Morte di Nino Candido, la madre: «Lo Stato non vanifichi il loro sacrificio»

«Per sempre le nostre esistenze sono unite da un legame forte che nessuno potrà mai più spezzare».  Queste le parole del filo che unisce da un anno due città apparentemente lontane e diverse. Reggio e Alessandria, dal 5 novembre 2019, portano in grembo il dolore per la tragica uccisione avvenuta a Quargnento dei tre vigili del fuoco:  il reggino Nino Candido, Matteo Gastaldo e Marco Triches nell’esplosione di una cascina a Quargnento, organizzata dal proprietario della stessa per incassare i soldi dell’assicurazione.

Ad Alessandria, nel giorno del triste anniversario, una messa in suffragio dei tre vigili. La madre di Nino, Mariastella, non potendo essere presente, ha fatto pervenire una lettera alle famiglie e alla comunità di Alessandria. «In questo giorno in cui i ricordi e i pensieri ci riportano a quella tragica notte nella quale abbiamo perso Antonino, Matteo e Marco, le cui vite sono state spezzate dalla cieca e barbara cattiveria umana i nostri cuori si stringono all’unisono ai vostri per commemorare i nostri figli – così inizia la lettera – Le nostre vite sono purtroppo legate da un dolore comune e non c’è giorno in cui non pensi alle famiglie di Matteo e Marco che ho personalmente conosciuto in quella tragica circostanza e riviste nei mesi scorsi».

E si fa strada poi il ricordo di Nino «Mio figlio aveva un sogno che ha realizzato con fatica, dedizione, sacrificio, tanto studio e formazione: entrare nella grande famiglia dei Vigili del Fuoco e dopo una lunga attesa, quel sogno è diventato una realtà.

Ma qualcuno ha pensato quella tragica notte del 5 Novembre del 2019, di stroncare oltre ai sogni, le vite di tre giovani ragazzi. Nino da vigile permanente si trovava al comando di Alessandria solo da pochi mesi pur avendo scelto questa sede da discontinuo negli anni passati e, quando a Luglio sono andata in caserma per salutare e ringraziare il comandante provinciale Roberto Marchioni e tutti i colleghi per l’affetto, la costante presenza, il supporto morale e l’eccellente organizzazione funebre, ho potuto constatare la natura di un nucleo familiare e professionale al quale i nostri figli erano legati.

Anche se la sua permanenza è stata purtroppo molto breve, Nino si è fatto amare da tutti e il giorno che sono ritornata in caserma, quel sentimento puro l’ho sentito forte sulla mia pelle così come la commozione che traspariva tra gli sguardi dei colleghi. Le persone si possono abbracciare anche solo con le parole. Non posso dimenticare il nobile gesto del capo del Corpo dei Vigili del fuoco Fabio Dattilo, un uomo buono, un padre amorevole che ha dimostrato una estrema sensibilità nei nostri confronti, di mio figlio, Matteo e Marco».

In questi giorni drammatici, in cui il processo ai coniugi Vincenti subisce un clamoroso stop, in attesa della decisione della Corte costituzionale sull’applicabilità del rito abbreviato anche ai reati per i quali è prevista la pena dell’ergastolo, il pensiero ritorno a quella giustizia per le morti così assurde dei pompieri.

«Ad oggi, anche se crediamo fortemente nella Giustizia, non abbiamo avuto alcun riscontro.  Chi ha ucciso Nino, Matteo e Marco deve pagare il debito con la società.

I nostri ragazzi sono servitori della Patria alla quale hanno fatto un giuramento di fedeltà che non va assolutamente dimenticato.  Lo Stato deve tutelare i suoi figli e fare in modo che il loro sacrificio non sia vano. Secondo l’articolo 1 della Costituzione, l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e la sovranità appartiene al popolo. Un popolo che, in questi difficili mesi, ha urlato il suo dolore per la perdita di tre suoi figli, un grido di dolore che si unisce al nostro, a quello del Corpo dei Vigili del fuoco e dei feriti in quella tragica notte e che riecheggia ogni giorno affinché possa toccare e scuotere le coscienze e i cuori di chi ci rappresenta».

Condividi
Impostazioni privacy
Privacy e termini di Google