giovedì,Maggio 2 2024

Morte Olga Cancellieri, se l’ambulanza fosse stata medicalizzata forse si sarebbe potuta salvare

Secondo quanto raccontato dalla dottoressa che l'ha soccorsa, la donna anche se incosciente ha respirato per 38 minuti

Morte Olga Cancellieri, se l’ambulanza fosse stata medicalizzata forse si sarebbe potuta salvare

Se l’ambulanza arrivata sul posto fosse stata medicalizzata, forse Olga Cancellieri si sarebbe potuta salvare. La donna, 46 anni, avvocato molto noto in città, è morta mercoledì sera a seguito di un incidente stradale avvenuto in pieno centro a Messina.

Lo scontro è avvenuto poco prima delle 21, tra via Centonze e via del Vespro, alle spalle della chiesa di Santa Caterina. La moto su cui viaggiava la professionista, un Kymco Downtown, si è scontrata con una Ducati condotta da 25enne che arrivava dalla via Centonze. Ma a far discutere in queste ore è la macchina dei soccorsi. Secondo quanto raccontato alla Gazzetta del Sud da Alessandra Finocchiaro, medico fisiatra e chirurgo pediatra in servizio all’Ortopedico di Ganzirri, che ha prestato per prima i soccorsi, l’ambulanza arrivata sul posto non era medicalizzata e per questo si è dovuto attendere una seconda, che però è arrivata quando ormai era troppo tardi.

«Quando sono arrivata – ha raccontato alla Gazzetta la dottoressa – la signora era riversa sul marciapiede che faceva ad angolo, con una pozza di sangue sotto la testa. Ho detto a chi mi stava vicino di chiamare subito il 118 perché la situazione era gravissima e mi sono sentita rispondere che la chiamata era già stata fatta. Mi sono subito assicurata che avesse aperte le vie aeree, è la cosa più importante in questi casi. Era viva, respirava ed aveva polso. Urlando, invitavo delle persone a richiamare il 118 e nel frattempo, da un palazzo limitrofo, è arrivato un collega.

Quando andava in arresto la scuotevamo, eravamo pronti al massaggio cardiaco ma lei continuava respirare, e lo ha fatto per 38 minuti. Non era cosciente, ma aveva il battito. La chiamavo, le tenevo la mano, ma non era cosciente. Anche due infermieri di sala operatoria che passavano da lì si sono fermati per mettersi a disposizione, ma dell’ambulanza nessuna notizia». L’ambulanza però tardava ad arrivare, e quando finalmente è giunta sul posto non era dotata né di un kit di intubazione, né di un collare per immobilizzare la donna.

«Abbiamo aspettato la seconda ambulanza – ha raccontato la dottoressa – ma quando è arrivata quella medicalizzata ormai era troppo tardi, la signora non aveva più il battito. Non c’era più nulla da fare. Glielo abbiamo fatto capire in tutti i modi al centralino del 118 che era un caso da codice rosso e ci hanno mandato un’ambulanza non medicalizzata, che in questi casi è uguale al nulla. Io non so se la signora sarebbe sopravvissuta – ha concluso – il trauma alla testa era importante, però penso che la dignità di una persona debba essere rispettata. Non si può far morire sull’asfalto una persona senza che arrivi un mezzo di soccorso per tentare quantomeno di provare a salvarle la vita. Non so se la  signora sarebbe morta ugualmente, ma non in questo modo. Assolutamente».

Purtroppo la storia si ripete. Come avevamo dato notizia, la stessa cosa è accaduta nei giorni scorsi a Villa San Giovanni, dove una donna è morta in attesa dell’arrivo dell’ambulanza.

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