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BORGHI E LUOGHI DEL CUORE| Cala Janculla prezioso gioiello dalla naturale bellezza

Luogo magico che luccica e abbaglia. Dove il bianco della sabbia è accarezzato dal turchese delle acque del mare

BORGHI E LUOGHI DEL CUORE| Cala Janculla prezioso gioiello dalla naturale bellezza

Nel 2003 è stata inserita da Legambiente fra le 10 spiagge più belle d’Italia. Incastonata come un raro e prezioso diamante tra le bellezze incontaminate della Costa Viola si trova la splendida spiaggia di Cala Janculla. Questo piccolo angolo di paradiso si distingue per la sua limpida bellezza naturale.
Cala Janculla, chiamata anche Cala Iancuia, è una spiaggia della Costa Viola, nel comune di Seminara. Fa parte delle Zone di Protezione Speciale ed è un sito di interesse comunitario della Regione Calabria. Narra la leggenda che Cala Janculla, il cui nome deriva dal greco e significa “donna che si accoppia con un’altra donna”, fosse il luogo dove si univano le amazzoni.

Situata sul limite più esposto della costa tirrenica di Palmi, è caratterizzata da una spiaggia bianca e fine e da fondali molto profondi e trasparenti con caratteristici riflessi violacei, sormontati alle spalle dal Monte Sant’Elia in località Barritteri. E’ un gioiello che luccica e abbaglia. Una spiaggia di sabbia finissima, una lingua di terra circondata da un mare calmo e cristallino. Il relax qui è uno stato d’animo, grazie anche a un clima che si mantiene ideale. La spiaggia è visitabile quasi esclusivamente via mare a causa della collocazione impervia, si può raggiungere a piedi soltanto per mezzo del Sentiero del Trecciolino, lungo e impervio percorso che percorre la scogliera a mezza costa.


Sulla spiaggia è possibile osservare i resti di un antico palmento. Qui venivano trasportate e poi pigiate le uve coltivate nei terrazzamenti costruiti nella parte superiore della spiaggia e il mosto veniva trasportato via mare
Le dimensioni ridotte e l’intimità della spiaggia la rendono un luogo perfetto per coloro che desiderano sfuggire alla folla e immergersi nella tranquillità della natura. Composta da una miscela di ghiaia e ciottoli, la spiaggia si affaccia su un mare cristallino, abitato da specie di flora e fauna protette dal Parco Nazionale dell’Aspromonte.


Il palmento costruito direttamente sulla spiaggia

Alcune ricerche fatte in loco testimoniano come quest’area, in altri tempi, fosse utilizzata prevalentemente per la produzione e pigiatura dell’uva.
Non è un caso se la Calabria, si sia chiamata, un tempo, Enotria, dal greco ôinos che vuol dire, appunto, vino.
I palmenti sono presenti da secoli in tutto il Mediterraneo e conservano numerose testimonianze, prevalentemente in Calabria. La località con il maggior numero di palmenti in Italia è la provincia di Reggio Calabria, la quale ospita palmenti risalenti a epoche elleniche, bizantine e romane.


Com’era fatto il palmento


L’architettura originale prevedeva due vasche costruite su un piano roccioso posto sulla spiaggia con pareti fatte di sassi e calce idraulica, disposto in pendenza verso il mare, in maniera tale che il mosto proveniente dalle uve pigiate nella prima vasca, fluisse in una seconda vasca di raccolta posta più in basso.
Oggi rimane visibile soltanto parte del perimetro, l’azione erosiva del mare ha intaccato la sua architettura originale, ma con sguardo attento è possibile scrutare alcune dinamiche legate al ciclo della vendemmia: in alto le tipiche coltivazioni a terrazzo (considerate patrimonio per l’UNESCO), nella spiaggia adiacente il vecchio palmento, mentre sott’acqua si conservano dei reperti, diffusi sopratutto nella memoria dei pescatori più anziani.
Si tratta di sassi naturali anticamente chiamati “pietre di fondo”, utilizzati come ancore litiche per tener ferme le imbarcazioni durante le operazioni di carico dei tini contenenti il vino.


Un’economia da riscoprire


Pare che il vino prodotto venisse esportato per mare in tutto il Mediterraneo, e che fino al 1900 alcuni dei mosti ricavati da questi palmenti, venissero acquistati per tagliare i più famosi vini francesi. Le ricostruzioni locali parlano di un utilizzo del palmento di Cala Janculla fino ai primi anni ’50; utilizzato per pigiatura, il mosto prodotto era notoriamente apprezzato per le sue caratteristiche uve salmastre e le coltivazioni terrazzate in assenza d’acqua.

Grotta delle rondini

Una caratteristica affascinante di Cala Janculla è il soprannome affettuoso di “Cala delle Rondini”, dovuto alla presenza della Grotta delle Rondini su un lato della spiaggia. Questa grotta, con la sua bellezza misteriosa, aggiunge un tocco di magia al luogo, catturando l’immaginazione di coloro che la visitano

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Nonostante la sua difficoltà di accesso, Cala Janculla merita sicuramente una visita per gli amanti della natura e dei paesaggi incontaminati. La sua bellezza selvaggia e il suo mare cristallino offrono un’esperienza indimenticabile che lascia una profonda impressione nel cuore di chiunque abbia il privilegio di scoprirne la bellezza.

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