martedì,Aprile 30 2024

Monasterace, la lotta di Pasqualino e l’esempio dei suoi genitori

Il piccolo, colpito da ischemia bilaterale dell'arteria cerebrale media, ha bisogno di assistenza continua. «A rischio la salute di nostro figlio»

Monasterace, la lotta di Pasqualino e l’esempio dei suoi genitori

Continuare ad affrontare la vita con il sorriso, nonostante le difficoltà quotidiane. E’ la storia di Serena e Saverio, i genitori del piccolo Pasqualino, un bambino di Monasterace che con animo da guerriero ogni giorno lotta per la sopravvivenza. Una storia ormai lunga 5 anni, da quando al piccolo venne diagnosticata un’ischemia bilaterale dell’arteria cerebrale media. La giovane coppia della Locride non si è persa d’animo e tra un viaggio della speranza e l’altro all’ospedale pediatrico “Bambin Gesù” prova a garantire al suo piccolo eroe una vita più normale possibile, con dignità e coraggio, in una quotidianità già complessa prima della pandemia.

«Abbiamo saputo che in questo momento sono bloccati i budget per i presidi – racconta papà Saverio – Al momento non abbiamo assistenza infermieristica affinchè Pasquale abbia la libertà di vivere l’ambiente scolastico. E’ una difficoltà che si somma alle altre e rischia di pregiudicare lo stato di salute di nostro figlio. Ci risulta difficile anche ricevere un consiglio per capire come migliorare la nostra condizione. Il timore è che il virus possa colpirlo e noi non sappiamo dove portarlo per le eventuali cure».

Per Pasquale è stata pubblicata anche una pagina su Facebook, aperta a tutte le famiglie che si trovano nella stessa situazione per condividere insieme le loro esperienze. Perché alcune battaglie si vincono solo se si è uniti. «La nostra è una quotidianità fatta di tanti sacrifici – spiega la mamma di Pasqualino – ma vogliamo viverla nel modo più normale possibile e dare speranza ad altri genitori. A casa nostra proviamo sempre a ridere e prima della pandemia Pasquale frequentava spesso i suoi compagni di scuola. Il nostro vuole essere un messaggio di speranza perché oltre la disabilità si può vivere una vita dignitosa».

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