domenica,Aprile 28 2024

Violenza sessuale a un uomo: primo caso a Reggio e non c’è un Codice Rosso che lo tuteli

L’episodio segnalato dal Centro Antiviolenza Margherita che ha preso in carico l’uomo vittima di abusi sessuali

Violenza sessuale a un uomo: primo caso a Reggio e non c’è un Codice Rosso che lo tuteli

Ha provato più volte a sporgere denuncia ma è stato deriso dalle stesse forze dell’ordine e, solo la terza volta, accompagnato da un legale e con la prova oggettiva delle registrazioni e del video del rapporto sessuale, è riuscito a farsi prendere sul serio. È quanto capitato a un giovane uomo della provincia reggina che è stato preso in carico in questi giorni dal Centro Antiviolenza Margherita.

Il caso

Si tratta di un giovane professionista che «ha subito violenza fisica e psicologica all’interno del contesto lavorativo» spiega la psicologa Tiziana Iaria, presidente del centro. «È il primo caso a Reggio, di regola, infatti abbiamo a che fare con gli “offender”, facciamo anche il corso per “maltrattanti” – prosegue la Iaria – ma questa è la prima vittima maschile che prendiamo in carico nel reggino. Siamo riusciti a fornirgli una sistemazione in uno degli alloggi nel centro, ovviamente indipendente rispetto a quello dove sono ospitate le vittime femminili, e gli stiamo fornendo il necessario supporto psicologico, attivandoci anche per trovargli un’occupazione».

La violenza e il ricatto

«L’uomo è stato costretto ad avere un rapporto sessuale con la propria datrice di lavoro, tramite il ricatto, del tipo, “se non vieni a letto con me ti denuncio perché mi hai violentato”» prosegue la presidente del centro. Alla fine, dopo mesi di stalking, mobbing, minacce, non ce l’ha fatta più e ha denunciato, procurandosi le prove, registrando i colloqui e anche il rapporto vero e proprio.

«È stato deriso e umiliato, persino dalle stesse forze dell’ordine e adesso si trova ancora sotto shock. È traumatizzato perché la violenza, uomo o donna che sia, è sempre violenza» continua la Iaria.

Non si denuncia per vergogna

«Siamo riusciti a trovargli un lavoro in un’azienda di Milano che si occupa di informatica» conferma la psicologa. Al momento, pur essendo libero di muoversi, è monitorato per ordine del giudice e quindi lavorerà in smart working. «Per ovvi motivi, non può tornare alla precedente occupazione né vuole tornare a vivere nel proprio territorio perché ha vergogna».

Proprio a causa della vergogna, questo potrebbe non essere, purtroppo, l’unico caso, portando così a sottovalutare un fenomeno più diffuso di quanto si immagini. «Sinora abbiamo ricevuto solo qualche segnalazione e mai vere e proprie denunce ma il mio timore – conferma la Iaria – è che la donna stia iniziando a rivestire il ruolo dell’uomo come carnefice e non come vittima ed è una cosa molto brutta da pensare».

Non c’è un Codice Rosso per gli uomini

Peraltro, si assiste ad una mancanza di tutela nei confronti di una vittima maschile di violenza. «Lo Stato non ha previsto un Codice Rosso per gli uomini, perché si parte dall’idea che è l’uomo il violentatore, l’aggressore, ma da qui a qualche anno se emergeranno altri casi – conclude la presidente del centro Margherita – avremo bisogno di una legge anche per gli uomini. La nostra Costituzione, infatti, non accetta discriminazioni e questa è discriminazione».

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