo 1700 sono stati realmente somministrati. Adesso queste scorte rimarranno chiuse e inutilizzate o somministrati a soggetti esclusivamente sintomatici e/o paucisintomatici (cioè con sintomi lievi) previa prescrizione medica ed obbligatoria ripetizione dopo 2-4 giorni, poiché, come spiega la task force reggina, in questo caso «mostrano invece un notevole incremento dei valori di performance e quindi, in mancanza di altro test a lettura a fluorescenza disponibile, possono essere utilizzati». Reggio ha fatto da apripista e, oltre a non usare per lo screening di massa i tamponi che si sono dimostrati inadeguati, si è già mossa per richiedere i test a fluorescenza. Ma i kit erano già in uso in Calabria da diverso tempo, addirittura da dicembre, con distribuzione nelle scuole e il rischio di tanti falsi negativi.

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