Locri, 19 anni fa l’omicidio di Massimiliano Carbone. La mamma: «Continuo a chiedere gustizia»

«Come si vive dopo 19 anni? Si vive nell’assenza e nella rabbia». Era il 17 settembre 2004 quando a Locri venne ferito a morte sotto casa Massimiliano Carbone, imprenditore 30enne, al ritorno da una partita di calcetto sotto gli occhi del fratello minore. Ricoverato in ospedale, morì dopo 7 giorni di agonia. Aveva avuto una relazione con una donna sposata, da cui nacque un bambino, oggi 24enne. Il caso venne archiviato dalla Procura nell’ottobre 2007 per mancanza di indizi e quel delitto oggi rimane ancora senza un colpevole. Ma non per mamma Liliana, maestra elementare in pensione diventata un punto di riferimento della lotta alla mafia, che chiede verità, affinchè venga dato un nome e un volto all’assassino di suo figlio.

«Vorrei che questo tempo di 19 anni senza giustizia fosse scandalo. Non per me, ma per il benessere esistenziale di Alessandro figlio di Massimiliano, che ha il diritto di sapere chi ha ucciso suo padre – spiega Liliana – Si vive male, vorrei che il dolore della famiglia passasse tutto a me per una più paziente sopportazione». La donna parla di indagini lacunose: «Il caso è stato trattato con superficialità – ammette – Nessun rilievo fu effettuato dai RIS e la perizia balistica venne eseguita solo 22 mesi dopo. I miserabili che mi devono dare la verità non sono solo i malacarne o i detenuti o i pietosi, sono quelli che per lavoro devono fare indagini». Adesso, 19 anni dopo, Liliana però non ci crede più: «Non ci credo più perché nessuno parla – conclude – Ho visto tante brutture in questi 19 anni. Non spero né voglio compassione, mi aspetto indignazione. Come dice don Luigi Ciotti: ci si arrabbia per quello che si ama».

Le iniziative

Oggi pomeriggio alle 18:30 nella cattedrale di Locri è previsto un momento di preghiera in memoria di Carbone durante la santa messa, mentre a ottobre è in programma un memorial organizzato dall’Inter Club di Locri.