martedì,Aprile 30 2024

Depurazione nel reggino, l’Arma: «Dati preoccupanti»| VIDEO

Sequestrati tre impianti di depurazione ad Ardore, Stignano e Bivongi e 29 attività produttive. Sigilli anche ad una stazione di sollevamento delle acque reflue a Campo Calabro, e ad un canale collettore del comune di Sant'Agata del Bianco

Depurazione nel reggino, l’Arma: «Dati preoccupanti»| VIDEO

Passati al setaccio 48 impianti di depurazione, di cui tre sequestrati nei comuni di Ardore, Stignano e Bivongi, e 42 attività produttive 29 delle quali risultate inquinanti (cinque cementifici, quattordici autolavaggi, due autofficine, due lavanderie industriali e sei imprese agricole) e, per plurime violazioni della normativa di settore, sottoposte a sigilli. Sequestrati anche una stazione di sollevamento delle acque reflue a Campo Calabro e un canale collettore nel comune di Sant’Agata del Bianco.

Arriva, purtroppo, una conferma circa la gravità del degrado e delle illegalità diffuse anche nel Reggino dall’operazione Deep 1 che ha impegnato trecento carabinieri dell’organizzazione territoriale e per la tutela Forestale, Ambientale e Agroalimentare coadiuvati, per le attività di perlustrazione dallo squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.

I controlli hanno interessato un tratto di fascia medio-costiera di circa 220 chilometri con particolare attenzione a siti di depurazione, canali di scolo e attività produttive.

Stamane, presso il comando provinciale dei carabinieri di Reggio Calabria, sono stati illustrati i dettagli in occasione della conferenza stampa alla presenza del generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria, del colonnello Giorgio Maria Borrelli, comandante regionale Carabinieri Forestali, del colonnello Marco Guerrini, comandante provinciale di Reggio Calabria, del tenente colonnello Rocco Lupini, comandante del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale, e del tenente colonnello Gianluca Mgliozzi, comandante del Gruppo di Gioia Tauro.

Ne è emerso un quadro allarmante causato da cattiva gestione di impianti, sversamenti e allacci abusivi, smaltimenti illegali, con responsabilità amministrative e penali di amministratori pubblici e di privati. Al termine del controllo, infatti, sono state elevate sanzioni pecuniarie, per un totale di 400mila euro, mentre 51 persone deferite all’autorità giudiziaria per reati ambientali.

«Si tratta di un’operazione condotta nell’ambito di una pianificazione più ampia disposta dal comando Legione carabinieri Calabria. Un servizio a largo raggio che risponde all’antica vocazione dell’Arma di tutela dell’ambiente, arricchita dal 2017 dalla confluenza nei carabinieri del corpo forestale dello Stato, ad oggi integrato perfettamente nella nostra struttura», ha evidenziato il colonnello Marco Guerrini, comandante provinciale di Reggio Calabria.

«La prima operazione Deep nella fascia tirrenica Alto cosentino aveva già restituito un quadro inquietante in termini di reati ambientali. La recente operazione ci induce ad affermare, purtroppo, che anche nella zona di Reggio Calabria le irregolarità sono molteplici e diffuse. Il fenomeno è grave e non si concentra in poche zone. Vorremmo che l‘opinione pubblica fosse informata del nostro lavoro al fine di sollecitare una riflessione sulle conseguenze dannose che determinate condotte in violazione della legge stanno già producendo sull’ambiente, sulle acque, sulle piante, sugli animali e quindi anche sulla nostra salute», ha sottolineato il generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria.

«L’intento di questa operazione non è soltanto repressivo ma anche e soprattutto preventivo. La prevenzione si rivela, infatti, sempre più strategica in materia ambientale, data la complessità delle conseguenze di condotte illecite in termini di impatto negativo sulla salubrità dei luoghi e quindi sulla salute della cittadinanza. Il nostro intento è anche quello di richiamare l’attenzione della componente politica, sociale, associazionistica e imprenditoriale. Solo insieme potremo salvaguardare il nostro bellissimo territorio», ha spiegato il colonnello Giorgio Maria Borrelli, comandante regionale Carabinieri Forestali.

«Tre sono state le direttrici del nostro lavoro in questo intervento nella provincia di Reggio Calabria: la depurazione in senso stretto e le strutture asservite ad essa, ossia le stazioni di sollevamento di acque reflue, i canali collettori, le vasche di decantazione di fanghi, il cui corretto funzionamento è alla base di una depurazione in regola e non inquinante; il censimento di tubi e canali collettori istallati abusivamente dalle attività produttive per conferire direttamente nelle fiumare e nei torrenti; il controllo delle attività commerciali potenzialmente inquinanti delle acque, tenuti per legge ad essere munite dell’Aua, Autorizzazione Unica Ambientale», ha specificato il tenente colonnello Gianluca Migliozzi, comandante del Gruppo di Gioia Tauro.

«I nostri interventi non hanno riguardato solo l’impatto sull’ambiente della mala depurazione ma hanno colpito soprattutto la gestione di questi impianti da parte delle fantomatiche aziende legate a settori oscuri di questa regione. Sui depuratori sui quali è stato possibile intervenire direttamente, l’attività è stata portata ad un grado sufficiente, data anche la vetustà dell’impianto. Per quello che riguarda i depuratori sottoposti a sequestro in altre operazioni, non abbiamo avuto accesso, essendoci i sigilli ed essendoci in corso altre attività», ha sottolineato il tenente colonnello Rocco Lupini, comandante del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale Agroalimentare e Forestale di Reggio Calabria.

I militari dello squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria hanno, altresì eseguito perlustrazioni su corsi d’acqua, tra cui i fiumi Mesima e Petrace che sfociano sulla costa tirrenica, il torrente Caserta e la Fiumara Annunziata a Reggio Calabria, i torrenti nella piana di Gioia Tauro e nella Locride.

Fondamentale anche il supporto tecnico specializzato dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria, Arpacal, e la Stazione Zoologica Anton Dohrm. Sono stati, infatti, eseguiti complessivamente 84 campionamenti di acque di fanghi da depurazione che, già da un primo sguardo, non sono affatto incoraggianti.

«I primi dati, che non possiamo ancora mostrarvi, sono comunque preoccupanti sia in termini di microbiologia che in termini di chimica, relativi quindi a metalli pesanti. Potremo essere più precisi al termine delle analisi che abbiamo disposto e di cui cercheremo di comunicarvi gli esiti. Tutto ciò costituisce un’ulteriore conferma di quanto lavoro ci sia ancora da fare in questa regione per riportare il territorio a livelli ambientali adeguati», ha concluso il generale di Brigata Pietro Francesco Salsone, comandante della Legione Carabinieri Calabria.


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