Morte Nino Candido, attesa per lunedì la sentenza alla Corte d’Assise di Alessandria

Conto alla rovescia: lunedì la corte d’Assise di Alessandria pronuncerà la sentenza sulla strage di Quargnento. Il 5 novembre 2019, nella cascina maledetta, morirono tre vigili del fuoco: Marco Triches, Matteo Castaldo e Antonino Candido di Reggio Calabria.

E sono ore di grande attesa per i parenti delle vittime che attendono la giustizia per la morte di figli, mariti, padri di famiglia. Il processo a carico di Giovanni Vincenti e Antonella Patrucco, rispettivamente titolare della cascina e la moglie, si è svolto in maniera celere. I coniugi sono accusati di omicidio plurimo doloso aggravato per l’esplosione della cascina di Quargnento.

Un piano quello di far esplodere la cascina di Quargnento che, come emerso dalle indagini, era già stato organizzato da mesi: l’acquisto di sette bombole e dei timer, la stipula di una polizza che ricoprisse i danni dolosi e il taglio delle grate per simulare un’effrazione. Tutto per incassare i soldi dell’assicurazione.

In aula la difesa ha esposto l’ipotesi della paralisi emotiva dell’imputato, con tanto di deposizione di un medico consulente. La paralisi avrebbe attanagliato Vincenti nel momento in cui aveva ricevuto la telefonata riguardante la prima esplosione. Una stasi tale da condizionarne i comportamenti e renderlo incapace di comprendere ciò che stava accadendo.

Contro ricostruzione le parole del pm Enrico Cieri che ha ricordato come l’atto compiuto da Vincenti il 5 novembre 2019 era stato pianificato ben 4 mesi prima. La Corte ha dunque respinto la richiesta di una perizia psichiatrica per Vincenti.

Vincenti in udienza ha chiesto scusa, ma non perdono per l’atto che ha compiuto e che, a suo dire, non avrebbe dovuto causare quelle morti. In quell’aula, per la prima volta, lo scorso 12 gennaio, i genitori di Nino Candido hanno visto in faccia l’uomo che per sempre ha cambiato le loro vite.

I colpi al cuore per le famiglie dei vigili non sono mancati. Il pm ha chiesto per i coniugi Vincenti la condanna a 30 anni concedendo loro le attenuanti generiche. Una richiesta che ha sorpreso le parti civili e lasciato nella disperazione le famiglie già provate dal dolore, che si aspettavano la richiesta dell’ergastolo.

Ma il colpo più basso e bieco nella vicenda sono state le indiscrezioni alla presunta presenza di sostanze stupefacenti nei corpi dei vigili. Fatto che nulla a che vedere con la situazione processuale, un tentativo forse di screditare tre vigili del fuoco morti nell’adempimento del loro dovere e che lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno nel 2019, ha ricordato come vittime del lavoro.

Nell’ultima udienza la parola alla difesa, gli avvocati hanno sottolineato la mancanza di volontà dell’imputato di uccidere, evidenziando la differenza che c’ nella componente soggettiva di dolo eventuale e colpa nel reato di omicidio.

Lunedì è vicino, il giorno della verità. Mariastella, madre di Nino, col cuore carico di dolore riesce a darsi forza, perché ogni mese giorno 5 arriva sempre e, con esso, i ricordi che non torneranno più, la ferita di un figlio strappato velocemente, senza aver avuto il tempo di salutarlo.  «Vero che avete lavorato in silenzio, ma siete andati via invece, facendo più rumore dello stesso scoppio che vi ha strappati dalle nostre vite. Fra tre giorni arriverà la sentenza finale. Prego affinché ritorni la quiete e la Giustizia vi doni la meritata pace!».

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