Si travestono da poliziotti e netturbini e tentano l’assalto al porta valori. NOMI E DETTAGLI
VIDEO| Nel mirino l'incasso del centro commerciale le Ninfee. Piano saltato grazie all'intuito di due agenti di scorta. Fucili nascosti nei contenitori della spazzatura
Nella mattinata odierna, a conclusione di articolate indagini coordinate dallaProcura della Repubblica di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, la Squadra Mobile reggina, coadiuvata da personale dell’Ufficio Volanti, ha dato esecuzione all’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il locale Tribunale nei confronti di:
- AMATO Claudio, nato il 31/08/1988 a Reggio Calabria (attualmente sottoposto alla misura degli arresti domiciliari per spaccio di stupefacenti e con precedenti per vari reati contro il patrimonio);
- VENUTI Marco, nato il 7/10/1991 a Reggio Calabria, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e per spaccio di sostanze stupefacenti;
- SCARAMOZZINO Pietro Cristian, nato il 12/10/1995 a Reggio Calabria, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio;
- MIRANDOLI Oberto Alessandro, nato il 4.08.1984 a Reggio Calabria, con precedenti penali specifici;
- CONDELLO Domenico, nato in data11/10/1991 a Reggio Calabria, con precedenti penali specifici e di polizia relativi allo spaccio di stupefacenti.
A tutti sono stati contestati i delitti, in concorso tra loro, di tentata rapina aggravata dall’aver compiuto l’atto in numero superiore a tre persone, detenzione e porto illegale di armi comuni da sparo aggravato dal voler usare tali armi per commettere la rapina e riciclaggio aggravato di una autovettura rubata utilizzata per la tentata rapina.
I fatti risalgono al 9 settembre scorso e sono stati ricostruiti dagli investigatori della Squadra Mobile, direttamente coordinati dal Procuratore Aggiunto Gerardo Dominijanni e del Sostituto Procuratore Alessandro Moffa, che hanno accertato che, nella prima mattinata di quella stessa giornata, gli indagati erano in Viale Calabria di questo centro, armati e travestiti da Agenti di Polizia e della ditta AVR, pronti a rapinare un furgone portavalori che, da lì a poco, avrebbe prelevato l’incasso dell’ultimo weekend del Centro Commerciale Le Ninfee e, contestualmente, avrebbe consegnato un’ingente somma di denaro (160.000 Euro) alla filiale di un Istituto di Credito, la BNL Paribas, annessa al medesimo centro commerciale.
Il tutto è partito da una puntuale quanto determinante segnalazione effettuata da Agenti di Polizia in servizio di scorta ad un magistrato della locale Direzione Distrettuale Antimafia, i quali informavano la Questura della presenza – nei pressi del centro commerciale– di due soggetti che indossavano in modo non consono[1]divise ordinarie della Polizia di Stato e che, alla vista degli agenti di scorta, non avevano avuto un comportamento anomalo.
All’arrivo sul posto del personale dell’Ufficio Volanti, i due soggetti si davano subito alla fuga, facendo perdere le loro tracce.
Sin da subito, pertanto, la Squadra Mobile reggina, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, poneva in essere un’incessante attività di indagine mediante l’attento esame di tutte le immagini registrate dai numerosi sistemi di video sorveglianza presenti in zona. Venivano, inoltre, ascoltate numerose persone, tra le quali i responsabili del Centro Commerciale e della sicurezza di BNL Paribas, ed effettuate numerose perquisizioni domiciliari a pregiudicati dediti a tali tipi di reati, riuscendo, in poco tempo, sia a ricostruire la dinamica dei fatti, sia ad individuare ed identificare gli autori delle condotte delittuose contestate.
Gli esiti delle investigazioni hanno, infatti, acclarato che, sin dalle prime ore di quella mattinata, due soggetti (Pietro Cristian Scaramozzino e Oberto Alessandro Mirandoli) indossanti divise ordinarie della Polizia di Stato e giubbotti antiproiettile portati sotto la giacca, giungevano a piedi nei pressi del citato centro commerciale, iniziando a percorrere più volte il perimetro esterno dello stesso. Negli stessi minuti, giungevano in zona – a bordo di un’autovettura risultata rubata e sulla quale era stata messa una targa anch’essa provento di furto – altri due soggetti, che, a loro volta, indossavano delle tute di colore arancione, dello stesso tipo di quelle utilizzate dagli operatori della nettezza urbana, addetti alla pulizia delle strade.
Questi ultimi (identificati in Claudio Amato e Marco Venuti) indossavano sotto le tute dei giubbotti antiproiettile e, soprattutto, erano armati di una pistola e di un fucile a pompa che veniva occultato all’interno di un piccolo bidone per la raccolta dei rifiuti che, dotato di rotelle, portavano con sé, unitamente ad una scopa e ad una paletta.
Dalla visione delle immagini è stato possibile ricostruire che i quattro soggetti che, tra l’altro, sono stati immortalati dalle telecamere mentre parlavano tra di loro, erano rimasti per circa 1 ora e mezza (dalle 7,30 alle 9,00) nelle immediate vicinanze del centro commerciale, nel punto in cui sarebbe giunto, da lì a poco, il furgone portavalori.
L’intento criminoso degli indagati veniva, invero, sventato solo grazie alla segnalazione degli agenti di scorta ed all’arrivo in zona degli agenti delle Volanti, alla cui vista tutti gli indagati, evidentemente non ritenendo più sussistenti le condizioni per agire in “sicurezza”, decidevano di dileguarsi.
Nelle fasi della fuga, poi, Amato e Venuti hanno potuto contare sull’apporto del Domenico Condello, il quale ha atteso i propri complici poco distante ed ha fornito loro la sua autovettura personale per consentire ai predetti di allontanarsi dal luogo.
La portata indiziaria degli elementi raccolti dalla Polizia di Stato a carico degli indagati è stata, pertanto, condivisa dall’Autorità Giudiziaria che ha emesso le misure cautelari in carcere eseguite in data odierna.
Ancora una volta, va sottolineata l’abilità della Squadra Mobile reggina a recuperare e mettere a sistema tutte le immagini (pubbliche e private) che si è riusciti a recuperare in tutta l’area con grande impegno e minuziosa ricerca. Senza distintivi di qualifica, né cinturone e con le cravatte indossate in modo non corretto.