Reggio, 27 anni fa la morte misteriosa del capitano Natale De Grazia

Scorre il tempo e il peso di una morte prematura e assurda aumenta quando verità e giustizia rimangono negate.

In questo 2022 sono 27 gli anni trascorsi dalla morte del capitano di Fregata, Natale De Grazia, appassionato di mare e natura e arguto e coraggioso inquirente. Elemento di punta del pool ecomafie della Procura di Reggio Calabria, era collaboratore del sostituto procuratore Franco Neri. Morì nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1995, in circostanze ad oggi mai pienamente chiarite. Aveva 39 anni ancora da compiere.

Anna Vespia, rimasta vedova all’età di trentasei anni, con due figli piccoli, Giovanni e Roberto, non sapeva che dopo quella sera, salutandolo prima di una missione molto delicata in Liguria, non lo avrebbe più rivisto.

Quella morte improvvisa e ancora misteriosa

Natale De Grazia era scrupolosamente impegnato nelle indagini sulle presunte navi dei veleni affondate con carichi pericolosi anche nei mari calabresi e sui presunti traffici connessi.

Quella sera, durante il viaggio verso La Spezia, a Nocera Inferiore, nel salernitano, fu colto da un malore che gli stroncò la vita. Il tutto avvenne in circostanze mai pienamente chiarite, mentre si stava recando dalla Calabria alla Liguria per attività investigative legate proprio a quelle indagini sulle Navi a perdere.

Un infarto lo avrebbe colto, nonostante la tempra forte e il vigore dell’età.

«Mio marito non si sarebbe fermato»

«Non so cosa sia successo davvero quella notte, né ormai ho più fiducia che lo saprò. So, però, che Natale non si sarebbe fermato e che qualunque cosa stesse cercando, certamente l’avrebbe trovata». È rimasta lucida in questi anni l’analisi della moglie Anna Vespia. Un’analisi anche coerente, purtroppo, con un tragico epilogo che a distanza di ventisette anni resta ancora avvolto nel mistero.

Natale De Grazia sarebbe arrivato a svelare quelle verità negate e inabissate degli affondamenti dolosi di navi con carichi sospetti sui quali stava indagando.

Le indagini sulle navi a perdere

Numerosi elementi utili a queste indagini, che in realtà intrecciano tante storie misteriose, sono contenuti nella relazione della commissione parlamentare di inchiesta sulle Attività illecite connesse al Ciclo dei Rifiuti del 2013. Tra gli atti della Commissione anche una perizia nella quale si legge che il suo decesso non avvenne per cause naturali.

La relazione contiene preziosi riferimenti alle indagini condotte dallo stesso capitano reggino, gli appunti e i resoconti della sua intensa attività investigativa, anche lontano dalla Calabria, per ricostruire quanto stava avvenendo anche nei mari calabresi. L’indagine reggina, tuttavia, venne archiviata nel 2000. Cinque anni dopo la sua morte avvenuta in circostanze mai chiarite.

Tra i documenti rinvenuti da sue perquisizioni, per esempio, anche altri appunti/ progetti preventivi relativi a navi che dovevano essere attrezzate, adattate o acquistate. Tra esse anche la motonave Jolly Rosso, spiaggiatasi in circostanze sospette ad Amantea, nel cosentino, il 14 dicembre 1990. Rinvenuto anche un appunto riferito all’affondamento presunto, ma al quale non è mai seguita alcuna attività di ricerca, della motonave maltese Rigel, che sarebbe “scomparsa”, al largo di Capo Spartivento nel reggino, il 21 settembre 1987.  

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