28 dicembre 1908: il terremoto che distrusse Reggio e Messina
Un sisma di magnitudo 7.2, durato 37 secondi, provocò circa 120mila vittime. Devastante il maremoto successivo. Soccorsi lenti e l'inizio della prevenzione
Sono le 5.20 del 28 dicembre del 1908. Reggio Calabria e Messina dormono ancora, ma un fragore inizia a farsi sentire forte. L’onda d’urto è terribile. Tutto inizia a tremare. Sono 37 secondi di puro terrore quelli vissuti dagli abitanti dello Stretto. Una scossa di magnitudo 7.2 devasta completamente le due città, provocandone la pressoché completa distruzione ed interessando un’area di circa 6mila kmq. Il 90% degli edifici crolla completamente. Palazzi, case chiese, monumenti: di tutta l’architettura storica rimane ben poco. Ma il peggio, per una parte di residenti deve ancora arrivare pochi minuti dopo. All’improvviso si alzano onde dai sei ai dieci metri ed oltre. È il maremoto, lo tsunami conseguente al sisma che provoca ulteriore devastazione lungo tutto il litorale. Porti e frazioni cittadine vengono cancellate in pochi istanti.
Oltre 120mila vittime
A Reggio Calabria si contano almeno 15mila vittime accertate (circa il 33% della popolazione). Mentre a Messina saranno circa 80mila. Ma si tratta pur sempre di stime che lasciano aperto uno spazio mai completamente coperto per tutti quei cadaveri che, giocoforza, rimangono sotto le macerie senza che nessuno li ritrovi. Secondo più studi, infatti, pare che alla fine le vittime siano circa 120mila, di cui 20mila mai recuperate. Numeri da record per morti derivanti da eventi naturali e che pongono il terremoto del 1908 fra gli eventi storici più rilevanti di tutti i tempi.
L’epicentro del sisma viene registrato nel comune di Reggio Calabria, fra Archi e Ortì inferiore. Saltano gli impianti elettrici lungo tutto il litorale tirrenico.
I soccorsi
Uno dei problemi che si riscontra subito è la lentezza nei soccorsi. Gran parte delle forze dell’ordine dell’epoca, purtroppo, muore nel corso del sisma. Chi riesce a salvarsi raggiunge le zone più colpite, ma può fare ben poco. Così, mentre a Messina arrivano addirittura le navi della marina russa, a Reggio Calabria giungono soccorritori da Lazzaro e le squadre dei vigili del fuoco di Cosenza. Le scene che si presentano sono quelle di persone in preda al terrore che giacciono inermi di fronte alle decine di cadaveri e ad una città completamente rasa al suolo. La gara di solidarietà fra volontari e militari riesce pian piano a portare sollievo, ma Reggio Calabria deve fare i conti con una distruzione le cui conseguenze si trascineranno per molti anni.
La prevenzione
Tuttavia, proprio da quel sisma, il secondo devastante per la città dello Stretto, lo Stato inizia ad occuparsi di prevenzione. Viene introdotta la classificazione sismica del territorio e l’applicazione di norme specifiche per la costruzione nei territori a rischio. Nel 1909 arriva il primo Regio Decreto in tema di prevenzione sismica.
Forse le migliaia di vittime reggine e messinesi hanno pagato un tributo di sangue che ha cambiato davvero qualcosa. Almeno fino a qualche anno fa, quando l’uomo ha ripreso nuovamente a costruire in maniera selvaggia, spesso senza neppure rispettare quelle norme basilari nate all’indomani di una tragedia devastante.