domenica,Aprile 28 2024

Reggio, i volontari pregano per il piccolo non sopravvissuto al mare: «Siamo tutti migranti»

La veglia ha avuto luogo davanti all’obitorio del Grande ospedale metropolitano. Accesa una candela in segno di speranza

Reggio, i volontari pregano per il piccolo non sopravvissuto al mare: «Siamo tutti migranti»

«Dio di misericordia, Ti preghiamo per tutti gli uomini, le donne e i bambini che sono morti dopo aver lasciato le loro terre in cerca di una vita migliore. Benché molte delle loro tombe non abbiano nome, da Te ognuno è conosciuto, amato e prediletto».

È il Dio cristiano che nella sua misericordia accoglie tutti, senza distinzioni, che nessuno esclude dall’amore. Per questo un gruppo di volontari del coordinamento sbarchi ha voluto affidargli anche il piccolo che ieri ha toccato la terraferma senza vita a Reggio Calabria.

Tante voci e una candela accesa

I volontari hanno voluto pregare ieri sera davanti all’obitorio del Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria dove riposa il corpicino del bambino di 4 anni che, durante la traversata, in mare ha perso la vita al largo di Lampedusa.

«Siamo un’unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te, che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio». Così hanno pregato i volontari che hanno acceso una candela in segno di speranza.

Il piccolo viaggiava con la madre dall’Africa subsahariana. Una madre che in queste ore sta conoscendo un dolore senza consolazione.

Tanti bambini sbarcati e sopravvissuti

«È scesa in lacrime dalla nave Dattilo la giovane madre del piccolo, sentita a lungo dal magistrato. È scesa poco prima che la nave, dalla quale erano scese oltre 500 migranti, lasciasse il porto di Reggio Calabria. Adesso si trova in casa di accoglienza». Così raccontano i volontari che hanno reso servizio al porto anche ieri mattina dove tanti sono stati i bimbi sbarcati. Bambini che hanno corso lo stesso rischio ma per i quali quella traversata piena di incognite e pericoli non è stata fatale ma preludio dell’inizio di una vita nuova.

La veglia è stata scandita dalla lettura di alcuni brani. Un’accoglienza dolorosa che i volontari hanno voluto sciogliere in una sorta di canto, iniziato come un urlo poi sublimato in preghiera.

Urla il mare…

«Urla il mare in tempesta. Urlano, tra le onde, bimbi, ragazzi, donne, uomini, travolti e ormai sommersi dalla morte. Questo nostro mare, tanto bello e tanto caro, sa farsi killer senza pietà. Sono decine di anni che puntualmente di fronte a tragedie del mare sentiamo ripetere: bisogna intervenire nei loro paesi, coinvolgere l’Europa, lottare contro i trafficanti di uomini. intanto, passano gli anni, cambiano stagioni e governi, e le persone violentate nella loro dignità, vengono abbandonati a sé stessi, al freddo, al gelo, al caldo asfissiante, e si continuano a raccogliere cadaveri. E intanto con il capo chino, la tristezza nel cuore, pensiamo a quelle salme adagiate in fondo a mare, come è successo ai bimbi che nella traversata di ieri hanno perso la vita. E diciamo loro riposate in pace».

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