Percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza: truffa da oltre 1 milione di euro

Una frode in piena regola. È quella scoperta dagli uomini della Guardia di Finanza di Messina in collaborazione con l’Inps. Sono 175 le persone che, sebbene non in condizione dei requisiti previsti, hanno beneficiato del reddito di cittadinanza, per un importo illecito che arriva a 1.120.533 euro, mentre sono stati bloccati fondi per 474.417 euro. Denunciate a diverse procure 109 persone ulteriori.

L’azione operativa si è proposta il fine di contribuire a mantenere alto ed efficace il dispositivo di contrasto ai fenomeni di indebita fruizione del beneficio. In particolare, a valle di mirata attività di intelligence economico-finanziaria, volta a individuare una platea di soggetti con fattori di rischio indicativi di possibili cause di esclusione dalla particolare misura di sostegno, tutti i Reparti territoriali della provincia peloritana hanno avviato più puntuali approfondimenti.

All’esito, sono stati individuati trafficanti di stupefacenti, imprenditori, artigiani, venditori ambulanti, negozianti, giocatori on-line, un esercente la professione forense e numerosi lavoratori “in nero” che, pur non avendone diritto, hanno illegittimamente beneficiato del sussidio.

L’attività è stata preceduta dalla fattiva e ormai consolidata collaborazione e sinergia info-operativa con l’INPS di Messina, che ha celermente messo a disposizione dei Reparti del Corpo tutti gli elementi necessari ad effettuare gli opportuni approfondimenti.

Come noto, la concessione del particolare sostegno economico, quale misura di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, è subordinata al possesso di una serie di requisiti, reddituali e patrimoniali, nonché di compatibilità, che i nuclei familiari devono possedere cumulativamente al momento della presentazione della domanda e per tutta la durata dell’erogazione del beneficio.

Frequenti sono risultate le irregolarità emerse nel corso di varie attività ispettive in materia giuslavoristica, peraltro nei più svariati settori economici: dall’edilizia al commercio, dagli autolavaggi ai bar, dalla ristorazione ai saloni di bellezza.

Tra i casi più singolari, anche quello di un soggetto santagatese non più residente nel territorio dello Stato da oltre due anni, che ha indebitamente percepito oltre 1.700 euro di reddito di cittadinanza. Ancora, anche nella provincia di Messina, come in altre realtà, sono emersi soggetti percettori del reddito di cittadinanza che omettevano di indicare, nel previsto quadro della dichiarazione dei redditi, quelli derivanti da vincite online: vincite per centinaia di migliaia di euro e, non paghi, anche il Reddito di cittadinanza.

Analogamente, nel corso dell’operazione di polizia denominata “Festa in maschera”, che nello scorso mese di febbraio ha disvelato un lucroso traffico di sostanze stupefacenti sull’asse tra la Calabria e la Sicilia, degli 11 soggetti sottoposti ad ordinanza di custodia cautelare ben 9 facevano parte di nuclei familiari percettori del reddito di cittadinanza. 

Al di là dell’emersione dei singoli casi di malcostume, tuttavia, si è cercati di andare oltre con le attività investigative, ponendo in essere ogni doverosa iniziativa volta a recuperare, a favore della collettività, le risorse finanziarie non spettanti, vieppiù in un periodo storico caratterizzato da una diffusa richiesta di sovvenzioni pubbliche per sopperire alle situazioni di difficoltà economiche connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19.

In particolare, su concordi indicazioni delle competenti Autorità Giudiziarie della provincia di Messina, le Fiamme Gialle messinesi avviavano più penetranti approfondimenti bancari e documentali, così da richiedere ai competenti Giudici il sequestro delle somme risultate illegittimamente percepite.

In tal senso, un primo provvedimento della specie veniva emesso dal Tribunale di Messina, che accoglieva analoga richiesta formulata dalla locale Procura per oltre 150 mila euro, nel caso di specie percepiti da venticinque soggetti e, da ultimo, nei giorni scorsi, analogamente, il Tribunale di Patti che, in accoglimento della richiesta avanzata dai Finanzieri operanti nell’area tirrenica della provincia, diretti dalla Procura della Repubblica di Patti, disponeva il sequestro preventivo di oltre 50.000 euro, nei confronti di quattro soggetti residenti in Capo d’Orlando, Caronia, S. Agata di Militello e S. Stefano di Camastra.

In conclusione, i risultati complessivamente ottenuti, nonché i conseguenti provvedimenti ablativi emessi dalle competenti Autorità Giudiziarie, testimoniano l’approccio multidisciplinare e trasversale dell’attività istituzionale del Corpo e delle Procure della Repubblica operanti nel Distretto di Messina, finalizzate a contrastare odiosi fenomeni di non dovuto accesso a benefici assistenziali da parte di chi non ne ha titolo: un danno immediato per la casse pubbliche, ma anche un’inaccettabile sperpero di risorse che potrebbero essere impiegate per altre finalità ed utilità sociali, a favore di coloro che ne hanno effettivamente diritto e bisogno.

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