domenica,Maggio 5 2024

Molochio, falsificò un ordine di servizio e minacciò i suoi sottoposti: condannato maresciallo dei carabinieri

Pena sospesa e non menzione della condanna per l’ex comandante della stazione del piccolo centro preaspromontano

Molochio, falsificò un ordine di servizio e minacciò i suoi sottoposti: condannato maresciallo dei carabinieri

È stato condannato a due anni di reclusione e al pagamento delle spese processuali (pena però sospesa e non menzione della condanna secondo gli articoli 163 e 175 del Codice penale), il maresciallo Pasquale Forte, ex comandante della Stazione dei carabinieri di Molochio, imputato per i reati di falsità ideologica, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri; concussione; abuso d’ufficio e minacce ma anche di reati previsti dal codice penale militare di pace, quali: violata consegna aggravata; minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri; minaccia a inferiore continuata.

Il militare è stato anche condannato al risarcimento del danno e al pagamento delle spese processuali sostenute in favore delle due parti civili costituitesi nel processo, ossia il maresciallo Salvatore Benedetto Carrabotta, attuale comandante della Stazione carabinieri di Molochio e degli eredi di Alessandro Nicolosi, giovane carabiniere scomparso prematuramente nel 2019, all’età di 29 anni, per un male incurabile. 

La ricostruzione dei fatti

Nello specifico, Forte è stato ritenuto colpevole di aver falsificato un ordine di servizio, per l’esattezza quello del 10 febbraio 2016, relativo alle attività di pattuglia effettuate insieme al carabiniere Nicolosi. Secondo quanto ricostruito a suo tempo dalla Procura di Palmi, il maresciallo attestò falsamente di aver effettuato un controllo all’interno di una macelleria, ma alla stessa ora, la pattuglia risultava ferma nelle vicinanze di un bar, dove lo stesso si era fermato per parlare di fatti personali con l’allora sindaco facente funzioni di Molochio Francesco Miceli. Inoltre, proprio nell’ora indicata, quel giorno, la macelleria risultò essere chiusa.

La presenza di “errori” – circa gli orari e l’effettivo espletamento del servizio nei luoghi indicati – nella redazione dell’ordine di servizio, fu evidenziata proprio dal carabiniere Nicolosi, tre giorni dopo, inducendo così Forte a «distruggere, sopprimere o occultare in parte l’ordine di servizio del 10 febbraio 2016». Il giudice ha però escluso la circostanza aggravante contestata, ovvero di «aver commesso il fatto per occultare», quanto realmente fatto durante il turno di servizio.

L’ex comandante della Stazione carabinieri di Molochio è stato ritenuto colpevole anche per il reato di minaccia a inferiore continuata, in quanto approfittando della sua posizione di superiorità in grado, «in più riprese e occasioni, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, minacciava un ingiusto danno agli inferiori in grado Alessandro Nicolosi e Salvatore Benedetto Carrabotta, alle sue dirette dipendenze, nel suo ultimo giorno di servizio alla Stazione di Molochio prima dell’impiego provvisorio alla Stazione carabinieri di Palmi, prospettando loro che li avrebbe rovinati, qualora avesse appreso che qualcuno di loro aveva relazionato contro di lui e determinato, di conseguenza, il suo trasferimento».

I reati per i quali è stato assolto

Il maresciallo Forte è stato però assolto, «perché i fatti non sussistono», dalle accuse di: aver «confezionato un atto pubblico materialmente e ideologicamente falso», nove giorni dopo, correggendo gli orari dei controlli, per renderli compatibili con i rilievi del collega; violata consegna aggravata, per non aver rispettato le direttive impartite dalla Compagnia carabinieri di Taurianova, ossia quelle di «sincerarsi dell’eventuale presenza all’interno del Comune dell’allora sindaco sospeso Beniamino Alessio»; aver minacciato il carabiniere Nicolosi, allora in ferma quadriennale, del «mancato passaggio in servizio permanente», facendogli promettere di «non redigere una propria relazione di servizio in merito a quanto accertato in data 18 febbraio 2016, circa la presenza del sindaco Alessio nella casa comunale di Molochio e di firmare a proprio nome una relazione di servizio redatta dallo stesso maresciallo Forte, nella quale venivano omessi i numerosi particolari afferenti i fatti accertati» quel giorno, al fine di «favorire il sindaco sospeso Alessio, legato a Forte da rapporti di amicizia, occultandone l’indebita presenza negli uffici comunali»; minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, nello specifico nei confronti del carabiniere Nicolosi, «prospettandogli conseguenze negative circa la sua eventuale rafferma, per costringerlo a relazionare circa il controllo effettuato il 18 febbraio 2016 al municipio, nel corso del quale era stata contestata la presenza del sindaco sospeso Alessio, all’interno dell’ufficio Tributi».

Gli altri reati dai quali è stato assolto sono: abuso d’ufficio, per aver procurato a un cittadino «un ingiusto danno», consistito nella notifica di un invito a presentarsi alla stazione carabinieri di Molochio, «per poi discutere con l’uomo di questioni meramente personali, così intenzionalmente procurando alla vittima l’umiliante costrizione di presentarsi in caserma senza una giustificazione»; minaccia allo stesso cittadino che «gli avrebbe fatto passare tanti guai, anche se poi sarebbe stato assolto»; minaccia a inferiore per costringerlo a fare un atto contrario ai propri doveri, nello specifico a un appuntato che «in più riprese e occasioni veniva minacciato prospettandogli un ipotetico trasferimento per incompatibilità ambientale, per costringerlo a elevare contravvenzioni al Codice della strada, anche in assenza di presupposti» a un consigliere di minoranza e a un collaboratore scolastico, «che aveva riportato delle voci sul malcontento in paese circa la partecipazione della moglie di Forte al concorso, bandito dal comune di Molochio, per l’assunzione di un agente di Polizia municipale»; minaccia a inferiore continuata, per aver minacciato un appuntato scelto «all’atto del rilascio dell’autorizzazione concessagli per fruire del beneficio della legge 104/92, prospettandogli che avrebbe scritto per fargli revocare tali permessi, nel caso in cui avesse creato problemi per l’organizzazione del servizio» e per aver minacciato un appuntato «prospettandogli in più circostanze che gli avrebbe abbassato la valutazione caratteristica, se non si fosse attenuto scrupolosamente alle sue disposizioni o se avesse continuato a frequentare o assecondare il maresciallo Carrabotta e l’appuntato scelto».

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