sabato,Aprile 27 2024

Operazione “Gallicò”, il procuratore Bombardieri non molla la presa: «Chi denuncia non è lasciato solo»

Il numero uno della Procura reggina rende merito agli inquirente per le brillanti indagini portate avanti, ma insiste sulla collaborazione dei cittadini: «le risposte dello Stato ci sono state e ci sono»

Operazione “Gallicò”, il procuratore Bombardieri non molla la presa: «Chi denuncia non è lasciato solo»

Le dinamiche criminali delle cosche per il controllo di Gallico, quartiere a nord della città, già oggetto di attenzione in “Malefix”, dove era emerso il tentativo di controllo del territorio da parte di alcuni esponenti della famiglia Molinetti, già De Stefano, hanno fatto emergere come che la cosca di riferimento faceva capo a Antonio Crupi e a Mariano Corso che evidentemente avevano una interlocuzione continua, e quasi di riferimento, con la figura di Gino Molinetti, che era ai vertici della cosca arcota.


A tale evidenza, ha raccontato il procuratore della Repubblica di Reggio, Giovanni Bombardieri, si è arrivati attraverso una indagine che ha unito, alla raccolta di dichiarazioni di collaboratori molto importanti, perchè anche soggetti di primo piano nel panorama criminale reggino, una «massiccia opera di intercettazione di varia natura, che ha consentito di fornire riscontro oggettivo al dichiarato di soggetti che in quel momento non conoscevano evidentemente i risultati delle indagini. Quindi un’indagine a tutto campo che sia il nucleo investigativo dei Carabinieri sia gli agenti della squadra mobile e della Sisco hanno portato avanti con grande determinazione e professionalità».


Sono state così riscontrate tutte le caratteristiche di una indagine di ‘ndrangheta: il sostentamento dei detenuti, la disponibilità di grossi quantitativi di armi, il controllo del territorio attraverso l’imposizione del “permesso” a svolgere attività economiche in un determinato territorio, l’intervento dei vertici per dirimere situazioni di confusione nelle “autorizzazioni” delle attività commerciali. E poi è emerso il tentativo di far evadere uno dei capi della cosca che era detenuto in quel momento e quindi la volontà di cercare il modo di farlo evadere durante un trasferimento per un’udienza, cosa per fortuna non avvenuta e per la quale a suo tempo è stata allertata la competente amministrazione.


«Sicuramente, la situazione del territorio consente di denunciare». Il procuratore Giovanni Bombardieri, commentando il lavoro degli inquirenti che sta dietro l’operazione “Gallicò”, non ha avuto dubbi nell’affermare che «ci sono state denunce – ma anche che – ci sono stati imprenditori che non hanno denunciato». Lo ha detto con un pizzico di rammarico, perché a volte le indagini non bastano. Serve il riscontro della realtà imprenditoriale e civile della città, che ancora ci pensa su prima di esporsi.
«Chi denuncia non è lasciato solo» è il suo mantra. «Abbiamo esempi, anche recenti, di imprenditori che hanno denunciato e che sono stati non solo tutelati ma che hanno trovato come dire riscontro alle loro denunce».

Una sorta di incoraggiamento a fidarsi delle istituzioni. Dello Stato e dei suoi servitori. «Noi insistiamo sempre nel dire che occorre denunciare perché le risposte dello Stato ci sono state e ci sono».

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