martedì,Aprile 30 2024

Stupro Melito Porto Salvo, Antonio Verduci si difende: «La presunta vittima ha cambiato versione più volte»

La lettera di uno dei ragazzi accusati di far parte del "branco" che avrebbe stuprato una ragazzina: «Prove cancellate a pochi giorni dall'incidente probatorio. La geolocalizzazione mi scagiona»

Stupro Melito Porto Salvo, Antonio Verduci si difende: «La presunta vittima ha cambiato versione più volte»

Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata alla redazione da parte di Antonio Verduci, imputato per violenza sessuale nei confronti di una ragazza di Melito Porto Salvo. Verduci è stato condannato in Appello a 6 anni e 6 mesi di reclusione e in attesa del processo in Cassazione.

Scrivo questa lettera per rendere chiara, come è giusto che sia, la situazione processuale in cui mi trovo coinvolto. Sono sconvolto e incredulo osservando fino a che punto questa vicenda ha potuto svilupparsi, nonostante le evidenze scientifiche e processuali a supporto della mia difesa. Una premessa: l’accusa che mi è stata rivolta si basa solo sulla dichiarazione della presunta persona offesa, che in Italia ha valore di prova oggettiva, a supporto delle vittime di violenza che spesso hanno difficoltà a produrre prove della violenza stessa. Questa è cosa buona e giusta, ma può generare purtroppo anche abusi. La dichiarazione della presunta persona offesa è stata modificata e rivista dalla suddetta ben otto volte. Questo elemento dovrebbe essere già abbastanza per non ritenere attendibile una dichiarazione così delicata, dalla quale dipendono così tante vite innocenti.

Ma questo non è tutto: la presunta persona offesa, il cui interesse dovrebbe essere ovviamente quello di produrre più prove oggettive possibili a supporto delle proprie dichiarazioni, si è resa responsabile invece di una clamorosa cancellazione delle prove a pochi giorni dall’interrogatorio cruciale del processo (l’incidente probatorio), cancellando la memoria del proprio pc personale. La difesa è poi riuscita miracolosamente a recuperare alcuni elementi probatori dal computer; sono emersi solo elementi a supporto della tesi difensiva: incontri mai avvenuti (la geolocalizzazione lo prova scientificamente) e una serie interminabile di bugie.

Un altro elemento interessante: come si svolge l’incidente probatorio? I tecnici che hanno analizzato, con estremo rigore accademico, la conversazione-interrogatorio tra i due giudici e la presunta persona offesa hanno rilevato 365 domande suggestive, nocive e fuorvianti; di fatto questo significa che le risposte alle domande fatte dai giudici erano contenute e suggerite già dai giudici stessi durante quella conversazione; l’interrogata si è limitata spesso ad annuire confusamente a formule processuali che non comprendeva.

Ma torniamo alle valutazioni tecniche. La geolocalizzazione dimostra scientificamente che la mia presenza nei luoghi indicati dall’accusa non è mai compatibile con il racconto della presunta persona offesa. Stiamo parlando di strumenti tecnologici con un margine di errore inesistente o minimo e che escludono comunque completamente la possibilità della mia presenza nei luoghi indicati dall’accusa. Neanche questo sembra essere abbastanza a convincere il tribunale, almeno non fino ad ora.

Interessante è anche l’assoluzione a formula piena (e senza appello!) di due degli imputati, che – dopo aver trascorso 2 anni e 4 mesi come me in custodia cautelare in prigione tra enormi sofferenze, si sono sentiti annunciare che dopotutto la persona offesa non è sempre attendibile (credibilità frazionata) e sono stati scarcerati.

Vorrei attirare l’attenzione dell’opinione pubblica sulla gravità dei fatti di cui stiamo discutendo: da convinto sostenitore della lotta alla violenza sulle donne credo che alimentando questi equivoci si rischi di danneggiare chi realmente subisce violenze, minando la credibilità delle dichiarazioni delle vittime. In questo mi trovo confortato dalla presenza nella mia difesa di una persona che alla lotta alla violenza sulle donne ha fatto la sua missione: la dott.ssa Bruzzone, sempre schierata dalla parte delle vittime di violenza in casi simili, che invece in questo caso ha scelto di combattere al nostro fianco. Chiedo solo di prestare attenzione ai fatti e giudicare solo dopo averne preso visione;

Con ostinata fiducia nella giustizia,
Antonio Verduci

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