Brogli elettorali, Morabito chiede di tornare al voto dopo un’operazione verità

«Le gravissime notizie legate alla seconda ondata di arresti per i brogli elettorali di settembre imporrebbero l’apertura, in città, di una riflessione che vada oltre le già di per sé pesanti notizie di reato alla quale contribuiscano, con un ruolo attivo, l’amministrazione in carica e il consiglio comunale tutto chiarendo, di fronte alla pubblica opinione, fatti e circostanze». Si esprime così Stefano Morabito, coordinatore dell’associazione “La cosa pubblica”, in merito all’inchiesta sui brogli elettorali nella città di Reggio Calabria.

Nel mirino di Morabito finiscono sindaco, giunta e gran parte del Consiglio comunale che, secondo il coordinatore, «si sono mostrati completamente refrattari ad affrontare con la dovuta serietà il grave tema della corruzione del processo elettorale, del diffuso malcostume politico e della macroscopica questione morale che emergono dall’inchiesta».

Morabito ricorda come «dopo gli arresti di dicembre avevamo chiesto una rigorosa indagine disciplinare per accertare la correttezza dei comportamenti di ciascuno dei dipendenti comunali intervenuti nella fase elettorale, ma anche la rapida istituzione di una Commissione d’indagine consiliare che ricostruisse l’intero processo elettorale di settembre».

Nulla di tutto questo è stato fatto, rimarca Morabito, che parla di «mutismo e goffe difese» dell’amministrazione comunale, la quale non avrebbe affrontato il tema politico e morale, offrendo delle risposte.

«Fatti e comportamenti messi in atto dai rappresentanti del popolo, infatti, possono avere risvolti penali in alcune occasioni, ma hanno sempre valenze politiche, ed è bene tenere separati gli uni dagli altri», rimarca Morabito.

Quanto al caso dell’autonomina di Castorina in commissione elettorale, Morabito ne ha anche per Delfino: «In quel caso, il presidente del Consiglio comunale, cui spetterebbe la tutela dei regolamenti e dei diritti di ciascun consigliere, ha gravemente leso i diritti di tutti e di ciascuno dei consiglieri e dunque dei cittadini che essi rappresentano avallando l’abusiva presenza di Castorina in seno alla commissione.

Il fatto, poi, che nessuno dei componenti della commissione elettorale, di maggioranza o di minoranza che fossero, né alcuno degli altri membri del consiglio abbiano profferito parola per tre anni su tale patente violazione la dice lunga sul deficit di rappresentanza di un consiglio comunale da anni ridotto a cassa di risonanza dei desiderata dell’esecutivo in cui non albergano né la trasparenza, né il democratico dibattito né, men che meno, l’opposizione e la vigilanza».

Infine, viene definita «una gigantesca operazione clientelare in chiave elettorale» la scelta di nominare 400 scrutatori su 800.  

Morabito non si nasconde: occorre tornare al più presto al voto, non prima però di «aver fatto un’operazione verità, pubblicando tutti i verbali delle commissioni consiliari e l’elenco degli scrutatori».

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