Morte migrante a Gioia Tauro, Cgil: «Abbandonati in uno stato di incuria»

Riceviamo e pubblichiamo

«Siamo sgomenti, addolorati e soprattutto indignati di fronte a quest’ennesima vita tragicamente stroncata. La FLAI-CGIL tutta si stringe anzitutto attorno agli altri migranti dell’accampamento che ci chiedono le ragioni dell’incuria, lo stato di abbandono cui sono relegati. Quando si porrà un termine alla macabra aritmetica della morte che avviene così frequentemente? A Gioia Tauro, ma anche a Foggia o nell’Agropontino, i migranti muoiono arrostiti negli incendi che divampano nei ghetti, muoiono mentre si recano o tornano dal lavoro nei campi, muoiono sul lavoro. Proprio oggi, il Segretario Comprensoriale della FLAI-CGIL Rocco Borgese ha aperto il suo intervento al seminario che abbiamo tenuto in occasione della Giornata Internazionale del Migrante facendo la conta dei troppi pezzi di vita strappati in quelle terre.

Mai avremmo immaginato che il destino potesse vestire i panni dell’ennesimo pirata della strada. Senza squilli di tromba, la FLAI-CGIL spesso si fa carico di situazioni che vanno oltre gli aspetti sindacali, fino alla traslazione delle salme nei paesi di origine. Riponiamo tutta la nostra fiducia nel lavoro degli inquirenti per rintracciare il reo. Finiamola però con questa politica dei ghetti, degli ammassi di solitudini collettive nelle retrovie e nei vicinali in cui si consumano questi drammi».
Jean-René Bilongo, FLAI-CGIL Nazionale

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